In 3 sorsi – Il gay pride di Budapest ha visto la partecipazione di oltre 30mila fra cittadini e cariche istituzionali da tutta Europa, una protesta contro la legge che bandisce il tema dell’omosessualitĂ dalle scuole, per cui Orban ha annunciato un referendum popolare.
1. UNA PARTECIPAZIONE SENZA PRECEDENTI
La parata del Budapest Pride ha visto quest’anno una partecipazione senza precedenti, con oltre 30mila persone riunitesi nella capitale ungherese per celebrare e manifestare l’orgoglio della comunità LGBTQ. Un segnale importante da parte della popolazione, che pare volersi discostare dalla serie di provvedimenti discriminatori presi dal Governo del sovranista Viktor Orban, adottati da un paio d’anni a questa parte. Fra di essi la cosiddetta “legge insalata” del maggio 2020, che lega la definizione di genere di una persona esclusivamente al suo sesso di nascita. Il più recente di questi è la norma volta a rafforzare le pene per reati di pedofilia, che prevede il divieto di trattare il tema dell’omosessualità ai minori all’interno di media e scuole. Questa legge rispecchia quella russa contro la “propaganda omosessuale” e ha suscitato l’indignazione di molti, compresa Ursula von Der Leyen, Presidente della Commissione UE, che l’ha definita “vergognosa”.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – La parata sul Ponte della LibertĂ di Budapest
2. LA SOLIDARIETĂ€ DELLA COMUNITĂ€ INTERNAZIONALE
Proprio per la sua portata polemica e di protesta il Budapest Pride non ha visto solo la partecipazione di semplici cittadini, ma anche di varie cariche istituzionali. Oltre a vari diplomatici ed europarlamentari era presente anche una delegazione di politici italiani: Brando Benifei e Alessandro Zan del PD, Vladimir Luxuria ed esponenti di Più Europa. Anche il Sindaco della capitale ungherese e figura di spicco dell’opposizione, Gergely Karácsony, ha preso attivamente parte alla marcia. Inoltre quarantadue fra ambasciate e istituti culturali hanno manifestato il proprio sostegno all’iniziativa con un comunicato congiunto, in cui sottolineano la preoccupazione della comunità internazionale per la minaccia al principio di non discriminazione in base all’orientamento sessuale o all’identità di genere. L’Ungheria, oltretutto, è oggetto assieme alla Polonia di una procedura d’infrazione fortemente voluta dal Parlamento dell’Unione Europea proprio per le reiterate violazioni dello Stato di diritto e l’erosione di diritti fondamentali, come quelli delle minoranze sessuali, andando così contro i principi dell’Unione stessa.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Viktor Orban, premier ungherese
3. PROSPETTIVE FUTURE SULLE ELEZIONI IMMINENTI
Alla procedura d’infrazione Orban ha risposto con l’annuncio di un referendum legato alla legge che bandisce il tema dell’omosessualitĂ dalle scuole, sperando in un forte appoggio popolare. Tuttavia il referendum rischia di non raggiungere il quorum previsto, dato che, secondo un recente sondaggio di IPSOS, il 46% della popolazione ungherese è favorevole ai matrimoni omosessuali e, secondo una ricerca del think-tank Globsec, ben il 55% degli ungheresi si dichiara contrario alla “demonizzazione” della comunitĂ LGBTQ. Questi temi peseranno fortemente sulle future elezioni che si terranno nel 2022 e il referendum viene considerato un banco di prova. Secondo l’opposizione l’attenzione del Governo ungherese per tali tematiche sarebbe un espediente per distrarre l’opinione pubblica da altre questioni che avrebbero messo sotto pressione l’esecutivo a guida Orban, fra cui lo scandalo dello spyware Pegasus, che avrebbe visto vittima anche alcuni esponenti dello stesso Governo. In ogni caso il Budapest Pride rappresenta un inequivocabile segnale di protesta da parte dei cittadini ungheresi che non è possibile ignorare e che si rifletterĂ nell’esito delle prossime elezioni.
Federica Barsoum