L’isola di Cuba, pivot delle Americhe nel Mar dei Caraibi e futuro snodo commerciale, dopo il disgelo con Washington è pronta ad accogliere nuovi investitori. Cina e Giappone mandano i rispettivi Primi Ministri, Li Keqiang e Shinzo Abe, in una storica missione sull’isola
CARTOLINE DA CUBA – L’isola di Cuba richiama alla mente immagini di spiagge assolate bagnate da acque cristalline, vecchie auto d’epoca dai colori vivaci, grossi sigari e cocktail a base di rum in sale da ballo animate da musica jazz. Nel repertorio delle immagini collettive Cuba rappresenta, inoltre, l’isola della rivoluzione castrista che nel 1959 mise in fuga il generale Fulgencio Batista. L’isola di Fidel Castro – líder máximo oggi 90enne – simbolo della sfida socialista al capitalismo internazionale, di resistenza all’ embargo imposto da Washington e al tentativo dell’amministrazione Kennedy di ristabilire la “normalità” con la forza nella Baia dei Porci. Il ricordo di Cuba si associa ,anche, ad uno dei momenti più caldi della guerra fredda in cui il mondo bipolare di allora rimase per tredici giorni in sospeso sull’orlo di un Armageddon nucleare. Solo l’accordo tra le superpotenze impedì allora che Cuba si trasformasse nel cimitero dell’immaginario collettivo. Nel nuovo millennio, le immagini dei prigionieri in tuta arancione della base di Guantanamo, sottoposti a trattamenti umilianti, ci hanno mostrato il lato oscuro della democrazia statunitense. Più di recente, tuttavia, provengono da Cuba immagini di speranza e apertura che rimarranno impresse nella storia: quelle della stretta di mano tra Raul Castro e Barack Obama in occasione della Cumbre del Las Americas nell’aprile del 2015 o quelle della visita del Presidente statunitense che – famiglia al seguito – passeggia per le strade dell’Avana nella primavera di quest’anno. La storia non è tuttavia finita. Lo scorso mese di settembre, a margine dell’annuale riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Cina e Giappone hanno inviato i rispetti Primi Ministri, Li Keqiang e Shinzo Abe, a incontrare Raul Castro – dal 2008 alla guida del Paese – per discutere di numerose opportunità di scambio. Le due visite, a breve distanza l’una dall’altra, ed entrambe a livello di Primi Ministri rappresentano un primato storico tanto per Tokyo quanto per Pechino. Per entrambi i Paesi si tratta infatti della prima visita sull’isola di un loro Primo Ministro in carica. Il rango dell’ospite e l’ufficialità delle visite sono indicativi dell’importanza che entrambe le parti hanno attribuito ai rapporti con Cuba mentre la tempistica degli incontri testimonia l’esistenza di un serrato corteggiamento e di una stretta competizione in atto tra i pretendenti per conquistare posizioni di favore. Cuba si inserisce così tra le scelte strategiche della politica estera dei due Paesi asiatici, entrambi alla ricerca di un posto al sole nel Mar dei Caraibi, particolarmente attenti al potenziale di sviluppo del mercato cubano ed al ruolo centrale che l’isola potrebbe ricoprire nei prossimi anni come snodo commerciale e meta ambita del turismo internazionale.
