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Venezuela, referendum contro la costituente di Maduro

In 3 sorsiIeri in Venezuela si è tenuto un referendum dal profondo significato politico e anti – governativo

1. REFERENDUM POPOLARE MA NON UFFICIALE – Urne Aperte in 14.800 seggi elettorali in Venezuela, dalla mattina alle 7 fino alle 20, per offrire un risultato (scontato) a notte fonda, prima di pranzo in Italia. Non basta, altre 500 postazioni sono state allestite in 80 paesi in tutto il mondo (anche a Roma, in Vaticano), per permettere ai venezuelani espatriati di esprimersi. Il Mud (Mesa de unidad popular), assembramento di partiti anti chavisti, ha indetto per ieri la consultazione, che non ha valore legale ma solo simbolico.
L’obiettivo degli organizzatori è semplice, mandare a Maduro un messaggio politico così forte da indurlo a fare marcia indietro sulle elezioni, queste sì legalmente valide, fissate per il prossimo 30 luglio, quando i venezuelani dovrebbero scegliere i propri rappresentanti in seno alla Costituente,  l’assemblea che dovrebbe redigere una nuova Carta Costituzionale per far uscire il paese dalla crisi economica, politica e sociale in cui si trova da tempo e che è costata quasi 100 morti dal giorno in cui i cittadini sono scesi in strada, il 1° aprile. L’obiettivo fissato dagli organizzatori per il referendum è arrivare a 14 milioni di voti (il 75%) contro la costituente. Per dare alla consultazione il rango che merita, è stato istituito un team di osservatori internazionali di livello; Jorge Quiroga, ex capo di stato boliviano, gli ex presidenti messicani Fox e colombiano Pastrana, oltre che da Laura Chinchilla e Miguel Angel Rodriguez, già numeri uno del Costa Rica.

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Fig. 1 – Il presidente Maduro con papa Francesco

2. LA PROPOSTA DEL REFERENDUM – La consultazione è stata appoggiata dalla Chiesa Cattolica, informalmente dalla Nazioni Unite e dall’Oas, dalla società civile e da vari governi latino – americani oltre che dall’amministrazione Trump. La proposta che i votanti (ne vengono segnalati molti vestiti di bianco o con la bandiera nazionale) hanno trovato sulla scheda indica il livello dello scontro, ormai irrecuperabile. Votando contro Maduro i venezuelani chiedono di rifiutare la Costituente, indire subito nuove elezioni politiche, imporre alle forze armate (vero baluardo del regime) di rispettare il dettame costituzionale.
Dato il livello di controllo attualmente vigente nel paese bolivariano è giĂ  significativo che tale consultazione abbia vita; il referendum è stato auto – convocato in pochi giorni e la popolazione è stata avvisata soprattutto con il passaparola. La prima risposta, diplomatica, del governo non si è fatta attendere; la consultazione è stata definita “un atto interno della Mud“, fondamentalmente “una giornata di pace“.

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Fig. 2 – Immagine di una dimostrazione pacifica contro la situazione economica generale

3. IL REFERENDUM, IL DATO POLITICO – Se, come appare scontato, dovesse essere raggiunto l’obiettivo prefissato dagli organizzatori, difficilmente Maduro sconfesserà se stesso; le elezioni per la Costituente si faranno ugualmente. Ma è innegabile che il referendum costituisce uno spartiacque; le cose, dopo, non saranno più le stesse. Maduro cerca il regime assoluto. L’unico obiettivo della Costituente è consegnare ai chavisti praticamente tutto ciò che resta del Venezuela; la distribuzione del cibo, il parlamento (che verrebbe ridotto ad “assemblea Comunale”, controllata interamente dai governativi).
La settimana scorsa il baffuto presidente ha cercato l’engagement dei media internazionali concedendo “per motivi umanitari” i domiciliari a Lepoldo Lopez, leader di Voluntad Popular ed ai ferri dal febbraio 2014. Mentre Henrique Capriles, giĂ  sfidante di Chavez per la presidenza nel 2012, è stato lo scorso aprile dichiarato ineleggibile per cariche pubbliche per u periodo di 15 anni.  In definitiva, la mossa del referendum non ufficiale potrebbe non essere inutile; il Venezuela è una polveriera e se dovesse andare in porto il combinato disposto delle due grandi operazioni di questi giorni, il referendum e la Costituente, dal 31 luglio il Venezuela rischia la guerra civile. GiĂ  da domani inizieranno manifestazioni quotidiane dell’opposizione che parla di sciopero generale per la settimana prossima.

Andrea Martire

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Per un quadro più allargato della polveriera Venezuela, cliccate qui  [/box]

Foto di copertina di Joka Madruga Licenza: Attribution License

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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