Arrivano anche le firme: è ormai ufficiale l'accordo Start 2 tra Usa e Russia sulla riduzione delle testate nucleari. Un messaggio forte anche contro gli attuali tentativi di proliferazione nucleare, nonostante alcune questioni tra le parti (vedi scudo antimissile) siano ancora da affrontare
di Fabio Mineo (www.lospaziodellapolitica.com)
IL CAMMINO – Dopo la tanto proclamata riforma del sistema sanitario americano, si profila un altro importante successo per Barack Obama, quarto presidente americano (terzo in carica) ad esser stato insignito del premio Nobel per la pace. Si firma oggi a Praga il nuovo trattato START (Strategic Arms Reduction Treaty) tra Stati Uniti e Federazione Russa per la riduzione degli arsenali atomici.
Ginevra, 29 Giugno del 1982: con la presentazione della proposta del presidente americano Ronald Reagan, inizia la storia dello START, trattato bilaterale tra Stati Uniti e Unione Sovietica per la riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive, firmato a Mosca il 31 Luglio 1991 dai Presidenti George Bush e Michail Gorbacëv; una storia certamente travagliata, intrecciata con le vicende complicate di un mondo che repentinamente ed improvvisamente vedeva crollare il sistema dei due blocchi. L’entrata in vigore di START I, il 5 Dicembre 1994, fu comunque un passo fondamentale nella storia del mondo: nella sua revisione finale – nel tardo 2001 – si rivelò come il più vasto e il più complesso trattato di controllo sulle armi atomiche mai approvato, comportando l’eliminazione dell’80% delle armi nucleari in circolazione.
DOTTRINA OBAMA – Il 5 Dicembre 2009, portando con sè la naturale scadenza del patto, ha riportato in auge i colloqui tra le due ex-superpotenze, anche alla luce dei nuovi pericoli derivanti dalla proliferazione atomica, primo fra tutti – almeno nell’agenda Usa – il nucleare iraniano. Un patto con la Russia diventa così un passo fondamentale non solo dal punto di vista storico, ma anche per le conseguenze che questo può avere sugli attuali fragili equilibri all’interno dell’anarchica comunità internazionale. La “dottrina Obama” sarebbe dunque quella dell’atomica solo ad uso difensivo, pur senza ben chiarire il confine tra difesa e attacco preventivo; mostrare al mondo la visione di un futuro meno atomico, lasciando però agli americani la garanzia di sicurezza derivante da armamenti nucleari e convenzionali tutt’ora ineguagliabili per le altre nazioni; impegnarsi per la pace, mantenendo inalterata la pressione su Iran e altri stati ritenuti pericolosi.
LE RIDUZIONI – Obama definisce il nuovo START, il ‘più vasto accordo di regolamentazione degli armamenti per almeno le ultime due decadi’. Nelle parole del ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, il nuovo trattato ‘riflette un nuovo livello di fiducia tra Mosca e Washington’ e ‘apre una nuova pagina nelle relazioni tra le due maggiori potenze nucleari del mondo’. Effettivamente, l’accordo mostra convergenza su alcune delle questioni più importanti, riducendo – secondo le indiscrezioni – a 800 il numero di vettori e a 1550 quello delle testate entro sette anni. Inoltre si sarebbe risolta con un compromesso la questione spinosa dei controlli, attraverso la riduzione delle missioni permanenti con l’esclusione di diversi siti, tra i quali quello segretissimo di Votkinsk, nella Russia centrale.
RIMARREBBE QUELLO SCUDO… – Non è però tutto oro quel che luccica, e non tutte le diffidenze sono state superate. Ad esempio, Mosca teme i nuovi armamenti offensivi convenzionali che Washington starebbe sviluppando e che, pur senza testata nucleare, avrebbero – per gittata e precisione – efficacia eguale all’arma atomica. Dalle indiscrezioni si apprende inoltre che in una dichiarazione unilaterale al trattato, il Cremlino prevede l’uscita dall’accordo nel caso in cui il potenziale della difesa antimissilistica Usa raggiungerà ‘la soglia della minaccia degli interessi nazionali russi’. Il sottosegretario Clinton si è subito affrettata a dichiarare che il nuovo accordo ‘non tratta di difesa missilistica’ dunque scudo anti-missile e ‘new START’ non sarebbero in nessun modo legati. La stessa Clinton ha poi proseguito sottolineando come anche su questi temi piuttosto controversi, sarebbero in corso dei negoziati. Insomma l’accordo è di portata storica e pur con qualche difficoltà continua quel lento e travagliato percorso di dismissione dei retaggi della guerra fredda.