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Brasile e Bolsa Familia, futuro incerto ma destini incrociati

La Bolsa Familia è stata per anni il marchio di fabbrica dei governi di sinistra. La povertà è sempre stata per il Brasile una piaga sociale, riconosciuta ormai da decenni a questa parte. Con i programmi sociali del PT si è segnata un’inversione di tendenza, ma ora il contesto politico e finanziario è molto diverso. Cosa succederà? 

BOLSA FAMILIA, IL SIMBOLO DI UN PROGETTO POLITICO – Sin dalla caduta della dittatura Goulart nel 1985, il problema, unito alla crescente disuguaglianza, è diventato prioritario nelle diverse agende politiche della maggioranza dei partiti. Dopo un primo periodo a impronta neoliberista, nel 2003, grazie a una forte investitura popolare, è salito al governo Luis Inacio Lula da Silva. Cardine del suo progetto politico, rimasto in voga fino al recente impeachment della presidente Dilma Roussef, è stato sicuramente la riduzione della povertà. Celebre è la frase: “Avrò compiuto la mia missione, se alla fine del mio mandato tutti i Brasiliani potranno consumare tre pasti al giorno”. Cosi è nata la Bolsa Familia, una politica che, unendo diversi programmi preesistenti, ma non integrati efficientemente, è volta alla riduzione immediata della povertà e, al contempo, alla riduzione delle barriere intergenerazionali tra ricchi e poveri.
Il mezzo rivoluzionario è l’utilizzo di trasferimenti condizionati alle famiglie, legati alla frequenza scolastica o alle vaccinazioni dei figli. I risultati nel corso degli anni sono stati entusiasmanti (riconosciuti anche da grandi organizzazioni internazionali, quali il FMI: per un programma che costa meno dello 0.5% del PIL, diversi indicatori di povertà hanno visto sostanziali miglioramenti, i livelli educativi e sanitari giovanili sono incrementati e diversi ostacoli sociali, quali la disuguaglianza di genere, la disoccupazione e la stagnazione economica, sono in parte diminuite parte grazie alla retroazione del programma.

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Fig.1 – Immagine di una favela di Rio de Janeiro

BOLSA FAMILIA, IL GOVERNO TEMER ED IL CAMBIO DI ROTTA – L’ampio consenso popolare, specialmente tra le classi meno abbienti, ha permesso una seconda rielezione di Lula, seguita, nel 2010, dal suo naturale successore, Dilma Roussef. Tuttavia, a causa di un contestato processo d’impeachment, quest’ultima è stata destituita nel recente agosto 2016. A succederle è Michel Temer, già suo vice-presidente, esponente del liberale “Partito del Movimento Democratico Brasiliano”, che chiedeva una decisa lotta alla corruzione, e sostenuto, soprattutto, dai mercati.
Durante il suo mandato Temer ha fatto vedere un cambio di linea sostanziale rispetto al precedente governo. Innanzitutto, sotto le crescenti preoccupazioni concernenti debito pubblico e deficit, è stata attuata la PEC 55, riforma costituzionale che blocca per vent’anni la spesa pubblica ai livelli correnti, corretti con l’inflazione. Temer ha sempre avuto un progetto chiaro: vuole modernizzare il paese con ricette di flessibilità e rilancio dell’economia. In questo senso sono importanti le aste indotte per la privatizzazione di settori chiave come quello energetico, l’intento di semplificazione del “macchinoso e iniquo” sistema di tassazione, l’aumento di spese per sicurezza e difesa e l’ulteriore sviluppo di un programma per la formazione professionale per i giovani. Per quanto riguarda i diritti sociali, Temer ha proposto una coraggiosa riforma delle pensioni, la quale introduce un’età minima pensionabile a 65 anni e appiana le differenze tra il settore pubblico e privato.
Ha inoltre proposto l’aumento di ore lavorative, la maggiore flessibilità contrattuale e il minor intervento statale nelle questioni contrattuali provate. In tutto ciò, cosa ne è della Bolsa Familia? Appena insediato Temer ha dichiarato che “la Bolsa Familia non deve durare tutta la vita”, alludendo alla frequente mancata emancipazione delle famiglie beneficiarie. La sua linea politica è incentrata sulla lotta alle frodi e all’assistenzialismo, ma vari critici pensano sia un modo per lentamente smantellare o ridurre il programma. Dopo aver rivisto il celebre “Registro Unico”, a novembre, il governo, causa irregolarità, ha annunciato la cancellazione di 469,000 conti e il blocco di altri 654,000. Lo scopo è attribuire il sostegno finanziario a chi ne ha veramente bisogno, tuttavia molti sono i dubbi nell’opinione pubblica. C’è chi sostiene che questa misura abbia il solo scopo di ridurre la spesa pubblica e chi che questi controlli creino disagi forti e decisivi in alcune situazioni critiche. Essendo, infatti, i più poveri maggiormente soggetti a mancanze o smarrimenti della necessaria documentazione, oltre che più lontani dai servizi scolastici e sanitari, sono più colpiti da questa misura di controllo.