Fig. 1 – Stretta di mano tra Barack Obama e Raul Castro durante la storica visita del Presidente americano a Cuba nel marzo scorso
L’IMPORTANZA DI ESSERE CUBA – L’isola di Cuba, la più grande dell’arcipelago caraibico, si estende su una superficie terrestre di meno di 110mila km quadrati. A termine di paragone la superficie terrestre della penisola italiana è di circa 301mila km quadrati. Situata tra l’Atlantico del Nord e il Mar dei Caraibi, a poche miglia nautiche dalla penisola della Florida e dalla penisola messicana dello Yucatan, l’isola di Cuba si trova all’ingresso del Golfo del Messico lungo le rotte marittime che collegano, attraverso il Canale di Panama, importanti scali commerciali con i mercati asiatici. L’allargamento delle chiuse del canale di Panama al fine di permettere il transito di navi porta container di maggior tonnellaggio (oltre i 22,000 TEU) e la possibile apertura di un passaggio alternativo attraverso il Nicaragua ad opera del gruppo di investimenti cinese HKND lasciano intravedere la possibilità che l’area caraibica diventi nel prossimo decennio uno degli snodi commerciali più trafficati del mondo. Non è pertanto difficile ipotizzare che Cuba si candidi a rivestire un ruolo di pivot tra le Americhe, l’Oceano Atlantico e Pacifico. Intanto gli investitori asiatici hanno salutato con favore gli incentivi fiscali offerti dalla zona economica speciale di Mariel, a pochi chilometri dall’Avana, analogamente a quanto in passato aveva proposto la Cina di Deng Xiaoping che, negli anni delle prime aperture dell’economia cinese, aveva istituito a Shenzhen la prima zona economica esclusiva per attirare capitali stranieri e favorire così il decollo economico del Dragone. L’ingresso di capitali stranieri per l’ammodernamento delle infrastrutture potrebbero accompagnare il processo di transizione dell’economia cubana verso una maggiore efficienza, mettere un freno al fenomeno dell’emigrazione valorizzando sul territorio il potenziale del capitale umano cubano, e imprimere così nuovo dinamismo all’economia dell’isola alleviando il malessere delle fasce più deboli della società. La Cina e Cuba vantano una lunga tradizione di amicizia e un solido legame commerciale. La Cina è, dopo il Venezuela, il secondo partner commerciale cubano. Al contrario, i rapporti bilaterali tra Tokyo e l’Avana muovono solo adesso i primi passi e, sotto questo profilo, la visita del Primo Ministro Shinzo Abe sull’isola dal 22 al 24 settembre segna un importante traguardo. Il Premier giapponese, si è mostrato disposto a tagliare di 3/4 il debito cubano, a offrire un miliardo di yen in aiuti allo sviluppo e per la fornitura di materiale medico, e ad aprire un’agenzia per facilitare la cooperazione internazionale tra i due Paesi. In una nota sull’incontro tra Abe e Castro, il Ministero degli Esteri giapponese rende manifesta l’intenzione del Governo giapponese di ampliare gli ambiti di cooperazione per includere progetti di scambio culturale e favorire una migliore mutua conoscenza tra il popolo giapponese e cubano proponendo la diffusione di contenuti televisivi e l’apertura di una tratta aerea Tokyo-L’Avana. I due leader si sono soffermati su tematiche riguardanti la comunità internazionale quali, ad esempio, la riforma del Consiglio di sicurezza ONU, il disarmo, la non proliferazione nucleare e la situazione della Corea del Nord, senza però produrre dichiarazioni di rilievo. Infine, sulla scia della “diplomazia del baseball” di Obama e in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo del 2020, il Governo giapponese, ha espresso l’auspicio di accelerare la cooperazione in ambito sportivo con particolare attenzione alla pratica del baseball. Quest’ultimo infatti, tornerà, in occasione di Tokyo 2020, ad essere disciplina olimpica. Ancora una volta, lo sport e i suoi valori universali si dimostrano strumenti efficaci nell’apertura di canali diplomatici di dialogo.
Fig. 2 – Conferenza stampa del Premier giapponese Shinzo Abe durante la sua visita all’Avana, settembre 2016
Mentre il Premier giapponese lasciava Cuba, nel pomeriggio del 24 settembre atterrava sull’isola il Primo Ministro cinese, Li Keqiang, che si è fermato nell’isola nei quattro giorni successivi. Si tratta della prima visita di un Primo Ministro cinese in 54 anni di relazioni diplomatiche tra il più grande e il più piccolo Paese comunista al mondo. Mentre le tensioni continuano ad accumularsi nei mari intorno alla Cina, la visita di Li nell’isola regina dei Caraibi manda un forte segnale dell’intenzione cinese a non lasciarsi contenere entro le acque del Pacifico e, al contrario, proiettare e difendere i propri interessi e investimenti commerciali in America Latina anche, ma non solo, dal pivot caraibico. Attraverso l’agenzia di stampa nazionale Xinhua, il Governo cinese ha reso noto che presto un nuovo modello di autobus elettrico di marca cinese farà il suo debutto per le strade dell’Avana. La Cina, come rende noto a sua volta la Granma – voce ufficiale del partito comunista cubano (PCC) – si conferma disposta a condividere con il mercato cubano la propria tecnologia e know how in materia di management nella produzione di macchinari per l’agricoltura. Come dimostra la partecipazione di un folto numero di imprese cinesi alla fiera commerciale dell’Avana conclusasi il 4 novembre scorso, i settori commerciali di cooperazione tra i due Paesi sono in crescita costante. Dalla fornitura di elettrodomestici – tra questi decoder, televisori e impianti di ventilazione – ai macchinari per l’industria manifatturiera, tessile e automobilistica, risulta evidente che le imprese cinesi godono sull’isola di una posizione privilegiata. In cambio, Cuba si è offerta di accogliere nelle proprie strutture ospedaliere cittadini cinesi bisognosi di cure mediche e di inviare unità del proprio personale medico a prestare servizio in Cina.
