EuroCaffè – Un conto è scontrarsi sul rettangolo verde, un altro è darsi battaglia e morire per l’indipendenza. È quello che successe a Orewin Bridge, nel lontano 1282. Da allora, in un certo senso, il Galles gioca per il pareggio.
UN REGNO, QUATTRO SQUADRE – Domani ad affrontarsi a Euro2016 saranno due Nazionali appartenenti a uno stesso Stato, ovvero Galles e Inghilterra. Il fatto che il Regno Unito non abbia un’unica squadra, ma quattro corrispondenti a ciascuna delle sue Nazioni costitutive (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord) è sempre stato un aspetto curioso, le cui motivazioni vanno ricercate nelle decisioni prese nel XIX secolo, agli albori del calcio. A quel tempo la prima associazione calcistica a formarsi fu la Football Association (FA), costituita nel 1863 da undici squadre londinesi. Nei suoi primi e convulsi anni, l’autorità dell’associazione era molto debole e non ancora riconosciuta a livello nazionale. Sfruttando questa debolezza, le squadre del Galles decisero di istituire la propria associazione autonoma, come tre anni prima avevano già fatto sette squadre scozzesi di Glasgow, e nel 1876 fondarono la Football Association of Wales, creando in questo modo una propria squadra nazionale. Dietro a questa scelta c’era soprattutto la volontà di marcare autonomia e differenza dagli Inglesi, da cui i gallesi sono divisi da etnia e tradizioni storiche, linguistiche e culturali.
Gareth Bale e Ryan Giggs, i due più celebri calciatori gallesi, qui nel 2012
CYMRU – Gli abitanti del Galles, infatti, discendono dai Britanni, la popolazione celtica che abitava l’Inghilterra al tempo delle invasioni dei Romani. Quando nl 408 d.C. Roma dovette abbandonare l’isola, i Britanni tornarono a controllare la loro terra, ma furono costretti ben presto a difendersi dalla nuova minaccia portata dai popoli Anglo-Sassoni, provenienti dalla Germania settentrionale e dallo Jutland. I Britanni, che gli invasori chiamavano generalmente Walhaz (ovvero stranieri, termine da cui deriva il nome inglese Wales e l’italiano Galles) lottarono valorosamente contro i nuovi venuti, infliggendo loro pesanti sconfitte che andarono a costituire la base delle leggendarie gesta di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Nonostante l’accanita resistenza, i Britanni dovettero tuttavia cedere sempre più terreno, fino a quando furono costretti rifugiarsi in Cornovaglia e in quello che è l’attuale Galles. La sconfitta non contribuì molto a rafforzare l’unità politica delle popolazioni celtiche: infatti, anche se iniziò a diffondersi il nome di Cymru (Galles in lingua gallese), esso restò confinato soprattutto all’uso poetico, mentre la regione rimase divisa in una serie di piccoli regni, spesso in lotta tra di loro.
L’ULTIMO RE – La tregua tra Celti ed Anglo-Sassoni si ruppe nell’XI secolo, quando i Normanni, già padroni dell’Inghilterra dopo la vittoriosa battaglia di Hastings (1066), iniziarono a espandersi anche nel Galles. Questa volta i Gallesi opposero una feroce resistenza, guidata soprattutto dai monarchi del settentrionale Regno di Gwynedd, e riuscirono a imporre umilianti ritirate alle armate inglesi. Forti dei loro successi, i sovrani di Gwynedd rafforzarono la loro supremazia sugli altri leader gallesi e iniziarono a proclamarsi re o (più spesso) principi del Galles. Nonostante l’accanita difesa, lo scontro era sempre più impari e i Gallesi dovettero arrendersi di fronte all’avanzata del re inglese Edoardo I. L’ultima resistenza venne offerta dal principe Llywelyn ap Gruffudd (1223-1282), conosciuto come Llywelyn l’Ultimo. Dopo una vita spesa in combattimenti, anche il risoluto Principe tuttavia dovette soccombere, cadendo nel 1282 nei pressi di Cilmeri durante la battaglia di Orewin Bridge. La sua morte segnò la fine dell’indipendenza del Galles, e il titolo di Principe del Galles passò al figlio di Edoardo, futuro Edoardo II, e da allora rimase appannaggio di tutti gli eredi al trono inglese. Anche se sconfitti, i Gallesi non rinunciarono tuttavia alla loro libertà, e nei secoli seguenti scatenarono una serie di rivolte contro il dominatore inglese, tutte sanguinosamente sedate.
