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La nuova Ucraina – Intervista a Massimiliano di Pasquale (Parte II)

A più di tre anni di distanza dall’inizio della guerra in Ucraina molti aspetti legati alla stessa rimangono poco conosciuti al grande pubblico: si tende a semplificare le dinamiche che l’hanno generata, a ignorare la storia dell’area e si cade spesso vittima di vere e proprie fake news. Abbiamo deciso di intervistare Massimiliano di Pasquale, profondo conoscitore della realtà del Paese, per fare un po’ di chiarezza sulla vicenda e le sue ripercussioni

Prima parte

7. Anche a causa delle azioni di disinformazione russe, in Occidente si sono diffuse innumerevoli versioni inaccurate o totalmente false di quanto è successo e succede in Ucraina. Ti chiediamo di smontare le tre che ritieni più significative.

È veramente difficile trovarne solo tre in quanto è stata una guerra condotta molto nel campo dell’informazione: parallelamente all’intervento militare si agiva a livello informativo, quindi ce ne sono tantissime. Sicuramente, una di quelle più forti è quella del Maidan come un complotto orchestrato dai nazisti, ossia definire chi manifestava in piazza come nazista. Tutto ciò è assurdo in quanto si trattava di una piazza estremamente composita e una buona parte della società civile era scesa a manifestare (anche contro i partiti di opposizione), ma è stata letta come una piazza egemonizzata dalle forze fasciste. Questa è una lettura fuorviante ma è una lettura sulla quale il Cremlino ha speso tantissimo. Se proprio volessimo dare una connotazione politica al movimento del Maidan addirittura potremmo parlare di un movimento di sinistra in quanto è un movimento nato contro i cleptocrati, per lo Stato di diritto e la giustizia sociale. L’obiettivo era quello di cacciare chi aveva trasformato l’Ucraina in una cleptocrazia e trasformarla in uno Stato liberal democratico. Passando alle vicende, inizialmente, la prima notte e i primi giorni fino al 30 novembre, era una protesta di studenti: quando gli stessi vengono picchiati in modo brutale allora si mobilita tutta la società civile. Poi c’erano militari reduci della guerra in Afghanistan, c’erano gli “auto-Maidan” (persone che protestavano in macchina), diversi gruppi come Spilna Sprava, gruppo civico nato come supporto delle piccole medie imprese falcidiate dalle politiche fiscali oppressive e predatorie di Yanukovych… insomma, c’erano tanti movimenti differenti, di diversa estrazione politica, sociale e ideologica. Invece la propaganda russa ha insistito solo su Svoboda e Pravyi Sektor che sono chiaramente di destra ma, tra l’altro, è difficile considerarli nazisti. Svoboda, ad esempio, agli inizi usava una retorica anche antisemita, ma dal 2011 ha adottato una linea più moderata e democratica che raccolto consenso perché l’opposizione degli altri partiti non riusciva a essere convincente verso Yanukovych. Comunque, entrambi, qualche mese dopo il Maidan, si sono presentati alle elezioni. Svoboda ha preso 1,2%, Pravyi Sektor 0,7. In Ucraina, dunque, i movimenti di destra mettono assieme l’1,9% dei consensi elettorali! Queste forze xenofobe e ultranazionaliste – ammesso che sia corretto indicarle in questa maniera senza fare analisi anche correlate alla storia ucraina – hanno una percentuale risibile, soprattutto se paragonata ai consensi elettorali delle destre xenofobe in Italia e in Francia, ad esempio. Questa convinzione va confutata perché tremendamente falsa e perché la propaganda russa ha insistito molto su questo punto. Parlare di fascismo del Maidan è frutto solo di letture faziose.

