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Il ‘traino’ dell’Africa

 Stabilità politica e crescita economica sono il mix che ha reso la Tunisia il Paese più competitivo d’Africa. Un attore da seguire con grande attenzione

NON TUTTI SANNO CHE… – Un paese generalmente poco avvezzo all’attenzione mediatica occidentale è la Tunisia. Un recente rapporto sulla competitività elaborato dalla Banca africana per lo Sviluppo, dalla Banca mondiale e dal Forum di Davos, ha messo sul trono del continente nero proprio lo stato africano più vicino al nostro paese. Inoltre dall'esame di 134 Paesi la Tunisia si piazza, per la competitività, al 35mo posto su scala mondiale, al primo posto tra i Paesi dell'Africa e al quarto posto nel mondo arabo. Il paese ha l’outlook politico più stabile dell’intera Africa e, grazie ad una lunga serie di riforme politiche la Tunisia può ritenersi una semi-democrazia, che certamente non soddisfa appieno tutti i criteri tradizionali occidentali, ma che ha imboccato una strada promettente (nel paese vi è una sostanziale libertà d’espressione). La Tunisia può essere studiata come modello per le società islamiche per la capacità della sua élite politica di marginalizzare internamente l’islamismo radicale fondamentalista, estirpandone le cellule con una politica di azioni mirate associata ad una creazione del consenso verso l’attività del governo. A metà degli anni ottanta l’islamismo radicale era molto più forte in Tunisia che in un paese che tutt’oggi vive la piaga del terrorismo islamico come l’Algeria. Il periodo compreso tra il 1986 e il 1992 fu caratterizzato dalla lotta del governo contro il fondamentalismo islamico: un confronto caratterizzato da un basso tasso di conflittualità. Infatti, soprattutto grazie alle politiche riformatrici soft e graduali messe in campo da Ben Ali (presidente ancora al potere in carica dal 1987), la sensibilità religiosa del popolo non fu mai offesa e il presidente non ha mai offerto alcun pretesto per strappi interni potenzialmente distruttivi.

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I SUCCESSI DI BEN ALI – Ben Ali, in perfetta continuità con il suo predecesore, Bourguiba, ha sempre perseguito una politica di vicinanza con l’Occidente, mantenendo allo stesso tempo un basso profilo sul palcoscenico politico-mediatico internazionale. Il suo partito, il Raggruppamento Costituzionale Democratico domina da anni la scena politica nazionale con percentuali bulgare: nel 1999, in occasione delle prime elezioni presidenziali con due candidati, il partito si impose con il 99,66% delle preferenze. Nel 2002, sulla scorta di quello che è accaduto (e tuttora accade) in molti paesi in via di sviluppo dopo alcuni anni dalla caduta del muro di Berlino,  Ben Ali impose una riforma costituzionale che eliminò di fatto ogni limite di durata alla sua carica di presidente, garantendosi così la rielezione nel 2004 ottenuta con un perentorio 94,5% dei consensi. La sua straordinaria base di consenso si fonda essenzialmente sui risultati ottenuti in campo economico: infatti la crescita economica Tunisina si è mantenuta su tassi di crescita del 5% l’anno negli ultimi quindici anni. Nonostante una leggera flessione (4,7%) della crescita nel 2008 dovuta alla crisi del mercato principale di sbocco, quello Europeo, ed un’ulteriore diminuzione prevista quest’anno, i fondamentali rimangono più che solidi. La Tunisia infatti è riuscita laddove moltissimi paesi Africani non ottengono alcun risultato: nella diversificazione del tessuto economico e delle sue piattaforme produttive. Il paese infatti ha un solido settore agricolo, minerario, turistico e una base manifatturiera che negli ultimi anni è costantemente cresciuta. Il controllo governativo dell’economia è scemato gradualmente negli ultimi anni, lasciando spazio a crescenti privatizzazioni, semplificazioni della struttura burocratica e una tassazione mirata per favorire l’industrializzazione.  

NON SOLO ROSE E FIORI – Tuttavia, le sfide che il paese ha di fronte sono ancora enormi: la più importante è quella di ridurre il tasso di disoccupazione (ancora troppo alto, intorno al 13-14%) e le ineguaglianze sociali (specialmente nelle aree “depresse” del sud e dell’ovest). Sul fronte sociale la Tunisia presenta ancora un forte controllo interno con molti casi di sparizioni mirate, di tortura, e una crescente stretta sui media (in particolare sui blog e sul web in generale), spesso denunciate dalle ong internazionali. Questi fattori concorrono a fare del modello tunisino un sistema politico-economico molto più simile a quello cinese che a  quello occidentale e, proprio come nel caso cinese, un modello per ora vincente. 

Stefano Gardelli [email protected] 21 luglio 2009

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