Il monumento di Cilmeri, a poca distanza dal luogo in cui fu ucciso Llywelyn
LA DEVOLUTION – Dal XVI secolo in poi, il Galles si è trasformato in una povera, ma leale provincia inglese, per poi diventare uno dei principali motori della rivoluzione industriale, soprattutto grazie alle sue abbondanti riserve di carbone. La lunga permanenza sotto il controllo inglese non indebolì il retaggio storico e culturale gallese che però, al contrario di quello che stava avvenendo in Scozia e soprattutto in Irlanda, non si trasformò in rivendicazioni politiche. I Gallesi infatti, legati per caratteristiche sociali ed economiche al partito laburista inglese, si sono solitamente mostrati contrari a ottenere l’indipendenza o anche solo una maggiore autonomia. Il partito indipendentista gallese, il Plaid Cymru, nacque nel 1925, ma non ha mai svolto un ruolo importante nella vita politica né del Galles, né del Regno Unito. Quando, nel 1979, il Governo inglese del laburista James Callaghan decise di indire un referendum sulla sua proposta di creare un’Assemblea nazionale per scozzesi e gallesi, la proposta vinse in Scozia, mentre in Galles venne respinta dal 79,7% dei voti. Nel 1997 il Governo di Tony Blair ripropose il voto referendario sulla questione della devolution e della creazione di Assemblee autonome sia in Galles che in Scozia. In Scozia la proposta venne approvata a larga maggioranza, mentre in Galles i “sì” vinsero solo per il 50,3%. Inoltre, al contrario di quella scozzese, l’Assemblea gallese nacque con poteri ridotti, e solo nel 2006, con il Government of Wales Act, Londra la dotò di maggiori poteri, oltre a creare un organo esecutivo distinto e autonomo, ovvero il Governo del Galles.
Le bandiere europea, britannica e gallese di fronte al Municipio di Galles
BREXIT? FORSE – In base a tale legge l’Assemblea gallese acquisisce competenza legislativa su venti ampi settori, tra i quali possiamo annoverare agricoltura e pesca, educazione e preservazione delle tradizioni, salvaguardia dell’ambiente, sistema sanitario, trasporti e infrastrutture. Lo scarso interesse nutrito dagli abitanti del Galles per l’indipendenza è reso ancora più marcato dal paragone con la Scozia, dove meno di due anni fa si è tenuto un voto per decidere la secessione o meno del Paese dal Regno Unito, che si è risolto in una risicata vittoria del “no”, peraltro ottenuta anche grazie a un importante allargamento dei poteri di Parlamento e Governo di Edimburgo. Infine, in vista del decisivo voto del prossimo 23 giugno, in cui i cittadini del Regno Unito saranno chiamati a pronunciarsi sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Unione Europea, il Galles ha mantenuto un profilo di secondo piano e sembra generalmente appoggiare l’opzione del “leave”, ancora una volta in contrapposizione alla Scozia, dove invece la maggioranza si esprime per mantenere il regno nell’UE.
ALTRI CAMPI, ALTRE STORIE – In definitiva il Galles, nonostante il suo passato di resistenza violenta e le differenze culturali e linguistiche, è una regione politicamente vicina a Westminster, con scarsi desideri di autonomia, per non dire di indipendenza. L’antica rivalità con gli inglesi, lungi dal costituire un motivo di scontro tra Cardiff e Londra, ormai si manifesta solamente sui campi di rugby e di calcio. Per quanto riguarda la partita, gli inglesi sono dati per favoriti, anche perché vogliono lavare l’onta dell’umiliazione subita a settembre a Twickenham, quando i calci di Dan Biggar spinsero la Nazionale delle Tre rose fuori dal mondiale casalingo di rugby.
Umberto Guzzardi
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Ecco che cosa proprio non è andato giù agli inglesi ultimamente…
[/box]