La seconda è, direi, quella della Crimea russa. Questo aspetto è importante in quanto sta alla base della giustificazione teorica dell’annessione. Storicamente parlando, la Crimea è stata annessa dall’impero russo nel 1783, anche se la colonizzazione è avvenuta a partire dal 1853. È stata realmente russa, in sostanza, dal 1853 al 1917. Con la formazione dell’URSS, poi, dal 1921 al 1945 era una repubblica sovietica separata. Dal 1945 al 1954 ha fatto parte della Russia e dal 1954 al 2014 è stata ucraina. In sostanza è stata russa per 73 anni, ucraina per 60 anni… ma è stata tatara per 400 anni! Se proprio si dovesse dare una definizione della Crimea in tale senso si potrebbe dire che la Crimea è stata la terra dei tatari. Altro discorso è la questione del regalo di Khrushchev. La Crimea non fu regalata da Khrushchev ma fu una decisione collegiale presa dai vertici del Cremlino – tanto che in calce al documento che ufficializza questo passaggio troviamo le firme di Pegov e Voroshilov. Perché? Perché la Crimea era isolata dal territorio russo e priva di acqua potabile. Tutto ciò è stato fatto solo per una migliore gestione economica del territorio, in quanto la Crimea è diretta estensione del territorio ucraino. L’Ucraina ha ricostruito le infrastrutture della penisola – compresa acqua e energia elettrica – e la Crimea è ripartita. Grazie alle opere di ingegneria ucraine l’acqua del Dnipro è stata mandata in Crimea che è poi diventata un famoso luogo di villeggiatura. Un’altra data importante, forse la più importante, è però il 1944, quando i tatari vengono deportati dalla Crimea da Stalin. Quindi una terra che è sempre stata dei tatari è stata privata della sua popolazione originaria. Questo è un altro elemento da non dimenticare.

Terza vulgata, forse quella più grave, perché davvero vergognosa, è quella che sostiene che l’MH17 è stato abbattuto dagli ucraini e non dai separatisti filorussi. Tra l’altro è molto facile da confutare in quanto c’è stata un’indagine indipendente che ha dimostrato che l’aereo è stato abbattuto da un sistema russo in dotazione ai separatisti nel Donbas. Igor Strelkov, comandante russo della guerriglia, si vantò su Facebook di “aver tirato giù un altro uccellino”, salvo poi cancellare il post quando si accorse che i suoi uomini avevano abbattuto un aereo civile e non un velivolo militare ucraino.

Comunque, le maggiori bufali sono state smascherate ampiamente nel famoso report “Putin. Guerra” di Nemtsov, del quale consiglio la lettura.

8. Quale sarà, secondo te, il percorso futuro dell’Ucraina? Fin dal 1993 la Rada, il Parlamento ucraino, ha indicato come obiettivo primario l’adesione all’UE. Quanto è lontana tale possibilità?

Sicuramente qualche passo verso l’UE è stato fatto. Già il famoso accordo di collaborazione economica – che ha dato impulso a Euromaidan – è un passo importante. In più c’è, da poco, la possibilità di viaggiare in Europa senza visto. Questi passi indicano come, chiaramente, l’Ucraina stia guardando all’UE come suo riferimento sia geopolitico che economico. Per l’ingresso vero e proprio è chiaro che il discorso è più complesso, anche per il periodo difficile che sta attraversando l’UE. Le riforme in Ucraina, poi, devono andare più spedite: molto è stato fatto ma molto resta da fare. Di allargamento dell’UE, comunque, viste anche le attuali problematiche interne, se ne discuterà poi. Penso che Kyiv si avvicinerà all’Europa con modalità diverse rispetto al vero e proprio ingresso, almeno nell’immediato.

9. I recenti sondaggi mostrano come il popolo ucraino sia in larga maggioranza favorevole a un possibile ingresso nella NATO. Lo ritieni possibile? E, nel caso, lo ritieni auspicabile?

Sicuramente l’opinione sulla NATO è cambiata radicalmente dopo la guerra. Anche quelli che erano contrari alla NATO, ovviamente, dopo aver visto il loro Paese invaso son diventati favorevoli all’ingresso della NATO. Prima non era così. Anche durante il Governo arancione, che guardava a Occidente, Tymoshenko, ad esempio, non era convinta. Ora sono quasi tutti filo-NATO. Bisogna riconoscere, nonostante i numerosi errori commessi, che il Presidente Yushchenko era lungimirante su questo in quanto era convinto che bisognasse spingere verso l’ingresso nella NATO per tutelare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Il discorso sulla possibile entrata, però, è molto complesso. La Russia sostiene, con la sua retorica, che è intervenuta in Ucraina per impedire l’ingresso nella NATO; l’esito, come appare dai recenti sondaggi, rischia però di essere opposto. Tuttavia, nonostante l’interesse degli ucraini, l’ingresso non dipenderà principalmente da loro ma soprattutto da altre variabili, in primis le decisioni di politica strategica dei Paesi che fanno parte della NATO stessa. Dipenderà molto, ad esempio, anche da come si porranno in merito gli Stati Uniti e la presidenza Trump. Di sicuro l’ingresso sarebbe importante per l’Ucraina perché la garantirebbe dall’attacco russo ma, paradossalmente, potrebbe creare ulteriori problemi, magari una controreazione ancora più aggressiva da parte della Russia. Sono argomenti molto delicati, è difficile esprimersi.

