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Guerra silenziosa

La cattura del carico di armi destinate a Hezbollah da parte dei commandos israeliani conferma la serie di mosse e contromosse che avviene dietro le quinte tra l’Iran e il mondo occidentale. Niente di nuovo per gli analisti, ma una sveglia per il pubblico.

 

ARMI DA TEHERAN – Abbiamo giĂ  parlato dell’importanza del lavoro di intelligence nella problematica iraniana; in questi giorni abbiamo avuto un’ulteriore prova, oltre a una conferma di come l’intera questione coinvolga aspetti ben piĂą globali della semplice produzione di energia e armi nucleari.La recente cattura del mercantile Francop da parte del Shayetet 13 – i commandos della marina israeliana – è stato solo l’ultimo passo di un’operazione che secondo fonti di intelligence ha visto l’individuazione del carico da parte di CIA e Mossad fin dalla sua partenza dalle coste persiane su una nave iraniana, fino al trasferimento sulla Francop nel porto egiziano di Damietta. Da lì unitĂ  della marina USA e Israeliana hanno seguito il cargo da vicino fino all’abbordaggio. A ottobre il mercantile tedesco Hansa India venne individuato in maniera simile e costretto a dirigersi verso Malta, dove venne scoperto un carico di armi anch’esso diretto in Libano. La fornitura di armi ed equipaggiamenti dall’Iran a Hezbollah non è piĂą un segreto da anni, ma le circa 500 tonnellate sequestrate sulla Francop è il piĂą grande carico catturato da almeno dieci anni. Ci si chiede quanti altri carichi non siano mai stati individuati.

 

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HEZBOLLAH SI RIARMA – Secondo le prime rilevazioni le armi ed equipaggiamenti sequestrati confermano la tendenza del movimento sciita in Libano a riarmarsi pesantemente. La presenza di armi sofisticate quali moderni missili anticarro ne indica la funzione anti-israeliana, data la mancanza di mezzi corazzati pesanti nell’esercito libanese. I razzi a breve e media distanza invece vanno a ricostituire l’arsenale di cui Hezbollah disponeva prima della Seconda Guerra del Libano nel 2006; come giĂ  sperimentato in passato, l’utilizzo della armi appare rivolto contro le cittĂ  israeliane. La cattura del Francop non porta dunque novitĂ  nelle valutazioni della maggior parte degli analisti occidentali, che giĂ  denunciano il fenomeno del riarmo clandestino del movimento guidato da Nasrallah fin dal 2007. Si registra però l’intensificarsi dell’attivitĂ  preventiva, che sta rendendo piĂą difficile l’approvigionamento di tali sofisticati equipaggiamenti da parte di Hezbollah. Inoltre contribuisce a smentire anche presso l’opinione pubblica le tesi innocentiste di chi tende a ignorare l’appoggio di Teheran al movimento sciita – peraltro piĂą volte confermato da loro stessi – e il suo potenziale effetto destabilizzante sul Libano intero. Hezbollah infatti continua a mantenere una posizione dominante rispetto all’esercito regolare del paese dei Cedri.

 

IMPLICAZIONI – Del resto Teheran ha tutto l’interesse a supportare il movimento sciita: esso costituisce un mezzo utile per distrarre l’attenzione di Gerusalemme lontano dal Golfo Persico, costringendola a mantenere impegnate ingenti risorse militari e di intelligence a nord. Permette di avere un’arma puntata contro la popolazione israeliana – ottima arma per colpire il vero e forse unico punto debole delle Forze Armate israeliane: il morale della popolazione in patria. Consente di avere i mezzi per aprire un pericoloso secondo fronte nel caso di attacco israeliano (o occidentale in genere) e rendere dunque ogni conflitto molto piĂą costoso in termini di vite umane.Questa strategia può essere contrastata solo con l’appoggio compatto del mondo occidentale – e non solo – ottenibile rendendo palesi le azioni destabilizzanti di Teheran. La cattura del carico della Francop va proprio in tale direzione e aggiunge un altro tassello alla guerra silenziosa che va avanti dietro le quinte tra Israele e l’Iran. Rimane da vedere se Teheran riuscirĂ  a compiere a breve una contromossa.

 

Lorenzo Nannetti 

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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