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Putin – Abe: il vertice della disillusione

Il tanto atteso vertice tra Vladimir Putin e Shinzo Abe in Giappone non ha sortito gli effetti sperati. Le posizioni di Mosca e Tokyo restano infatti molto distanti, soprattutto sulla questione cruciale delle Isole Curili. Tuttavia i due leader hanno firmato numerosi accordi commerciali, confermando il clima di crescente intesa economica tra i loro Paesi

ASPETTATIVE DELUSE – Alla fine la montagna ha partorito il proverbiale topolino. Preparata con grande cura nei mesi scorsi, la visita in Giappone di Vladimir Putin (15-16 dicembre) non ha infatti impresso alcun cambiamento significativo allo stato attuale delle relazioni russo-giapponesi. L’atmosfera dell’evento è stata cordiale e i toni dei colloqui col Premier Shinzo Abe sono stati perlopiù amichevoli, ma il Presidente russo non ha concesso nulla su punti chiave come la fima di un trattato di pace tra i due Paesi o il futuro dell’arcipelago delle Curili. Alla fine le aspettative di un passo avanti sulla strada della normalizzazione diplomatica tra Tokyo e Mosca – alimentate dai precedenti incontri tra Putin e Abe a Sochi e Vladivostok – sono andate deluse. Si tratta di un grave smacco per il Primo Ministro giapponese, che ha investito molte energie nei mesi scorsi per arrivare a un accordo di massima con la Russia sulle questioni territoriali lasciate in sospeso tra i due Paesi dalla Seconda Guerra Mondiale. Questioni che continuano a rendere estremamente precarie le relazioni russo-giapponesi, anche per via dell’assenza di un formale documento di chiusura del conflitto di settantuno anni fa.

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Fig. 1 – Stretta di mano tra Putin e Abe durante l’incontro tra le delegazioni economiche dei due Paesi, 16 dicembre 2016

Nel tentativo di spezzare questa impasse e ottenere un successo diplomatico di rilievo, Abe ha assunto diversi rischi politici, sia a livello interno che internazionale. A livello interno ha dovuto affrontare l’ostilità di buona parte dell’elettorato giapponese, scettico sulla reale necessità di arrivare a un accordo amichevole con Mosca e determinato a rivendicare la piena sovranità nazionale sulle Curili, occupate militarmente dall’Unione Sovietica nel 1945. Un’ostilità espressa apertamente anche durante i giorni della visita di Putin a Tokyo, con un gruppo di estremisti di destra che ha inscenato una rumorosa dimostrazione anti-russa a poca distanza dalla residenza del Primo Ministro. Allo stesso tempo le manovre distensive di Abe verso Putin hanno provocato le critiche spesso pungenti dell’amministrazione Obama, preoccupata per un possibile indebolimento delle sanzioni internazionali adottate contro Mosca dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Incurante di queste rimostranze, il Premier giapponese ha insistito con la sua strategia diplomatica, pur non concedendo nulla al Cremlino in tema di sanzioni, ma il parziale fallimento dei negoziati con Putin rischia ora di compromettere la sua credibilità agli occhi dei partner occidentali di Tokyo. Un punto già rilevato polemicamente dai principali partiti d’opposizione, che hanno iniziato a criticare la politica estera del Governo Abe.

IL NODO DELLE CURILI – Le scoglio contro cui si sono infrante le speranze di Abe è quello delle Isole Curili, su cui la Russia non ha fatto alcuna concessione di rilievo a eccezione di un possibile sviluppo economico congiunto dell’arcipelago. Sull’argomento Putin si era già espresso chiaramente al vertice APEC di Lima del mese scorso, dichiarandosi “pronto al dialogo” ma non mostrando alcuna volontà di compromesso sulla questione della sovranità delle isole. Una posizione inaspettatamente dura che ha irritato diversi esponenti del Governo Abe e messo addirittura in forse il vertice dei giorni scorsi. Poi, dopo il viaggio del Ministro degli Esteri Fumio Kishida a Mosca, l’atmosfera si è in parte rasserenata e la visita di Putin in Giappone è stata definitivamente confermata, anche se il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha sottolineato ripetutamente la difficoltà “nel colmare la distanza” tra le posizioni dei due Paesi sulle Curili. In ogni caso i segnali di intransigenza da parte russa sono continuati sino alla vigilia della trasferta giapponese di Putin, con lo spiegamento di alcune batterie di missili anti-nave sulle isole contese e richieste più o meno esplicite a Tokyo di annullare le sanzioni post-Crimea come precondizione per arrivare alla firma di un trattato di pace tra i due Paesi. Inutile dire che queste mosse hanno finito per raggelare sensibilmente il clima della visita giapponese di Putin e per abbassare le aspettative politiche del Governo Abe sull’evento.

