Dall’analisi pubblicata nei primi giorni di ottobre dal Consiglio d’Europa, si desume che nessuno degli Stati membri sia riuscito a raggiungere quanto prefissato 14 anni fa in merito di parità di genere. È evidente come una disparità sia ancora dominante anche tra le alte cariche politiche e pubbliche nei 47 Stati membri
PREDOMINANZA MASCHILE IN CARICHE POLITICHE
I dati pubblicati nell’ultimo rapporto di ricerca dal Consiglio d’Europa non sono per nulla positivi: persiste infatti il soffitto di cristallo a livello decisionale politico e pubblico. Dal 2003 la Commissione dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato il Recommendation Rec (2003)3, dove sono descritte una serie di raccomandazioni che i 47 Stati membri devono seguire per promuovere una equa rappresentanza di donne e uomini in posizioni di responsabilità. L’obiettivo è raggiungere almeno il 40% di partecipazione da parte di entrambi i generi in cariche decisionali sia a livello politico che pubblico. Gli Stati membri quindi dal 2003 si sono impegnati a riportare regolarmente al Consiglio d’Europa le varie misure prese per raggiungere l’obiettivo minimo del 40%. Il rapporto pubblicato nel mese di ottobre 2017 riporta l’analisi del monitoraggio per l’anno 2016 ed è stato condotto tramite un questionario distribuito a tutti i 47 Stati membri (hanno partecipato in 46). In passato ci sono stati altri due monitoraggi, nel 2005 e nel 2008. I dati che emergono dall’ultimo monitoraggio, relativo all’anno 2016, sono sconcertanti. A livello esecutivo, solo alcuni Stati membri hanno rispettato il target minimo del 40% di donne e uomini eletti per l’anno 2016. Tra i rappresentanti eletti negli organi legislativi, le donne rappresentano solo il 25,6% della media sia per quanto riguarda le camere basse sia per i Parlamenti regionali. Da una comparazione tra i dati del 2005 e quelli del 2016 non risultano evidenti cambiamenti e rimane elevato il numero di Stati in cui la partecipazione da parte delle donne è ancora sotto il 20%. Sono quindi riscontrabili solo lievissimi trend positivi, che comunque sottolineano una seria e persistente disparità di genere.
Fig.1 – L’ultima riunione del G20 finanziario in Germania
IL SOFFITTO DI CRISTALLO EUROPEO
Il numero di Stati membri che hanno raggiunto l’obiettivo minimo del 40%, è scarso. Solo tre Stati hanno superato il target del 40% di donne nel corpo diplomatico tra gli ambasciatori straordinari ed i plenipotenziari: Andorra, Finlandia e Principato di Monaco (rispettivamente 57,1%, 42,5% e 56,3%). Altri quattro Stati membri (Liechtenstein, Lituania, Norvegia, Svezia) sono vicini a raggiungere il 40%, dato che la percentuale di donne presenti in alte cariche diplomatiche in questi Stati è tra il 30 ed il 39,9%. Dal monitoraggio si desume quindi, che, nella maggior parte degli Stati membri, la presenza di donne nel corpo diplomatico era sotto il 20% nel 2016: 24 Stati su 45, visto che la Federazione Russa non ha nessuna donna in questo ambito. L’Italia invece è all’8,3%, poco più sotto rispetto alla Germania (13,4%). Il panorama complessivo non è affatto positivo: in media, solo il 13% degli ambasciatori è di genere femminile e il corpo diplomatico si trova sempre più dominato dalla presenza di personale di genere maschile man mano che la carica diventa più alta. I dati dimostrano chiaramente che il servizio diplomatico rispecchia meno la parità di genere rispetto alle altre cariche in posizioni di responsabilità. La situazione non è molto differente a livello di sindaci, Presidenti delle Regioni e Parlamenti regionali.
