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Russia – Arabia Saudita : un vertice storico

Nella prima settimana di ottobre si è svolto uno storico summit tra Russia e Arabia Saudita. Nonostante l’ ex URSS fosse stato il primo Paese a riconoscere il neonato Stato saudita immediatamente dopo la sua fondazione negli anni ’30, è la prima visita di Stato di un regnante saudita in terra russa. Si è discusso di cooperazione economica, energetica, culturale e militare. Ma non solo

GLI ACCORDI DEL SUMMIT

Nella prima settimana di Ottobre abbiamo assistito ad un summit di portata storica tra Russia e Arabia Saudita. La prima visita di un regnante saudita in territorio russo sembra così aver concluso un periodo relativamente lungo in cui i due Paesi si sono spesso guardati con diffidenza e sospetto. L’invasione sovietica dell’Afghanistan e la guerra civile siriana hanno visto infatti visto i due Stati fronteggiarsi sui due lati opposti del campo, più o meno direttamente coinvolti. Nonostante ciò, una serie di concause ha spinto Riyadh e Mosca a riavvicinarsi negli ultimi due anni, iniziando un percorso che è culminato con il summit di inizio ottobre. Le sfere di collaborazione toccate dagli accordi stipulati durante l’incontro sono molteplici. Awad bin Saleh al Awad, Ministro saudita della Cultura e dell’Informazione, ha annunciato che i due Paesi istituiranno delle settimane dedicate all’approfondimento della conoscenza delle rispettive culture.

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fig. 1 – Re Salman insieme a Vladimir Putin durante il loro storico incontro al Cremlino 

Rushan Abbyasov, a capo del consiglio russo dei Mufti, ha espresso la sua soddisfazione per aver raggiunto l’accordo sull’implementazione della quota russa destinata al pellegrinaggio alla Mecca e Medina, passato da 20000 a 25000 unità. Gli accordi più importanti però sono stati raggiunti in ambito economico, in particolare in quello energetico e militare. Il direttore generale del RDIF (Russian Direct Investment Fund) Kirill Dmitriyev ha dichiarato di aver siglato con re Salman un accordo che si aggira attorno ai 2,1 miliardi di dollari. L’ingente investimento riguarderà i settori energetici e tecnologici. La controparte saudita invece sembra che investirà circa 100 milioni di dollari nella modernizzazione delle infrastrutture russe. Inoltre alcune voci riportano che il Fondo per gli investimenti saudita e Saudi Aramco sarebbero interessate ad acquisire una quota della EDC (Eurasian Drilling Company), una delle poche aziende russe completamente privatizzate e in attivo sul mercato.

COSA CERCA LA RUSSIA

Oltre alla sfere economiche, culturali ed energetiche, sono stati molti altri gli argomenti trattati dai Governi dei due Paesi. Adel al Jubeir, ministro degli esteri saudita, ha dichiarato che i due paesi condividono molte strategie da perseguire in numerosi scenari. In Yemen entrambi vedono di buon occhio una risoluzione politica del conflitto, in cui, vale la pena ricordare, l’Arabia Saudita è invischiata da anni. In Iraq è visto di buon occhio la fermezza con la quale il Governo sta portando avanti la sua guerra contro lo Stato Islamico e sia Mosca che Riyadh sostengono l’unità del Paese, soprattutto contro le spinte indipendentiste del Kurdistan. In Libia ambedue hanno riconfermato il loro sostegno all’inviato dell’ONU affinché porti le due parti su posizioni più vicine, nonostante il referente principale di Russia e Arabia Saudita resti il generale Khalifa Haftar. Per quanto riguarda la Siria invece si cercherà di proseguire seguendo la Dichiarazione di Ginevra, anche se vale la pena ricordare che la delegazione saudita a Mosca ha deciso di non rispondere ai media sul possibile futuro di Bashar al Assad.

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Fig. 2 – Mohammad Javad Zarif e Sergei Lavrov, Ministri degli Esteri di Iran e Russia, a colloquio durante un incontro a Mosca

Al Cremlino c’è soddisfazione per l’andamento di questo summit. La Russia, grazie agli investimenti sauditi, può porre in parte rimedio alle ingenti sanzioni che il Paese sta subendo da parte di UE e USA. Senza dimenticarsi che tra Russia e Arabia Saudita proseguirà anche la collaborazione nel settore energetico dove i due Paesi cercheranno di tagliare la produzione petrolifera al fine di riuscire a limitare il ribasso del prezzo del petrolio. In politica estera, inoltre, la Russia continua nel suo sforzo di risultare il mediatore diplomatico numero uno per i numerosi conflitti che divampano nel Grande Medio Oriente. A tal proposito l’inviato presidenziale russo per gli affari in Medio Oriente e Nord Africa, Mikhail Bogdanov, ha dichiarato che Mosca sarebbe ben contenta di fare da mediatrice tra Iran e Arabia Saudita per poter mitigare le ostilità tra i due. Tentativo, come detto in precedenza, che la Russia sta applicando in molti altri scenari come l’Afghanistan, la Libia e la Palestina.  Il summit proficuo e amichevole con i sauditi, infine, è una chiaro messaggio che Mosca lancia a Teheran. Nonostante i rapporti e le collaborazioni tra i due Paesi siano allo stato attuale ferrei, al Cremlino sembrano non aver preso di buon occhio la disinvoltura con cui il regime degli Ayatollah si sta muovendo in Siria, alla continua ricerca della realizzazione del disegno del grande arco sciita. In questo modo il riavvicinamento tra Salman e Putin aiuterà la Russia a far capire all’Iran che le alleanze, soprattutto in Medio Oriente, non durano per sempre e che se l’Iran dovesse esagerare nella sua “disinvoltura” a Mosca avrebbero già pronto il piano B.