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Fig. 2 – Dimostrazione di judo davanti ai due leader all’Istituto Kodokan di Tokyo, 16 dicembre 2016

La verità è che Mosca non ha alcuna intenzione di mettere in discussione il proprio controllo politico-militare sulle Curili. Le isole sono infatti un tassello importante della strategia navale russa nel Pacifico e sono da tempo oggetto di un significativo programma di rafforzamento militare promosso dal Ministro della Difesa Sergei Shoigu. Si tratta ovviamente di uno sviluppo inaccettabile per il Giappone, sia per l’estrema vicinanza delle Curili al proprio territorio nazionale che per l’esplicita affermazione della sovranità di Mosca sulle isole. Non a caso diversi esponenti politici giapponesi hanno minacciato ritorsioni contro la Russia per le proprie iniziative militari nell’arcipelago, ventilando persino il possibile dispiegamento del sistema anti-missile americano THAAD sulle proprie isole maggiori.

COOPERAZIONE ECONOMICA IN CRESCITA – Con queste premesse era quindi inevitabile che l’incontro tra Putin e Abe dei giorni scorsi non producesse risultati rilevanti, soprattutto verso una risoluzione pacifica della controversie lasciate aperte dalla Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia i due leader hanno comunque raggiunto una buona intesa a livello economico. Nel corso della visita di Putin sono stati infatti firmati oltre sessanta accordi commerciali, incluso un importante memorandum di intesa sul nucleare civile, ed è stato creato un fondo di investimento bilaterale  da 1 miliardo di dollari per sostenere la cooperazione economica tra i due Paesi. Abe ha poi accettato in linea di principio la proposta russa di attività economiche congiunte nelle Curili, anche se la questione irrisolta della sovranità potrebbe rappresentare un serio ostacolo per la realizzazione di tali iniziative. Inoltre Alexei Miller, CEO di Gazprom, ha confermato l’interesse della sua compagnia a rafforzare la cooperazione energetica con il Giappone, portando avanti l’ambizioso progetto di sfruttamento delle risorse di gas naturale dell’isola di Sakhalin (meglio noto come Sakhalin-2). A tal proposito Miller ha accompagnato Putin a Tokyo per siglare nuovi accordi di collaborazione con Mitsui, Mitsubishi e la Banca giapponese per la cooperazione internazionale (JBIC).

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Fig. 3 – Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov poco prima dell’arrivo di Putin a Nagato, 15 dicembre 2016

Alla fine della visita del Presidente russo, Abe ha presentato questi accordi economici come il primo passo verso una maggiore intesa diplomatica con Mosca e la risoluzione definitiva delle questioni territoriali del passato. Pochi condividono il suo ottimismo: oltre il 54% degli intervistati di un sondaggio di Kyodo News giudica negativamente il vertice con Putin, mentre diversi operatori economici hanno espresso dubbi sulla reale efficacia dei nuovi accordi commerciali con la Russia. Spetterà al Premier dimostrare l’infondatezza di tale scetticismo. Ma la sua posizione appare più debole rispetto a qualche mese fa. L’azzardo diplomatico con Putin non ha finora pagato.

Simone Pelizza

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Putin e Abe si sono inizialmente incontrati a Nagato, luogo d’origine dell’attuale Premier giapponese. Situata nella Prefettura di Yamaguchi, la città è famosa per le sue acque termali e ospita due importanti steli commemorative dedicate ai caduti della guerra russo-giapponese del 1904-5. [/box]

Foto di copertina di Speaker resources Rilasciata su Flickr con licenza Attribution License

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Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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