10. …eterogenesi dei fini. Siamo in conclusione, ultima domanda! Uscirà nei prossimi mesi, “Abbecedario ucraino”, la tua ultima fatica sul Paese al quale hai dedicato la tua ricerca e molto del tuo tempo. Qualche anticipazione per i lettori del Caffè?

Il libro nasce proprio dalla volontà di raccontare questo Paese anche da un punto di vista culturale per affrancarlo dalle letture stereotipate che lo descrivono come un’appendice della Russia o come un Paese grigio ex-sovietico. Attraverso vari lemmi ho provato ad affrontare i temi cardine della storia e della politica dell’Ucraina: si alternano infatti, voci dedicate all’attualità, alla cultura ma anche tante questioni legate a problemi storici che vengono affrontati attraverso, magari, la biografia di alcuni personaggi. Racconto ad esempio la storia di Mazepa, che fu uno dei personaggi principali dell’Ucraina cosacca, alleato con la Svezia nella battaglia di Poltava contro i russi. Tale battaglia, indubbiamente, è un punto di svolta cruciale per l’Ucraina perché se ucraini e svedesi avessero vinto sarebbe cambiata la storia del Paese. Oppure la voce dedicata alla figura del poeta ed eroe nazionale Taras Shevchenko. Ho utilizzato questi personaggi per far capire certi nodi storici e culturali, e per far conoscere molte vicende che in Italia non sono note o sono state raccontate attraverso il prisma deformante della propaganda russa. Nel libro si alternano profili biografici, reportage di luoghi, ritratti letterari, lemmi di geopolitica e voci più tecniche – come quelle sulla dezinformatsiya. È un libro composito, che adotta vari registri stilistici, e il cui scopo è raccontare, a un pubblico più vasto possibile, l’Ucraina. Il progetto nasce dalla profonda convinzione che con Euromaidan siano cambiati i destini dell’Europa e, di conseguenza, sia ancora più importante conoscere nel profondo una realtà multiforme come quella ucraina.

L’intervista è conclusa, ringraziamo sentitamente Massimiliano Di Pasquale per la sua disponibilità e per averci aiutato a comprendere meglio una realtà poco nota al pubblico italiano.

Simone Zuccarelli

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Massimiliano Di Pasquale (Pesaro, 1969) è fotogiornalista e saggista. Membro dell’AISU (Associazione Italiana di Studi Ucraini), scrive di politica internazionale e cultura sulle pagine di diversi quotidiani e riviste nazionali. Nel 2012 ha pubblicato per l’editore Il Sirente il saggio “Ucraina terra di confine. Viaggi nell’Europa sconosciuta”, caso editoriale che ha fatto conoscere l’Ucraina al grande pubblico italiano. Nel 2013 ha lavorato per i tipi della Bradt all’aggiornamento della “Ukraine Bradt Travel Guide” uscita nel giugno dello stesso anno. A dicembre 2015 è uscito sempre per il Sirente il saggio “Riga Magica. Cronache dal Baltico”.[/box]

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Simone Zuccarelli
Simone Zuccarelli

Classe 1992, sono dottore magistrale in Relazioni Internazionali. Da sempre innamorato di storia e strategia militare, ho coltivato nel tempo un profondo interesse per le scienze politiche. 

A ciò si è aggiunta la mia passione per le tematiche transatlantiche e la NATO che sfociata nella fondazione di YATA Italy, sezione giovanile italiana dell’Atlantic Treaty Association, della quale sono Presidente. Sono, inoltre, Executive Vice President di YATA International e Coordinatore Nazionale del Comitato Atlantico Italiano.

Collaboro o ho collaborato anche con altre riviste tra cui OPI, AffarInternazionali, EastWest e Atlantico Quotidiano. Qui al Caffè scrivo su area MENA, relazioni transatlantiche e politica estera americana. Oltre a questo, amo dibattere, viaggiare e leggere. Il tutto accompagnato da un calice di buon vino… o da un buon caffè, ovviamente!

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