In 3 sorsi – Le recenti vicende diplomatiche tra Mosca e Bruxelles fanno parte di uno scenario più complesso di rapporti altalenanti tra i due storici vicini e le numerose divergenze, a livello di gestione della politica interna e soprattutto estera, sembrano a oggi incolmabili e più che mai evidenti.
1. ESPULSIONI DIPLOMATICHE E LISTE NERE
“Attualmente, il rapporto tra l’Unione Europea e la Russia è ai minimi livelli”. Così il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas descrive le relazioni tra Bruxelles e Mosca in un’intervista rilasciata a margine della sua recente visita a Roma per incontrare il Ministro degli Affari Esteri di Maio. Secondo Maas e altri diplomatici europei la decisione di Mosca di vietare l’ingresso in Russia a numerosi funzionari dell’Unione Europea sarebbe incomprensibile e totalmente arbitraria. Infatti il 30 aprile, dopo l’accordo europeo sulle nuove sanzioni alla Russia legate al caso Navalny, nella lista nera del Cremlino è stato inserito anche David Sassoli, il Presidente dell’Europarlamento. Sassoli ha utilizzato parole dure nei confronti dei dirigenti del Cremlino, accusandoli di fomentare la tensione attraverso la diffusione di fake news, l’utilizzo di violenza contro gli oppositori politici, le violazioni di diritti umani, il rafforzamento delle attività di intelligence e spionaggio come nel caso Biot e i movimenti di truppe alle frontiere con l’Ucraina orientale.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – David Sassoli, Ursula von der Leyen e Mario Draghi durante il Consiglio Europeo straordinario del 24-25 maggio a Bruxelles, in cui si è discusso anche di relazioni con la Russia
2. LE ACCUSE DI PRAGA E LA RISPOSTA DI MOSCA
Gli ultimi eventi sono conseguenza diretta di una crisi diplomatica scoppiata tra Russia e Repubblica Ceca. Infatti il 18 aprile durante una diretta televisiva il Primo Ministro ceco, Andrej Babis, aveva pubblicamente confermato che esistono sospetti fondati di coinvolgimento dei servizi segreti russi nell’esplosione di un deposito di munizioni a sud-est di Praga nell’ottobre 2014. Conseguentemente 18 membri del personale dell’Ambasciata della Federazione Russa a Praga sono stati allontanati dal Paese e la Repubblica Ceca ha ottenuto il pieno appoggio degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’intera Unione Europea. Il Cremlino continua però a difendersi da tutte le accuse, definendole assurde e infondate, e reagisce alla decisione del Governo ceco annunciando l’espulsione di 7 alti funzionari dell’Unione Europea, che lavoravano nelle ambasciate straniere a Mosca, appartenenti a Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania e accusati di simpatizzare con Praga. Il Presidente russo Putin non sembra pronto a lasciare spazio al dialogo e anzi sceglie la strategia del dente-per-dente: durante il suo annuale discorso sullo stato della nazione il 21 aprile ha, tra le altre cose, ribadito l’impegno di Mosca a reagire, anche militarmente, nel caso in cui vengano oltrepassate quelle che considera le sue “linee rosse”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Discorso di Vladimir Putin durante la parata per il Giorno della Vittoria, in cui la Russia celebra la vittoria sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale, 9 maggio 2021
3. DIVERGENZE INCOLMABILI?
Ricorre quest’anno il trentennale della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Eppure i rapporti tra Bruxelles e Mosca continuano a essere ambigui e, talvolta, turbolenti. I casi Navalny e Biot, l’escalation nel Donbass, le vicende legate allo Sputnik V e alle espulsioni diplomatiche sono solo alcune delle ultime scintille che si inseriscono in un contesto più ampio di tensione tra i due vicini. Sebbene infatti l’Unione Europea nei propri documenti continui a considerare la Russia un importante partner e attore chiave nell’area euro-asiatica e anche mediorientale, la tensione è cresciuta considerevolmente dall’annessione russa della Crimea nel 2014. L’espansione geopolitica a est della NATO e dell’Unione Europea è ancora oggi percepita dal Cremlino come una minaccia alla sicurezza, agli interessi e alla sopravvivenza – reazione naturale è una politica di contenimento, conseguenza diretta della cosiddetta “sindrome d’accerchiamento russa”. Lo scenario si complica però se si allarga il focus: la politica attiva del Cremlino nel Mediterraneo, l’intervento della Russia in Siria e in Libia e il rapporto opaco con Ankara, destabilizzano la politica estera europea, che risulta al confronto cauta, poco coesa e ancor meno efficace. Il riacuirsi del conflitto israelo-palestinese potrebbe, in questo senso, riuscire a riportare al tavolo del negoziato Unione Europea e Russia per un interesse fondamentale da sempre caro a entrambe le potenze: la stabilità dell’area e il mantenimento dello status quo.
Mariangela Fusco
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