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Elezioni in Moldavia: una svolta a Est?

In 3 sorsi – Con il 52% dei voti alle elezioni del 13 novembre scorso, Igor Dodon, candidato del Partito Socialista, è stato eletto nuovo Presidente della Moldavia. Le dichiarazioni di Dodon sono decisamente filo-russe ma è incerto se alle parole seguiranno i fatti

1. LE ELEZIONI  In Moldavia, alle elezioni per il Presidente della Repubblica del 13 novembre scorso, il candidato filo-russo Igor Dodon, esponente di spicco del Partito Socialista, ha battuto con il 52% dei voti Maia Sandu del Partito Azione e Solidarietà, partito liberale e con posizioni filo-occidentali. Il ballottaggio si è reso necessario perché al primo turno nessuno dei ben nove candidati aveva superato il 50% delle preferenze. Queste sono le prime elezioni dirette del Presidente della Repubblica dal 1996, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del marzo scorso che dichiarava incostituzionale l’elezione del Presidente da parte del Parlamento. Il Paese risulta essere composto da una maggioranza di lingua rumena, circa il 75% della popolazione, e da una minoranza russa.

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Fig. 1 – Igor Dodon, nuovo Presidente della Moldavia

Dodon, 41 anni, ha promesso in campagna elettorale di stracciare l’accordo di associazione con l’Unione Europea per entrare nell’Unione doganale euroasiatica di cui fanno parte Russia, Bielorussia e Kazakistan. Dodon si è inoltre impegnato per favorire la cancellazione delle sanzioni che Putin aveva imposto al Paese, subito dopo la firma dell’accordo con l’Unione Europea nel 2014, sanzioni che avevano particolarmente colpito il settore agricolo.
La Moldavia è il Paese più povero d’Europa, con una forte corruzione ed enormi lacune nel rispetto dei diritti umani. Di recente, il Paese è stato travolto da un enorme scandalo: è infatti emerso che i principali partiti politici si sono intascati ben un miliardo di dollari, prelevandoli dai tre principali istituti bancari. Questa cifra corrisponde a circa 1/7 del PIL della Moldavia e, a seguito della scoperta della “rapina del secolo”, ben 100.000 persone (in un Paese di neanche 3 milioni di abitanti che vive mediamente con circa 5 euro al giorno) si sono radunate in piazza Marea Adunare Naţională per protestare contro la corrotta classe politica. In relazione a questo scandalo, l’ex Primo ministro Vlad Filat, liberale ed europeista, è stato arrestato nel 2015 in Parlamento con l’accusa di essere stato corrotto da uomini d’affari implicati nello scandalo. A causa del periodo di forti turbolenze politiche, molti personaggi si sono succeduti nella carica di Primo Ministro. Anche la nomina dell’attuale Premier Pavel Filip, membro del Partito Democratico della Moldavia e anche lui convinto europeista, è stata accolta da proteste in piazza arrivate addirittura all’interno del Parlamento: Filip ha infatti stretti legami di partito e di affari con Vladimir Plahotniuc, controverso e potente oligarca, accusato di corruzione e persino di tratta di donne a fini sessuali. Nel frattempo, le manifestazioni sono continuate per tutto il 2016 e alle proteste durante il giorno dell’Indipendenza, il 27 agosto scorso, vi sono stati anche scontri tra polizia e dimostranti. Si spiega anche in questo modo la vittoria di Dodon dal momento che il Partito Socialista si trovava all’opposizione e ha partecipato alle proteste in piazza.

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Fig. 2 – Protesta anti-governativa a Chisinau, gennaio 2016

2. LE REAZIONI INTERNAZIONALI – Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, si è innanzitutto congratulato con il vincitore, aggiungendo: “Certamente, siamo rimasti sorpresi dalle dichiarazioni [di Dodon], che dimostrano la volontà di lavorare per normalizzare le relazioni con gli altri paesi, incluso il nostro”. Molto più tiepida la reazione dell’Unione Europea. Nella dichiarazione del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, dove non si fanno nemmeno le congratulazioni al nuovo Presidente, si sottolinea anzitutto come l’Unione Europea ha seguito con attenzione la campagna elettorale e le elezioni, che nel complesso giudica essersi svolte regolarmente. Tuttavia, ricorda l’UE, il processo potrà dirsi concluso solo quando la Corte costituzionale avrà approvato il risultato finale. Infine, l’Alto Rappresentante ribadisce l’impegno europeo a lavorare con le autorità moldave, incluso il Presidente eletto, per porre a termine le riforme previste dall’accordo di associazione, nell’interesse di cittadini della Moldavia.