Fig.2 – Il G20 dei Ministri per le pari opportunità
RACCOMANDAZIONI PER UNA PARITÀ DI GENERE
Per quanto riguarda la parità di genere all’interno delle istituzioni del Consiglio d’Europa, si rispecchia un andamento positivo. Dal 2005 al 2016 ci sono infatti stati netti miglioramenti (43% nella Camera delle autorità locali e 44,8% nella Camera delle Regioni). Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo ha visto un lieve miglioramento nel campo della parità di genere tra il primo ed il terzo monitoraggio e oggi il 35% dei giudici è composto da donne. Uno spiraglio di luce è stato quindi dato da quei pochi Stati che sono riusciti a raggiungere la quota minima. Il Consiglio d’Europa si considera comunque soddisfatto dell’andamento complessivo e rassicura gli altri Stati che ancora non hanno raggiunto l’obiettivo, affermando che con impegno e costanza si possono ottenere buoni risultati. Considerata la diversità di ogni contesto nazionale, le raccomandazioni date dal Consiglio sono lasciate nelle mani dei singoli Stati così che essi possano stabilire i propri obiettivi adattandoli al caso specifico nazionale. Dall’analisi dei dati, il Consiglio d’Europa ha trovato le quote di genere inserite nel sistema elettorale proporzionale uno strumento utile per raggiungere una parità di genere e ha conseguentemente consigliato agli Stati in cui è presente un unico sistema maggioritario di considerare i vantaggi portati dalla proporzionalità, raccomandando di valutare l’opportunità di inserire leggi ferree a riguardo della parità di genere e di introdurre sanzioni se le quote non fossero rispettate. Inoltre, il Consiglio d’Europa ha raccomandato di incrementare le quote di genere o “rosa” nelle legislazioni nazionali o all’interno dei partiti politici, tramite iniziative per sostenere una equa rappresentanza di donne e uomini in politica. Per far sì che queste misure siano effettive, il Consiglio suggerisce di incentivare l’entrata di un numero maggiore di donne nei partiti politici. Si è rilevato inoltre che, negli Stati in cui queste misure vengono applicate, la parità è stata raggiunta più facilmente.
Fig.3 – Equal Pay Day in Canada nel 2017
CONCLUSIONI
In questi 14 anni, ci sono stati pochi cambiamenti sulla partecipazione femminile nelle cariche di responsabilità in ambito politico e pubblico. Tra il primo monitoraggio del 2005 e il terzo del 2016 in alcuni ambiti si sono registrati lievi miglioramenti, in altri invece i dati sono rimasti quasi del tutto invariati. Per poter ottenere una parità di genere bisogna costruire una strategia più ampia che comprenda la promozione di parità tra uomo e donna in più aree. Il Consiglio d’Europa è convinto che la parità di genere a livello decisionale in ambito politico e pubblico non sarà mai raggiunta se non si arriverà prima alla parità nelle aree della sfera pubblica e privata. È fondamentale perciò continuare a monitorare il livello di parità di genere in tutti gli ambiti. Il Consiglio continuerà ad analizzare la presenza della donna nelle cariche di responsabilità sia in ambito politico che pubblico, perché questo può aiutare a comprendere come la società si stia trasformando e a capire quanta strada c’è ancora da fare per poter raggiungere un’effettiva parità tra uomo e donna.
Moira Mastrone
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Il soffitto di cristallo (glass ceiling) è una delle quattro dimensioni in cui è suddivisa la segregazione occupazionale femminile. Solitamente questa metafora è utilizzata quando, dall’analisi di dati statistici, sia visibile nella scala gerarchica che le donne sono ancora una minoranza rispetto alla dominante presenza degli uomini. Il soffitto di cristallo è visto quindi come una barriera invisibile ed infrangibile che rende complessa la scalata verso posizioni di responsabilità da parte delle donne, ma, data la sua trasparenza, permette alla donna intrappolata sotto il soffitto di vedere invece chi è riuscito ad ottenere la posizione di responsabilità.[/box]