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Oman, la terza via del Golfo

In 3 sorsi – L’Oman può considerarsi un affascinante laboratorio di sperimentazione politica dentro un vivace contesto geopolitico. Dal 1970 il sultano Qaboos bin Said al-Said ha mantenuto la pace nel Paese, rivestendo il ruolo di mediatore nei conflitti che caratterizzano la regione mediorientale

1. QUESTIONE DI GEOGRAFIA – Situato nella parte sudorientale della penisola arabica, l’Oman si affaccia sull’Oceano Indiano e sul Golfo Persico, mentre all’interno confina con Arabia Saudita, Yemen ed Emirati Arabi Uniti. Geograficamente, si trova tra Arabia Saudita e Iran, i due grandi rivali del mondo musulmano mediorientale e, non sorprendentemente, è diventato negli anni un importante mediatore tra le parti. Nonostante alcuni vicini minacciosi, Mascate è riuscita a restare immune da guerre civili, guerre internazionali e terrorismo jihadista. La sua politica estera è basata sulla non ingerenza e sull’indipendenza, ed è incarnata dal sultano Qaboos bin Said al-Said che, fin da quando aiutò il processo di pace nella guerra Iran-Iraq negli anni ’80, agisce da mediatore nella regione.

Fig. 1 – Posizione geografica dell’Oman (CreativeCommons.org)

Qaboos è asceso al trono nel 1970 grazie a un colpo di stato organizzato ai danni del padre, Sa’id bin Taymur, e governa come monarca assoluto in Oman. In seguito alle politiche dure del padre, Qaboos adotta una visione piĂą libertaria e opera diverse aperture nel Paese, portandolo ad avere un imponente sviluppo socio-economico negli ultimi 40 anni. Oltre ad aver provato a diversificare un’economia basata principalmente sulla ricchezza di petrolio, il Sultano ha mostrato di possedere un’attitudine negoziatrice e interessata a mantenere basso il livello di attrito interno. Qaboos ha potenziato gli aiuti sociali e le politiche di sviluppo, soprattutto l’educazione e la sanitĂ , e ha riformato alcuni dei diritti civili (per esempio, quello delle donne a partecipare alla politica).

2. TRA I DUE FUOCHI – L’Oman cerca di promuovere il dialogo tra gli attori regionali e internazionali che fratturano la pace del mondo arabo. L’Oman forma parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) ed è in buoni rapporti con tutti i propri vicini. Non è solo una Svizzera tra Iran e Arabia Saudita: l’Oman ha cercato anche di mediare tra il governo di Damasco e le monarchie del Golfo, e di favorire colloqui di pace in Yemen. Anche nell’attuale situazione di crisi diplomatica in Qatar, l’Oman non si è unito al blocco saudita e ha continuato a dialogare con Doha, autorizzandolo anche ad usare i suoi porti. Infine, l’Oman è in buoni rapporti anche con Stati Uniti, Israele e Russia, che lo considerano un alleato importante per ragioni geografico-militari.

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Fig. 2 – Il Sultano Qaboos bin Said al Said

Una delle ragioni che permette all’Oman di restare neutrale nella rivalità tra Arabia Saudita e Iran è che il sultanato è l’unico paese al mondo ad avere una maggioranza religiosa ibadita, ovvero la terza via dell’Islam, che gli permette di restare al margine dello scontro tra sunniti e sciiti. Mascate mantiene relazioni amichevoli con Teheran con cui condivide geograficamente lo Stretto di Hormuz, di grande rilevanza geopolitica e geostrategica, ed è stato un importante parte nei negoziati tra Stati Uniti e Iran per arrivare alla firma del Trattato sul Nucleare. Riyad, dal canto suo, continua a tollerare l’amicizia politica tra Teheran e Mascate, vedendo quest’ultimo come un’estensione della civilizzazione araba e sfruttando il suo importante accesso al mare.

3. IL FUTURO INCERTO – Il sultano ha 77 anni, e si vocifera che sia malato di tumore. Se è vero che Qaboos ha rivestito un ruolo fondamentale nella conservazione della pace, è logico allora chiedersi quali saranno le sorti dell’Oman dopo la morte del proprio sovrano. Anche se Qaboos ha attuato diverse riforme, nei prossimi anni sarà necessario proseguire con decisione nel cammino spianato dal sultano. Nel 2011, mentre soffiava il vento delle Primavere Arabe, si diffusero in Oman diverse proteste che chiedevano più politiche democratiche e sociali e di fermare la corruzione della classe politica. Il sultano oltre ad autorizzare le proteste pacifiche, implementò diverse riforme per accontentare il popolo, tra cui la concessione del potere legislativo al Parlamento. Tuttavia molte riforme rimasero superficiali, perciò il prossimo sovrano dovrà aver cura di ascoltare le richieste del popolo per evitare un inasprimento delle proteste. Infine, a livello internazionale i vicini dell’Oman temono che il successore possa cambiare le carte in tavola degli equilibri geopolitici, e possa pendere più nettamente da una parte o dall’altra nel conflitto iraniano-saudita. Per il momento, però, possono solo rimanere con il fiato sospeso.

Silvia Semenzin

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Sultano senza figli, Qaboos bin Said al Said ha architettato un metodo per la scelta del proprio erede dopo la sua morte. Al fine di scongiurare lotte intestine tra i membri della famiglia per la conquista del potere, Qaboos ha introdotto nella legge un articolo che detta le regole della successione. Il Consiglio Familiare avrà tre giorni per decretare all’unanimità l’erede al trono, ma se non ci riuscirà sarà allora costretto ad aprire una busta lasciata proprio dall’attuale sultano, in cui si troverà il nome del prescelto.

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Silvia Semenzin
Silvia Semenzin

Laureata in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani a Padova, nel 2016 ho terminato un Master in Comunicazione Sociale all’UniversitĂ  Complutense di Madrid. Sto proseguendo ora gli studi con un dottorato in Sociologia presso l’UniversitĂ  di Milano. Il mio campo di ricerca è quello del digital activism e cyber-democracy (nello specifico, sto studiando il movimento hacktivista), ma nel tempo libero mi occupo di politica internazionale e collaboro con il Caffè Geopolitico per il Desk Medio Oriente.

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