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Stati Uniti e Cuba: una nuova crisi diplomatica?

In 3 sorsi  Nel dicembre 2014, Barack Obama e Raul Castro annunciavano al mondo la normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba. Tre anni dopo, il rapporto tra Washington e L’Avana vive un momento difficile, che potrebbe portare ad una seria crisi diplomatica

1. MISTERIOSI INCIDENTI

Dal novembre 2016, numerosi diplomatici e agenti segreti statunitensi, e alcuni diplomatici canadesi, di base a L’Avana, hanno iniziato ad accusare dei problemi fisici talmente importanti da richiedere il loro immediato rimpatrio per ricevere le cure necessarie. In seguito alle prime diagnosi e cure, il Dipartimento di Stato statunitense ha iniziato a sospettare che all’origine di questi incidenti ci fosse una serie di attacchi acustici indirizzati verso gli ufficiali statunitensi sul territorio cubano.
Un sospetto (o una velata accusa?) che tocca profondamente il Governo cubano per due ragioni. In primo luogo, Cuba ha il dovere di garantire la sicurezza dei corpi diplomatici che ospita, come qualsiasi altro Stato aderente alla Convenzione di Vienna. In secondo luogo, considerando l’enorme controllo che il Governo cubano esercita sul suo territorio, l’ipotesi del Dipartimento di Stato sembrerebbe insinuare che fossero proprio le autorità ad aver ordinato gli attacchi, o che avessero facilitato l’implementazione degli stessi da parte di terzi.

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Fig. 1 – L’ambasciata statunitense a L’Avana nei giorni della riduzione del personale, a fine settembre.

2. DIPLOMAZIA IN BILICO

A maggio, poco prima che Trump annunciasse la nuova posizione americana nei confronti di Cuba, gli Stati Uniti hanno espulso due ufficiali cubani. Tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, altri quindici diplomatici sono stati dichiarati personae non gratae, mentre il corpo diplomatico statunitense a L’Avana è diminuito drasticamente, riducendo al minimo i suoi servizi. Queste decisioni hanno scatenato le proteste delle autorità cubane, che avevano concesso per la prima volta nella loro storia l’ingresso di agenti dell’FBI per svolgere indagini congiunte. Così facendo, Cuba ha mostrato la sicurezza di chi non ha niente da nascondere.
Nonostante questo evidente sforzo, le autorità statunitensi sembrano decise ad abbandonare la strada del dialogo e virare bruscamente verso la nuova posizione indicata a giugno. Se nell’ultimo anno il Dipartimento di Stato si è mostrato molto prudente nel rivolgere accuse prive di alcun fondamento nei confronti del proprio vicino, il presidente Trump è stato di diverso avviso. Il 16 ottobre, nel corso di una conferenza stampa, affermava: «Credo che Cuba sia responsabile.»
Mentre protesta in maniera veemente e afferma fermamente e ripetutamente la sua innocenza, il Governo dell’isola si convince del fatto che Trump necessitasse di un pretesto infamante per troncare il faticoso percorso positivo degli ultimi anni e tornare al periodo pre-Obama, al progetto di distruzione del regime castrista, alla Guerra Fredda.

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Fig. 2 – Il Ministro degli Esteri cubano Bruno RodrĂ­guez Parrilla risponde alle domande sui presunti attacchi al corpo diplomatico statunitense durante una conferenza stampa, il 3 ottobre 2017

3. QUADRANGOLO GEOPOLITICO E GEO-ECONOMICO

A Cuba, la Guerra Fredda non è mai veramente finita. Gli ultimi anni di fruttuoso dialogo sono riusciti ad avviare la normalizzazione delle relazioni, ma non hanno cancellato l’embargo. In un clima che si fa sempre più caldo e teso, il riavvicinamento tra due vecchi alleati, Russia e Cuba, potrebbe causare qualche mal di testa. A questo potrebbe aggiungersi la notevole preoccupazione di vedere una sempre maggiore intesa con la Cina. Sebbene Cuba non rappresenti più di per sé un pericolo per gli Stati Uniti, i numerosi accordi con Russia e Cina potrebbero contribuire a cambiare gli equilibri sotto un piano economico, geopolitico e geo-economico.
Nell’aiuto russo-cinese, il Governo socialista potrebbe trovare un nuovo sostegno economico privo di qualsiasi interferenza negli affari interni.
La geopolitica e la geo-economia toccano soprattutto gli interessi dei tre grandi attori internazionali. Mentre gli Stati Uniti tentano di porre fine al lungo regime castrista, la Russia si intrufola nelle falle del sistema occidentale e la Cina allarga a ritmo serrato il suo gioco di Go, posizionandosi geo-economicamente a 90 miglia dalle coste della Florida.

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Fig. 3 – Il cordiale incontro tra i Ministri degli Esteri Lavrov e RodrĂ­guez Parrilla, a margine dell’Assemblea Generale dell’ONU nel settembre 2017

Se la crisi non dovesse rientrare, la vittoria sarebbe tutta russa e cinese: la prima giocherebbe sul divide et impera; la seconda avrebbe la possibilitĂ  di trasformare – sul lungo periodo – l’isola in una sorta di Taiwan dei Caraibi. I due grandi perdenti sarebbero invece Stati Uniti e Cuba. I primi perchĂ© ritornando sui loro passi danneggerebbero le aziende statunitensi che hanno investito importanti capitali nell’isola negli ultimi anni, e tornerebbero in disaccordo con quei Paesi latinoamericani che si sono adoperati negli anni per ottenere una distensione con Cuba, soprattutto attraverso i meccanismi dell’Organizzazione degli Stati Americani; tutto questo, senza aver ottenuto la caduta del Governo castrista. Il secondo perchĂ© si bloccherebbe il percorso di sviluppo economico che stava faticosamente intraprendendo, tornando così al sistema di sopravvivenza.

Elena Poddighe

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Durante le indagini, l’FBI non ha escluso che dietro gli attacchi potessero nascondersi proprio la Russia e la Cina, indicate come le possibili responsabili della fabbricazione di strumenti così altamente tecnologici. Per il momento, non esiste nessuna prova che avvalori questa teoria. [/box]

Foto di copertina di GiĂĄm Licenza: Attribution License

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Elena Poddighe
Elena Poddighe

Nata a Sassari nel 1993, ho studiato in Italia, Francia e Belgio. Sono laureata in Scienze Politiche e specializzata in Relazioni Internazionali. Dopo l’esperienza Erasmus ho preso sul serio l’idea che tutto il territorio europeo potesse essere casa mia, così mi sposto costantemente da un punto all’altro, scoprendo pregi e difetti di questa nostra bellissima Europa. Non so preparare il caffè e non lo bevo, ma so cucinare e soprattutto mangiare le lasagne!

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