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Nuova, vecchia diplomazia: il Giappone al G7 estero di Londra

Caffè lungo In attesa del vertice di giugno fra i leader del G7, Londra ha già ospitato un evento di cruciale importanza: la riunione dei Ministri degli Esteri, tenutasi dal 3 al 5 maggio. Il dibattito si è sin da subito incentrato sulle relazioni internazionali nell’Indo-Pacifico, facendo registrare un’attiva partecipazione del Giappone.

GLI ALLEATI TORNANO A CONFRONTARSI

Un vertice necessario per rivitalizzare la diplomazia e il multilateralismo fra alleati storici. Può essere definito così il G7 del 2021, ospitato dal Regno Unito in uno dei momenti più delicati della storia politica recente.
L’attesissimo vertice, infatti, avrà luogo dall’11 al 13 giugno prossimi, a oltre due anni dall’ultima volta – visto lo stop forzato dovuto alla pandemia – e soprattutto dopo che il rapporto fra i Paesi membri è stato messo fortemente alla prova dalla presidenza di Donald Trump.
Nel frattempo, però, sono i vari meeting “preparatori” a prendersi la scena. Durante la prima settimana di maggio, ad esempio, a Londra si è tenuta la riunione fra i Ministri degli Esteri, evento seguito con il massimo interesse perché ha dato all’élite diplomatica del G7 l’opportunità di lanciare un messaggio comune riguardo ai temi più importanti della politica internazionale, particolarmente instabile in questo periodo a causa degli atteggiamenti di Paesi come Russia e Cina.
Al vertice, in via eccezionale, sono state invitate anche le delegazioni di India, Sudafrica, Australia, Corea del Sud e dell’ASEAN. Il risultato del meeting è contenuto in un comunicato congiunto dei Paesi presenti.

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Fig. 1 – I Ministri degli Esteri del G7 e dei Paesi invitati al summit posano per la foto di rito insieme al premier britannico Boris Johnson, 5 maggio 2021

OCCIDENTE+1: IL GIAPPONE INDIRIZZA IL DIBATTITO SULL’ASIA

Il Ministro giapponese Toshimitsu Motegi ha partecipato al vertice in rappresentanza di Tokyo. Accanto alle discussioni collettive, Motegi ha avuto numerosi colloqui privati con i pari grado degli altri Paesi. Inoltre ha avuto la possibilità di pronunciarsi sulle questioni più rilevanti per la sicurezza e la stabilità economica dell’Indo-Pacifico, in particolar modo sulle questioni cinese, nordcoreana e sul colpo di Stato in Myanmar.
Il Ministro giapponese ha espresso “grave preoccupazione” per i ripetuti tentativi della Cina di alterare lo status quo nel Mar Cinese Orientale e Meridionale, aree sulle quali Pechino rivendica la propria sovranità entrando in conflitto con quasi tutti i Paesi vicini. Motegi si è confrontato privatamente con la controparte statunitense, il Segretario di Stato Antony Blinken: i due Paesi hanno concordato di opporsi in maniera congiunta a ogni pretesa di questo tipo da parte cinese.
Oltre a questo il Giappone e i Paesi alleati hanno avuto anche la possibilità di parlare della grave violazione dei diritti umani perpetrata dalla Cina a danno della minoranza uigura nella provincia dello Xinjiang (i report parlano di oltre 2 milioni di cittadini cinesi di etnia uigura internati in campi di rieducazione) e della repressione antidemocratica delle proteste a Hong Kong, temi sui quali è stato espresso forte dissenso nel comunicato condiviso.
Lo stesso Blinken ha aperto un tavolo di discussioni con Motegi e la sua controparte sudcoreana, Chung Eui-Yong, per elaborare una strategia comune in risposta alla questione nordcoreana. Il dialogo rimane tuttavia difficile, perché fra Corea del Sud e Giappone persistono diffidenze e attriti a causa del mancato riconoscimento, da parte giapponese, dei crimini commessi durante l’occupazione coloniale della Corea. La stessa Corea del Sud si è ritirata, nel 2019, da un accordo con il Giappone che prevedeva lo scambio di informazioni di intelligence fra i due Paesi riguardo alla Corea del Nord, contribuendo a un ulteriore raffreddamento dei rapporti.
Motegi ha avuto modo di pronunciarsi anche sulla crisi in Myanmar. Il Ministro ha raccomandato ai Paesi del G7 di supportare e collaborare in ogni modo con l’ASEAN: l’Organizzazione del Sud-est asiatico sta infatti cercando di esercitare pressioni sulla giunta al potere in Myanmar affinché cessi le violenze contro la popolazione civile e assicuri una pacifica composizione della crisi. Infine il Ministro giapponese ha avuto un colloquio privato con il Segretario per gli Affari Esteri britannico Dominic Raab, durante il quale i due hanno discusso della possibile iscrizione del Regno Unito al CPTPP (Comprehensive and Progressive Agreement for the Trans-Pacific Partnership). L’iscrizione al trattato, particolarmente importante per il Regno Unito dopo la Brexit, è stata sostenuta dal Giappone.

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Fig. 2 – Il Ministro degli Esteri giapponese Toshimitsu Motegi durante le riunioni del G7 londinese

IL RUOLO DEL GIAPPONE NEL DIBATTITO SULL’ASIA

Il ruolo del Giappone all’interno della coalizione del G7 è da sempre strategico, dato che il Paese è l’unico rappresentante asiatico nel gruppo e, per di più, è uno storico alleato degli Stati Uniti. La sua importanza è ancora più accentuata in questo periodo, visto che la regione dell’Indo-Pacifico negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più centrale negli equilibri politici ed economici della comunità internazionale, come testimoniato anche dall’allargamento del vertice estero dello stesso G7 a India, Corea del Sud e ASEAN. In questo contesto il Giappone rimane il più importante riferimento e alleato per i Paesi del gruppo e per i loro interessi nell’area.
D’altro canto, però, proprio per la sua posizione geografica Tolyo è anche particolarmente sensibile alle difficoltà causate dai suoi “rumorosi” vicini. È vitale per il Giappone poter contare sull’appoggio dei propri alleati storici, per questo, l’attiva partecipazione al summit di Londra è stata salutata con favore da parte dei media nazionali e internazionali.

Matteo Graziani

Photo by MichaelGaida is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • La diplomazia occidentale si compatta a Londra: l’atteso vertice dei Ministri degli Esteri del G7 elabora risposte comuni alle sfide poste da Russia e Cina.
  • Pretese sui mari limitrofi, violazione dei diritti umani contro gli uiguri e repressioni antidemocratiche a Hong Kong: il Giappone alza la voce e alimenta il dibattito sulla questione cinese.
  • Focus sull’Indo-Pacifico: per la prima volta sono invitati India, Australia, Sudafrica, Corea del Sud e ASEAN. Sul tavolo delle discussioni anche il problema nordcoreano e la crisi politica in Myanmar.

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Matteo Graziani
Matteo Graziani

Nato a Vicenza nel 1995, sono laureato in giurisprudenza a Trento. Ho passato un periodo di studio all’estero a Tokyo, città di cui mi sono innamorato e che mi ha aperto il mondo delle relazioni internazionali nell’Est-Asiatico. Ho studiato geopolitica e fondamenti della cultura asiatica a Parigi Versailles. Sono affascinato dalla varietà e dalla diversità di quella parte di mondo, sogno di vivere in Giappone ma soltanto a mesi alterni per evitare che anche questo diventi troppo “normale”.

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