Caffè Lungo – A settembre si vota in Germania per il rinnovo del Bundestag. Dopo 16 anni di cancellierato Merkel, la Germania avrà un nuovo capo del Governo e, come è ovvio, gli occhi dell’intera Europa sono puntati su Berlino.
ELEZIONI CHE RIGUARDANO TUTTI GLI EUROPEI
Va da sé che le prossime elezioni in Germania vengano seguite con attenzione da tutta l’Europa. Dopo 16 anni di cancellierato di Angela Merkel, chi le succederà alla guida del più importante Paese dell’Unione Europea (in termini di peso economico e politico) sarà nella posizione di condizionare le politiche dell’intera UE. Gli aspetti geopolitici, istituzionali ed economici in gioco che riguardano indirettamente tutti i cittadini europei e non solo gli elettori tedeschi sono dunque numerosi. Dai rapporti con Russia e Cina alle possibili decisioni in materia di comunitarizzazione delle politiche fiscali o di riforma del Patto di stabilità, alla realizzazione di una Difesa comune nel contesto di una rafforzata autonomia strategica europea. Temi, assieme ad altri, emersi all’ordine del giorno dell’agenda europea anche a seguito della riscoperta dell’importanza di politiche integrate, scaturita dalla doppia sfida sanitaria ed economica vissuta a causa della pandemia. Alcune delle soluzioni adottate, come ad esempio il piano di rilancio di Next Generation EU, potrebbero essere il primo passo verso una unificazione delle politiche economiche, finora gelosa competenza nazionale.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Per Angela Merkel è quasi ora di passare la mano
I CANDIDATI
L’elezione del capo del Governo della Repubblica federale tedesca non è diretta. I cittadini saranno chiamati a votare il 26 settembre, con un sistema proporzionale corretto, per il Bundestag (la Camera bassa, mentre i componenti della Camera alta Bundesrat sono designati dai Governi degli Stati federati), la cui maggioranza dovrà eleggere successivamente il Cancelliere federale.
I candidati alla cancelleria espressi dai maggiori partiti sono: Armin Laschet per l’Unione dei cristianodemocratici CDU/CSU, Annalena Baerbock per i Verdi, Olaf Scholz per i socialdemocratici della SPD, Christian Lindner per il Partito Liberaldemocratico FDP, Janine Wissler e Dietmar Bartsch per la sinistra di Die Linke, Alice Weidel e Tino Chrupalla per il partito di estrema destra AfD.
Chi di loro succederà alla Merkel? Sebbene considerato mediaticamente poco efficace e privo di carisma personale, il conservatore Armin Laschet è tuttora considerato il favorito: vista la complessiva buona opinione della maggioranza dei tedeschi nei confronti della sua compagna di partito Angela Merkel e la forza elettorale che i partiti di centro-destra CDU e CSU sembrano mantenere, Laschet (attuale Presidente della Renania settentrionale-Vestfalia) appare il candidato più probabile alla guida del Governo. Nelle ultime settimane l’astro della leader dei Verdi Annalena Baerbock è sembrato brillare in maniera inaspettatamente forte, con sondaggi che davano la sua formazione addirittura al primo posto. Il partito ecologista è definitivamente una realtà ben affermata nella considerazione degli elettori tedeschi e pare aver soppiantato i socialdemocratici, in declino, come movimento capace di mobilitare le aspettative di rinnovamento e cambiamento della società delle generazioni più giovani. L’esito delle più recenti elezioni locali, tuttavia, tenutesi in Sassonia-Anhalt il 5 giugno con la decisa affermazione dei conservatori, sembra aver ridimensionato il potenziale dei Verdi, evitando allo stesso tempo il temuto exploit di Alternative für Deutschland, che propone il ritorno di una destra estrema palesemente xenofoba ed estremista.
Fig. 2 – Armin Laschet, candidato della CDU, sembra in pole position
GLI SCENARI POSSIBILI: LE OPZIONI SONO LIMITATE
Cosa cambierà, a seconda del vincitore? Quali saranno le possibili conseguenze per l’Europa, in caso di vittoria dell’uno o dell’altro degli sfidanti?
Che sia Laschet o Baerbock o un improbabile terzo a guadagnare la carica di capo del Governo, l’impegno nell’Unione della Germania è fuori discussione. Del resto, la sua collocazione europea è naturale e in un certo senso ineluttabile, nel senso che l’appartenenza alla UE le permette di esprimere al massimo la propria potenza, principalmente economica, senza “spaventare” i propri vicini e senza scatenare conflitti: al contrario di quanto storicamente avvenuto nel passato, dal 1870 in poi. Questo i politici tedeschi lo sanno molto bene, tant’è che sembra scongiurata ogni ipotesi di alleanza CDU/CSU-AfD, paventata nei mesi scorsi ma ripetutamente esclusa da Laschet e divenuta poco probabile anche alla luce del recente arresto dell’avanzata nel voto locale e nei sondaggi del partito di estrema destra.
Nel caso di vittoria dei Verdi si potrebbero ipotizzare alcuni cambiamenti, ad esempio in materia di accentuazione della virata ecologista in economia già in atto o, per quanto riguarda la politica estera, un ridimensionamento dell’importanza da sempre data da Merkel ai rapporti con la Russia (con possibili ricadute sul discusso progetto del gasdotto Nord Stream 2). In ogni caso, al di là della persona, il nome del nuovo capo del Governo sarà comunque il risultato dell’accordo in termini di coalizione che uscirà dalle urne e questa presumibilmente comprenderà i maggiori partiti (almeno due o tre), con esclusione delle “estreme”, a sinistra come a destra. Salvo sorprese, più che il nome del futuro Cancelliere saranno i pesi elettorali dei partiti in coalizione a determinare le politiche tedesche nei prossimi anni.
Sono inoltre da vedere gli sviluppi che si avranno in altri Paesi dell’Unione. Pensiamo in particolare alla Francia, dove il destino di Macron è tutto da scrivere in vista delle elezioni presidenziali del 2022, e all’Italia, dove la durata del Governo Draghi è ancora incerta. Anche dall’intreccio di questi fattori dipenderà l’evoluzione dell’UE nel futuro prossimo.
Paolo Pellegrini
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