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La più antica Repubblica Africana al voto

In 3 sorsi Il 10 ottobre si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali in Liberia. Il ballottaggio, previsto per il 7 novembre 2017, è stato annullato dalla Corte Suprema accogliendo il ricorso di Charles Brumskine, arrivato terzo. Finita l’epoca Sirleaf, quale il futuro per la Liberia?

1. FUTURE DEMOCRAZIE AFRICANE

Il 10 ottobre si è svolto in Liberia il primo turno delle elezioni per eleggere il nuovo Presidente e il nuovo Parlamento. Come da pronostici, le elezioni avrebbero dovuto concludersi con il ballottaggio del 7 novembre, ma il 6 novembre la Corte suprema ha ordinato la sospensione del processo elettorale, chiedendo alla Commissione Elettorale Nazionale (NEC) di esaminare il ricorso del candidato arrivato terzo, con 9,6 % dei voti, Charles Brumskine. Dopo le elezioni presidenziali del 2005, queste rappresentano per il paese il primo passaggio di consegne pacifico tra la Presidente uscente Ellen Johnson-Sirleaf e il futuro presidente eletto. La Liberia va verso la stabilità attraverso una fase di consolidamento della democrazia. Per anni teatro di sanguinose guerre civili, è tra i Paesi più poveri e corrotti al mondo, corruzione che era stata definita dal governo uscente come “nemico principale” da combattere. Alla guida dal 2006, il premio Nobel per la Pace Sirleaf ha creduto nel cambiamento portando il Paese ad un’importante crescita arrestata però dall’epidemia di Ebola. Nel 2014, la Liberia è stata infatti lo stato più colpito e sia direttamente che indirettamente ancora ne risente; le prospettive di crescita però – stimate al 3,6% nel 2019 dalla Banca Mondiale – restano positive.

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Fig. 1 – Ellen Johnson-Sirleaf, premio Nobel per la Pace 2011

2.LA LIBERIA VERSO LA STABILITÀ

Come di rado accade nel continente africano, la democrazia sembra prevalere. L’ormai ex Presidente, dopo aver riportato il Paese verso la pace a seguito di 14 anni di guerra civile, si è ufficialmente fatta da parte. Al primo turno, nessuno dei due candidati favoriti per le presidenziali, George Weah, alla guida della Coalizione per il Cambiamento Democratico e Joseph Bokai, candidato per il Partito dell’Unità, si sono aggiudicati la vittoria. L’ex-calciatore del Milan ha scelto come vice Jewel Howard Taylor, ex moglie di Charles Taylor, ex presidente della Liberia condannato nel 2012 a 50 anni di detenzione per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte dell’Aja. Una scelta politicamente discutibile: Weah è stato infatti accusato di farsi influenzare dall’ex capo di stato. La signora Taylor, nonostante sia ormai lontana dall’ex marito, ha dichiarato durante un intervista che il Paese ha bisogno di tornare all’agenda politica precedente all’epoca Sirleaf. Il leader del partito democratico, invece, è definito come una scelta certa e incorruttibile, benché non sia quello che l’ex Presidente auspica per il suo Paese. La Sirleaf ha infatti lanciato un segnale forte durante la campagna elettorale non sostenendo quello che è stato il suo vice per ben due mandati ed esprimendo così un chiaro desiderio di cambiamento e novità per la sua nazione. Lo stesso sentimento l’aveva spinta a candidarsi dopo la guida di Charles Taylor e la sua fuga in Nigeria. Entrambi i candidati hanno in comune programmi politici generici dalla crescita economica al miglioramento dell’istruzione, quello che il popolo auspica è invece un cambiamento e forse per la prima volta una transizione democratica, di scelta.

 

Fig. 2 – Il tweet di George Weah, ex calciatore e candidato “favorito” alle elezioni, invita alla calma i propri sostenitori, in seguito alla decisione della Corte Suprema di sospendere il processo elettorale per accogliere un ricorso

3.LE ELEZIONI VISTE DAGLI ALTRI

La Liberia, mai stata colonizzata, si trova a passare da un Presidente democraticamente eletto ad un altro, un consolidamento del processo di democratizzazione importante per lo Stato e di esempio per l’intero continente. Processo, storicamente sostenuto dagli USA, alleato storico della Liberia, non stupisce infatti che il “valore” delle elezioni abbia attratto diverse Organizzazioni Internazionali e che tra le principali ci siano l’americana IFES (International Foundation for Electoral System) che ha svolto, dal 2003, un ruolo molto importante nel rafforzamento delle capacità della Commissione Elettorale Nazionale liberiana (NEC). Dallo stesso anno presente anche NDI (National Democratic Institute), ONG statunitense impegnata nel supporto delle istituzioni democratiche. Non poteva mancare l’Unione Europea che ha dispiegato, su invito delle autorità liberiane, una missione di osservazione elettorale, i cui primi commenti a seguito dell’osservazione dell’intero processo elettorale sono sostanzialmente positivi; elezioni svolte in un clima quasi pacifico e nel rispetto degli obblighi internazionali. Gli unici miglioramenti auspicati ad oggi sono quelli a livello procedurale, comprese delle linee guide adeguate per la procedura di voto.

Veronica Frasghini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La sospensione sine die delle elezioni lascia il Paese in un clima di sostanziale incertezza. Nonostante la forte impronta democratica che la Sirleaf ha impresso negli ultimi dieci anni, resta il timore che vecchie inquietudini mal sopite possano risvegliarsi, minacciando la transizione elettorale. [/box]

Foto di copertina di UT Moody College of Communication Licenza: Attribution-ShareAlike License

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Veronica Frasghini
Veronica Frasghini

Classe 1988, nata e cresciuta a Roma, laureata in Scienze Politiche per la Cooperazione allo Sviluppo presso La Sapienza. Da sempre appassionata di politica internazionale mi interesso principalmente di Elezioni e processi di democratizzazione in Africa. Nostalgicamente amante della politica italiana dei tempi andati. Ho lavorato per diversi anni tra Khartoum, Bangui e in diversi paesi del continente africano e attualmente vivo e lavoro a New York.

 

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