3. (POSSBILI) PROSPETTIVE FUTURE – È incerto quanto Dodon svolgerà il suo sguardo verso la Russia e, soprattutto, se e in quale misura deciderà di cancellare o comunque rivedere l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Certo, le prime dichiarazioni dopo il voto sono in questo senso abbastanza ambigue. In un’intervista alla televisione russa Zvezda, il nuovo Presidente ha dichiarato, dopo aver espresso invidia nei confronti della Russia dal momento che può fare affidamento su un leader forte e patriottico come Putin, che “una parte dei cittadini moldavi vuole l’unificazione con la Romania e l’adesione alla NATO, noi non abbiamo il patriottismo della Russia. Voglio fare nel nostro Paese lo stesso, per rendere i cittadini orgogliosi di se stessi”. Ad ogni modo, vi sono diversi ostacoli che renderanno più difficile il cammino di Dodon. Innanzitutto, la Moldavia è una Repubblica parlamentare e il nuovo Presidente dovrà convivere con il “vecchio” Primo ministro, nominato dal precedente Capo di Stato. Infatti, Pavel Filip, Primo Ministro dal 20 gennaio scorso, appartiene al Partito democratico e mantiene posizioni decisamente filo-europeiste, in netto contrasto quindi con quelle di Dodon. Questo limiterà fortemente il potere d’azione del neo-eletto Presidente. All’indomani della vittoria, Dodon ha già chiesto al Governo di indire nuove elezioni per il prossimo anno, anziché aspettare il 2018. In maniera simile a quanto avviene nell’ordinamento italiano, il Presidente della Repubblica è titolare di pochi ma sostanziosi poteri, tra cui quello di sciogliere il Parlamento unicamerale.

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Fig. 3 – Una banda militare marcia per le strade di Tiraspol in occasione della “Festa d’Indipendenza” della Transnistria, settembre 2016

Bisogna poi ricordare che il Paese è comunque ancora fortemente legato al mondo occidentale e alle sue istituzioni: ha avuto accesso ai fondi dell’Unione Europea per circa 800 milioni di euro stanziati per il quinquennio 2010-2015, oltre ai prestiti concessi dalla Banca Mondiale e dal Fondo monetario internazionale. Di recente, poi, il Vice-Presidente della Banca mondiale Muller ha promesso lo stanziamento di 45 milioni di dollari in supporto all’economia del Paese. La Moldavia fa inoltre parte del programma NATO Partnership for Peace. A questo quadro già incerto si aggiunge l’elezione di Donald Trump e le sua supposta “distensione” nei confronti della Russia.
Molto interessante sarà anche giudicare come Dodon vorrà affrontare la questione della Transnistria, la fascia di terra giuridicamente appartenente alla Moldavia, a ridosso del confine ucraino, che nel 1990 ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza come Repubblica Moldava di Pridnestrovie con “capitale” Tiraspol. Le due direttrici della politica di Dodon sembrano essere “neutralità e autonomia”. Neutralità della Moldavia nei confronti della Russia sulla questione ma al tempo stesso proposta ai separatisti di creazione di una regione autonoma con ampi poteri. Tuttavia, Yevgeny Shevchuk, Presidente della Transnistria, ha immediatamente respinto il piano di Dodon dichiarando che “la vittoria della Transnistria è l’indipendenza e in seguito la riunificazione con la Federazione russa”.

Alessia Lago

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

Unionişti sono coloro che si propongono di realizzare l’annessione della Moldavia alla Romania. Si richiamano radici linguistiche, religiose e culturali comuni, oltre all’esperienza storica dell’annessione nel 1918 della Bessarabia, l’attuale Moldavia, al Regno di Romania. Coloro che si oppongono al progetto di Unione sono definiti Moldovenişti. Gli Unionişti hanno forte presa in Romania, ma soprattutto come riflesso dei crescenti toni nazionalisti della politica nel Paese. Molto più contenuto il loro successo in Moldavia. Dodon ha addirittura avanzato in campagna elettorale la proposta di rendere illegale tale movimento. Il Presidente rumeno Klaus Iohannis non condivide tanto il progetto di unificazione ma spinge piuttosto per l’attrazione della Moldavia nella sfera europea. Infatti, commentando i risultati delle elezioni, egli ha ribadito l’impegno della Romania ad aiutare la Moldavia nel suo percorso di integrazione europea, dopo aver sollecitato Dodon a svolgere il suo mandato “con saggezza ed equilibrio”. [/box]

Foto di copertina di oscepa Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

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Alessia Lago
Alessia Lago

Sono nata a Bassano del Grappa e dopo la maturità linguistica, mi sono trasferita a Trento dove mi sto per laureare in Giurisprudenza europea e transnazionale. Sono appassionata di Storia, relazioni internazionali, diritti umani, Europa. Per il Caffè mi occupo di Est Europa e Caucaso.

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