Fig. 3 – Incontro tra Li Keqiang e Fidel Castro, settembre 2016
IL LINGUAGGIO DEGLI AFFARI – Merita sin da subito sottolineare come in diversi ambiti gli interessi commerciali cinesi e giapponesi per l’isola di Cuba si trovino in diretta competizione. Pechino, tuttavia, sembra godere di una posizione di vantaggio e dimostra di essere alcuni passi avanti rispetto a Tokyo e Washington. Lo dimostrerebbe, oltre le ultime intese commerciali, l’accoglienza simbolica di due navi della Marina militare cinese nel porto dell’Avana nel novembre del 2015 e l’apertura del collegamento aereo Pechino-L’Avana nel dicembre dello stesso anno. Sembra tuttavia chiaro dalle ultime visite che né la Cina né il Giappone vogliono lasciarsi sfuggire l’occasione di stabilire una presenza sull’isola e un legame solido con Cuba in vista di un consistente aumento del peso geopolitico dell’arcipelago caraibico. Il Giappone, in particolare, teme che l’espansione della sfera di “mutua prosperità” cinese e le tensioni accumulatesi nelle acque del Pacifico possano chiudere le porte alle merci giapponesi. A Cuba, l’iniezione di nuovo capitale si inserisce nel percorso di graduale riforma intrapreso da Raul Castro e potrebbe, nel clima attuale, imprimere un’accelerazione nel processo di transizione aprendo così nuovi margini di manovra per il settore privato. Si tratta di primi passi positivi verso un percorso di riforma complesso, nel quale un ruolo importante verrà svolto dalla politica monetaria e dalla volontà di includere la popolazione nel processo decisionale e nella formazione della classe dirigente del futuro. Sarà interessante osservare l’influenza della competizione tra monete internazionali – yuan, dollaro e yen – sulla gestione della politica monetaria cubana per comprendere sin dove Pechino e l’Avana vorranno portare la loro relazione. La moneta ricoprirà un ruolo maggiore nella misura in cui aumenteranno gli investimenti stranieri e – come è molto probabile – il numero di turisti asiatici alla ricerca di una meta esotica.
Fig. 4 – Un turista cinese cerca qualche occasione in una libreria dell’Avana
In occasione dell’ultima visita di Li Keqiang all’Avana, i cubani hanno elogiato l’esperienza di sviluppo dell’economia cinese. E’ pertanto probabile che Cuba propenda verso un modello di crescita di tipo cinese in cui il partito comunista mantenga il ruolo guida nell’ adottare misure di liberalizzazione degli scambi e di apertura della società. Cina e Cuba hanno importanti interessi commerciali in comune ed è dunque probabile che tra i due Paesi si vada consolidando una collaborazione sempre più stretta anche in ambiti meno pubblicizzati. Dal punto di vista militare, Cuba rappresenta per i cinesi il vantaggio non trascurabile di stabilire un avamposto oltre la linea di contenimento nippo-americana nell’Oceano Pacifico. Non è tuttavia certo che, senza l’attuale livello di censura, il modello di crescita economica e di gestione del potere cinese si adatti perfettamente a Cuba. Il settore delle telecomunicazioni – Internet in particolare – svolgerà un ruolo chiave nella transizione del potere ed è per questo che Stati Uniti, Giappone e Cina fanno a gara per catturare l’immaginario e il consenso dell’opinione pubblica cubana. In conclusione, è certo che il miglioramento delle relazioni tra Stati Uniti ha favorito un clima di distensione nei mari caraibici, propiziato importanti visite storiche all’Avana e aperto nuove e molteplici opportunità di sviluppo dell’economia cubana. Potrebbe apparire, tuttavia, affrettato concludere che la transazione cubana verso un modello economico più aperto possa risolversi in favore di Washington o del suo alleato giapponese. Nonostante il clima di riconciliazione, in molti a Cuba guardano ancora con sospetto il capitale finanziario occidentale per timore che possa corrompere il carattere e l’identità dell’isola. Anche sotto quest’ultimo profilo, Pechino vanta una reputazione migliore rispetto ai gringos. Dopo tutto all’Avana, il cinese – non l’americano né il giapponese – ha maggiori probabilità di diventare il linguaggio degli affari.
Giorgio Grosso
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Per chi fosse interessato ad approfondire il tema della transizione cubana si raccomanda la visione su Youtube dei tre episodi di breve durata (in lingua inglese) della serie dal titolo The Crossroads: Cuba del Global Economic Dynamics (GED) Project, liberamente accessibili a questo link.[/box]
Foto di copertina di Leshaines123 Rilasciata su Flickr con licenza