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Singapore, una nuova strategia per affrontare la pandemia

In 3 sorsiIl Governo di Singapore ha deciso di adottare una nuova strategia per la pandemia di Covid-19, puntando alla convivenza con il virus. Molti stanno quindi guardando con attenzione a quello che succede nella città-Stato. La domanda è se tale scelta avrà successo e se spingerà altri Paesi ad abbandonare la strategia “zero trasmissioni”.

1. STOP ISTERIA

Il Primo Ministro Lee Hsien Loong ha fatto sapere che Singapore virerà controcorrente rispetto al resto del mondo. È infatti prossimo al debutto il nuovo piano di convivenza con la Covid-19: niente più isolamento per chi viene a contatto con persone risultate positive ai tamponi, ma soprattutto si cercherà di eliminare ogni traccia di emergenzialità all’interno dei palinsesti televisivi. Per fare un esempio concreto, i telegiornali smetteranno di annunciare il bollettino quotidiano sui nuovi casi di positività. Ovviamente però rimangono in vigore la quarantena per chi decide di viaggiare per Singapore e la misurazione della temperatura corporea all’ingresso di uffici pubblici e centri commerciali. Tuttavia il recente rialzo della curva dei contagi ha reintrodotto alcune regole severe. Per quanto concerne infatti le ormai classiche limitazioni, verrà vietato ogni assembramento per gruppi superiori alle due persone, incluso le visite ai parenti, nonché consumare cibo all’interno dei ristoranti. L’uso della mascherina rimane obbligatorio anche per chi fa sport all’aperto. La task force sanitaria ha fatto sapere che le regole saranno valide almeno fino al 18 agosto.

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Fig. 1 – Controllo della temperatura all’ingresso di un dormitorio per lavoratori stranieri di Singapore

2. LA VACCINAZIONE RIMANE LA CHIAVE DI VOLTA

La campagna vaccinale a Singapore procede bene. Entro un paio di settimane si punta a coprire con la prima dose almeno i due terzi della sua popolazione. L’obiettivo è quello di arrivare a rafforzare l’immunità della stessa fetta di popolazione con la seconda dose entro il 9 agosto. Tutto lascia quindi pensare che la libertà concessa ai cittadini di Singapore non sia solamente la speranza che presto la Covid-19 diventi una normale influenza stagionale, ma anche il fatto che dietro la decisione di abbandonare gradualmente ogni residuo della strategia da “zero trasmissione” ci sia ovviamente, com’è giusto che sia, tanta fiducia nei confronti dell’efficacia della vaccinazione di massa.

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Fig. 2 – Persone in fila per comprare del cibo in un negozio del centro di Singapore

3. METODI DIFFERENTI, STESSO OBIETTIVO

La maggioranza dei Paesi del mondo ha ormai consolidato rigidi modelli di gestione regionale della pandemia, con limitazioni spesso severe, e qualche volta, come nel caso della Francia di Macron sono state necessarie anche le “provocazioni”. L’Eliseo ha infatti fatto sapere che i sanitari che decideranno di non vaccinarsi non percepiranno il prossimo stipendio. Ne è seguito un clamoroso dietro-front da parte di quei sanitari indecisi, con oltre 1 milione di prenotazioni per il vaccino in sole 24 ore. Abbiamo poi, come ampiamente dibattuto, modelli di gestione sanitaria totalmente differenti come il caso singaporiano, di cui un po’ tutto il mondo si è sorpreso, a causa dell’eccessiva flessibilità del suo piano. Ciò che però rimane è il focus altamente condiviso a livello internazionale sulla volontà di proseguire massicciamente a vaccinare la popolazione mondiale.
Già durante il loro ultimo incontro nel Regno Unito i Paesi del G7 hanno congiuntamente ribadito che serve uno sforzo maggiore per riportare il mondo alla normalità. Per riuscirci si è ribadita la necessità di incrementare e coordinare la capacità vaccinale a livello mondiale, soprattutto considerando anche i Paesi in via di sviluppo. Entro il 2022 sarà di fondamentale importanza arrivare almeno a vaccinare il 60% della popolazione mondiale. Intanto a Singapore la nuova strategia di contenimento subisce un ritardo dopo che sono stati rilevati diversi nuovi focolai, tra cui uno in un karaoke bar. Rimane quindi da chiedersi se l’iniziale light strategy di Singapore possa essere almeno parzialmente un modello realmente replicabile e funzionale anche per il resto del mondo o se la rettifica che ne è seguita non abbia davvero escluso ogni possibilità di abbassare la guardia quanto meno nel futuro prossimo.

Massimiliano Giglia

Photo by akenarinc is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Singapore sembra volersi lanciare in un nuovo piano contro la pandemia. L’obiettivo è eliminare gradualmente le restrizioni e cominciare a convivere con il virus.
  • La convinzione delle Autorità è che la campagna vaccinale – ormai a buon punto – sia l’unica strada percorribile per sconfiggere la pandemia.
  • Tuttavia nuovi focolai epidemici mettono in discussione la strategia del Governo singaporiano.

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Massimiliano Giglia
Massimiliano Giglia

Sono cresciuto in Sicilia, la scrittura e le illustrazioni da sempre sono le mie più grandi passioni.
Mi sono laureato in Lettere all’Università di Catania e in Cooperazione Internazionale, tutela dei Diritti Umani all’Università di Bologna. Entrambe rappresentano per me due tappe fondamentali del mio percorso di crescita personale, oltre che di formazione. Conclusi gli studi mi sono trasferito a Londra e ad Harbin, in Cina, luoghi in cui ho potuto assaporare il gusto di trovarmi in un punto di vista diverso. Tutto questo mi ha inesorabilmente aperto gli orizzonti e ha certamente accentuato il mio interesse per gli affari esteri.

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