DIVERSIFICAZIONE SAUDITA ?

Altri accordi stipulati da Russia e Arabia Saudita hanno toccato il campo della cooperazione militare dei due “nuovi partner”. Oltre a forniture di vario tipo – Kalashnikov AK 103, missili anticarro KORNET-EM, AGS-30 lancia granate automatici ecc – sembra che si sia raggiunto anche un accordo preliminare sulla fornitura del sistema antimissile russo S-400. Questo si ricollega direttamente alla recente visita di Trump a Riyadh, nella quale si erano raggiunti accordi su forniture militari pari a 110 miliardi di dollari. Se non desta stupore l’ingente e continua spesa militare saudita – maggior importatore di armi al mondo – potrebbe destare curiosità il fatto che la petromonarchia attinga ambiguamente sia dalla Russia sia dagli USA. In realtà tutto ciò rientra alla perfezione con la nuova parola d’ordine tanto pronunciata alla corte di Re Salman in questo periodo : diversificazione. Diversificazione inoltre fa rima con SaudiVision 2030. L’ingente progetto saudita prevede infatti la diversificazione economica del Paese – troppo dipendente dall’esportazione degli idrocarburi – entro il 2030 e tra i vari aspetti toccati da questa ambiziosa riforma economica-sociale si parla anche di forniture militari. Infatti, tra i vari obiettivi, c’è anche quello di ridurre l’enorme spesa per l’importazione militare iniziando a produrre materiale bellico in patria. Lo scambio di know-how sulla fabbricazione degli AK 103 tra Mosca e Riyad deve essere visto anche sotto questa luce.

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Fig. 3 – Il Presidente degli USA Donald Trump in compagnia di Re Salman durante la sua visita a Riyadh, maggio 2017

Infine, proprio come la Russia ha voluto lanciare un chiaro messaggio all’alleato Iran, anche l’Arabia Saudita grazie a questo summit ha fatto capire bene a Washington le sue intenzioni. Per vari aspetti. Innanzitutto, nel regno saudita sono ben consapevoli del fatto che il mandato di Trump, presto o tardi, finirà. Questa naturale evenienza pone alla corte di Re Salman il dilemma che presto o tardi alla Casa Bianca possa tornare un inquilino ben più predisposto verso Teheran, ipotesi che turba particolarmente Riyadh. Colloquiando ad alto livello con Mosca, l’Arabia Saudita si prova cosi a garantire un buon mediatore che non la lasci sola in balia della forte contrapposizione con il regime degli Ayatollah. Infine, nonostante le relazioni diplomatiche tra Washington e Riyadh godano di ottima salute sotto l’amministrazione Trump, e appaiano notevolmente migliori rispetto a quelle dell’era Obama, vale la pena ricordare che tra i due Paesi non mancano seri motivi di attrito. Durante la crisi tutt’ora in corso con il Qatar, per esempio, il regno dei Saud avrebbe voluto un maggiore e più risolutivo coinvolgimento statunitense a proprio favore. Così come in Libia, Riyadh  vorrebbe una qualche forma di endorsement di Washington a favore di Haftar. Inoltre la grossa vendita di armi statunitense previste per l’Arabia Saudita ha trovato non poche difficolta a passare al vaglio del Congresso statunitense. Un democratico inconveniente che ha spinto i regnanti di casa Saud a cercare il dialogo con Paesi con strutture governative analoghe alla loro.

Valerio Mazzoni

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Mohammad Bin Salman è l’ideatore del progetto SaudiVision2030. È stato eletto prinicipe ereditario del regno nel giugno del 2017. Oltre a questa ricopre anche la carica di Ministro della Difesa – il più giovane al mondo – e quella di Presidente del consiglio per gli affari economici e di sviluppo. [/box]

Foto di copertina di ruscow Licenza: Attribution License

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Valerio Mazzoni
Valerio Mazzoni

Nato, cresciuto e residente a Roma classe 1989, laureando in Scienze politiche per le Relazioni Internazionali presso l’Università Roma Tre. Formato accademicamente da nottate passate a giocare ad Age of Empire e Risiko, nutre da sempre una smodata passione per la storia e per le relazioni internazionali, con particolare interesse per il fondamentalismo islamico, i servizi segreti e la loro controversa storia. Per il Caffè Geopolitico si occupa della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche. I viaggi e la Lazio sono le sue passioni più grandi, anche se non disdegna rapide incursioni nel mondo NBA.

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