GDM2018 – Il 2018 sarà un anno di grandi sfide per Vladimir Putin. Superato facilmente lo scoglio delle presidenziali di marzo, il leader russo dovrà infatti vedersela con la crisi nel Donbass, i problemi economici interni e i difficili equilibri di potere in Medio Oriente. È un asso nel mazzo di carte targato Il Caffè Geopolitico
CHI È
Vladimir Putin è il Presidente della Federazione Russa. Tra pochi mesi correrà alle presidenziali per ottenere il suo quarto mandato. Ex membro del KGB stanziato in Germania Est, inizia la sua carriera politica nel 1991 come direttore del comitato per le relazioni esterne della città di San Pietroburgo. La sua fulminante ascesa lo porterà a ricoprire molte cariche, tra le quali direttore del FSB (servizi di sicurezza interna) e Primo Ministro, fino a diventare Presidente dopo le dimissioni di Eltsin nel dicembre 1999. Da allora Putin detiene saldamente le redini del potere in Russia e le elezioni di marzo dovrebbero riconfermarlo alla Presidenza fino al 2024.
Fig. 1 – Il Presidente Putin durante una conferenza
COME È STATO IL SUO 2017
Il 2017 è stato un anno transitorio e segnato da alcune novità. L’elezione di Trump alla Casa Bianca ha deluso coloro che speravano in un riavvicinamento tra USA e Russia. Nonostante le simpatie tra i due leader, restano infatti profonde divergenze tra i loro Paesi sia a livello diplomatico che militare. Il mancato disgelo delle relazioni tra Mosca e Washington ha avuto serie ripercussioni sui rapporti del Cremlino con l’UE e con l’Ucraina. La prima ha confermato le sanzioni imposte alla Russia dopo l’annessione della Crimea, mentre la seconda è rimasta ostile a una soluzione negoziale della guerra nel Donbass. Questo ha contribuito, in parte, a spingere Mosca a cercare nuovi partner in Asia, Medio Oriente e Nord Africa. I rapporti con Cina e Iran godono di ottima salute, ma la più grande novità è rappresentata dalle varie iniziative di Putin sullo scacchiere mediorientale. L’intervento in Siria a fianco di Assad ha infatti imposto la Russia come attore imprescindibile per il futuro del Paese e dell’intera regione mediorientale. Oltre alla solida alleanza con Teheran e Damasco, Putin ha avviato colloqui di alto livello con l’Arabia Saudita, si è riavvicinato alla Turchia e ha approfondito i suoi legami con l’Egitto di al Sisi. Una nota negativa giunge invece dalla crisi nordcoreana, che minaccia di mettere in pericolo la posizione e la sicurezza della Russia in Asia orientale.
Fig. 2 – Il Presidente Putin ritratto davanti al Cremlino a Mosca
COME SARÀ IL SUO 2018
Alla luce anche dei successi raccolti nel 2017, il 2018 sarà un anno ricco di incognite per la Russia di Putin. Anzitutto, il nuovo anno metterà alla prova la solidità dell’alleanza tra Mosca e Teheran in Medio Oriente. Il Cremlino non vede infatti di buon occhio la crescente influenza iraniana in Siria e il costante aiuto dato dagli Ayatollah a Hezbollah in Libano. Questo perché la Russia mira a mantenere buoni rapporti con Israele, presentandosi come grande “mediatore” dei conflitti della regione. Nel frattempo i rapporti con l’Europa rimarranno diffidenti e la situazione in Ucraina resterà difficile, a meno di un improbabile pressing diplomatico dell’Occidente su Poroshenko. Bisognerà poi prestare attenzione alle proteste interne, anche se le elezioni di marzo dovrebbero riconfermare facilmente Putin al Cremlino. Nel suo (ultimo?) mandato si vedrà se lo “Zar” riuscirà a risolvere i problemi strutturali che attanagliano l’economia russa.
Valerio Mazzoni
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