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Fig. 2 – Il presidente del Brasile, Michel Temer 

IL BRASILE OGGI, SITUAZIONE ECONOMICA E POLITICA – Il difficile quadro attuale del paese è innanzitutto permeato dalla crisi economica. In 5 anni dal 2011 al 2015 il PIL pro-capite è costantemente diminuito, da un periodo di stagnazione si è passati a una decrescita del 3.8 % nel 2015, i consumi contratti, una forte riduzione degli investimenti, la disoccupazione tornata livelli preoccupanti, il tasso d’inflazione raddoppiato e debito pubblico in crescita. Nell’ultimo periodo (dall’inizio del governo Temer) l’unico tempestivo risultato prodotto è il ripristino di un’inflazione più accettabile e la diminuzione dei tassi d’interesse. La disoccupazione è salita al 12 %, la crescita non è ripartita e le riforme promesse rischiano di arenarsi nella confusione giudiziaria e politica attuale.
Temer è sotto processo da Aprile 2016 per un presunto insabbiamento di uno scandalo politico. Più in generale, l’intero Brasile sta vivendo l’inchiesta anti-corruzione più grande della sua storia e il contesto attuale è sempre più teso. La recente morte in un incidente aereo del giudice della Corte Suprema di Giustizia Brasiliana Zavascki , il quale stava indagando numerosissimi politici riguardo un’enorme rete di corruzione, ha sparso ragionevoli dubbi e alimentato l’instabilità (la popolarità del settore giudiziario è alle stelle e singoli giudici d’accusa sono considerati eroi nazionali).
Lo stesso Temer, più volte nominato nel corso delle dichiarazioni, ha appena nominato il sostituto di Zavascki, Alexandre de Moraes, Ministro della Giustizia e fedele alleato di Temer. La situazione è pesante e l’opinione pubblica, nonché i sondaggi elettorali, confermano questo trend. L’operato del governo è visto con molta sfiducia e la corruzione percepita nel paese e nel governo è altissima. Movimenti di piazza e proteste si sono susseguiti e intensificati in questo periodo, passando dal #PECfimdomundo fino a veri e propri duri scontri di piazza. Le elezioni sono nel 2018, nella migliore delle ipotesi, e Temer non sarà ricandidato, ma il partito che rappresenta, il PMDB, è dato a percentuali minime, mentre la sorpresa Marina Silva di REDE, rappresentante della cosiddetta “Terza via”, sorprendentemente si trova vittoriosa in eventuali ballottaggi.

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Fig. 3 – Marina Silva, leader di Rede

CONCLUSIONE, BOLSA FAMILIA UNA METAFORA POLITICA – Riforme in tal senso non se ne sono viste, e comunque moltissimi membri della maggioranza e del governo sono appesi a un filo. A fine Novembre è stata anzi approvata una legge molto controversa che permette agli imputati di ottenere procedure penali serie contro abusi di potere giudiziari. Questa riforma, secondo molti, è un modo velato di proteggere i politici in questo contesto cosi delicato. probabilmente l’ambizioso progetto di rilanciare e modernizzare il paese richiede un’investitura politica forte in una situazione meno concitata.
Questo lavoro è sicuramente difficile e delicato, ma non si dovrebbe perdere di vista risultati e obiettivi: rilanciare il paese rischia di diventare un modo per smantellare impronte sociali e politiche importanti. Tra queste sicuramente vi è la Bolsa Familia. Non avendo un riconoscimento costituzionale, questa storica riforma è legata alle fluttuazioni politiche del caso e potrebbe un giorno vedersi cancellata. Potrebbe accadere per ragioni economiche: quando l’economia peggiora molto, le decisioni prese sono spesso drastiche e concitate. Come potrebbe accadere per ragioni politiche, esacerbate da un clima sempre più pesante: in questo momento storico la polarizzazione politica è nascosta e veloce. In ogni caso, sia il Brasile sia la Bolsa Familia, che non è una semplice riforma, ma rappresenta una cultura, un’anima del paese, sono legate da uno stesso destino: l’incertezza.

Mario Lorenzo Janiri

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Secondo vari sondaggi, il partito di Jair Bolsonaro, il Partito Sociale Cristiano, è cresciuto fino ad arrivare a una percentuale tra il 6 e il 10% nelle preferenze per le elezioni del 2018. Jair Bolsonaro, chirurgo è considerato dai media il “Trump Brasiliano” a causa delle sue posizioni controverse rispetto a immigrazione, tortura, pena di morte e diritti civili.[/box]

Foto di copertina di www.mds.gov.br rilasciata con licenza Attribution-ShareAlike License

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Mario Janiri
Mario Janirihttp://ilcaffegeopolitico.org

Nato a Roma nel 1994, laurea triennale in “Economia Aziendale e Management” conseguita a Milano, Bocconi. Sono attualmente iscritto a un corso specialistico riguardante Economia e Politiche pubbliche. Mi sono spinto a collaborare con il Caffè Geopolitico per la mia passione per politica, relazioni internazionali ed economia. Sono un amante delle lingue, conosco l’inglese, lo spagnolo e sto studiando portoghese. Altri interessi comprendono la musica, i viaggi e il cinema.

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