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Gaza – C’è da festeggiare?

Migliaia di supporter di Hamas hanno festeggiato il 22esimo anniversario della nascita dell’organizzazione. Uomini in armi, anziani, donne e bambini: tutti nella grande piazza al-Kutiba per manifestare il proprio sostegno al leader Ismail Hania

HAMAS ANCORA POPOLARE? – Al di fuori di ogni possibile commento sui contenuti del discorso di Hania, il numero di partecipanti alla manifestazione è tale da non poter non imporre una riflessione. Da molti mesi alcuni analisti internazionali hanno voluto credere in un calo dei consensi per Hamas nella striscia di Gaza asserendo che ben presto la stessa popolazione avrebbe scacciato i miliziani islamici. Le immagini dell’altro giorno smentiscono però categoricamente questa affermazione. Anzi. Secondo il quotidiano “al-Quds al-Arabi” l’ANP avrebbe addirittura impedito lo svolgimento delle celebrazioni in Cisgiordania, provvedendo all’arresto di decine di militanti di Hamas, dimostrando così che, anche se non in maniera evidente, il sostegno ad Hamas nella West Bank è più che presente. Inoltre secondo l’autorevole quotidiano israeliano “Haa’retz”, Hamas avrebbe ingaggiato una durissima lotta ai movimenti estremisti presenti a Gaza i quali, finanche negli ultimi giorni, costantemente minano la sicurezza dei palestinesi residenti nella striscia e degli abitanti del sud di Israele. Questo ci aiuta in parte a dimostrare come Hamas si muova, seppur lentamente e cautamente, in maniera costante e progressiva verso posizioni più mitigate e moderate pur mantenendo intatto il suo zoccolo ideologico.

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TRA ISRAELE ED EGITTO – Rimane però ben poco altro da festeggiare a Gaza. Il blocco israeliano continua a distruggere la fragilissima economia locale, il numero di gaziani sotto la soglia di povertà aumenta esponenzialmente con il trascorrere dei giorni ed Hamas pur mantenendo intatta la vasta rete assistenziale, non appare in grado di procedere ad una ricostruzione infrastrutturale su larga scala. Ad aggiungere altro amaro ad una situazione drammatica, arrivano poi le recenti notizie secondo cui l’Egitto avrebbe iniziato la costruzione di una barriera lunga all’incirca una decina chilometri e profonda fino a 20-30 metri. L’obiettivo dichiarato è quello di arginare il traffico di armi che transita al di sotto del valico di Rafah e ad aiutare i carpentieri egiziani saranno presenti esperti americani che supervisioneranno l’intera esecuzione dell’opera. Il muro egiziano coprirà interamente dalla zona al-Barahma fino proprio al confine di Rafah e secondo la BBC, nonostante le smentite ufficiali, sarebbero già stati costruiti ben 4 chilometri dell’intera struttura. A Gaza non c’è davvero nulla di cui festeggiare… 

Marco Di Donato

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