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Scuola Latina – seconda parte

La seconda parte del nostro viaggio all'interno della situazione educativa in America Latina. Le statistiche che riguardano il livello di istruzione sono in netto miglioramento, ma c'è ancora parecchio da fare. Lo sviluppo economico e sociale passa anche attraverso la scuola.

PROGRESSI ANCORA INSUFFICIENTI – Di certo l’educazione in America Latina ha fatto passi da gigante dal dopoguerra a oggi. Nel 2005, 69 milioni di studenti accedevano all’educazione di base (secondo le norme internazionali il ciclo fondamentale si compone di due livelli, basico e secondario), cioé il 95% della popolazione in età scolare. L’analfabetismo si é ridotto drasticamente anche se il 10% della popolazione totale del subcontinente ancora non sa né leggere né scrivere. Ciononostante molti problemi rimangono da risolvere. Alla fine dello scorso millennio solamente il 70% degli alunni accedeva al livello secondario. Tale percentuale deve ridursi della metá se si esamina l’accesso all’universitá o alla formazione tecnica. Considerando che sempre piú questi livelli educativi rappresentano un minimo indispensabile per consentire ad una persona di accedere ad un salario e condizioni di vita degne, si capisce quanta strada rimanga da percorrere. Le popolazioni che vivono nelle zone periferiche o rurali sono anche quelle che maggiormente soffrono di uno scarso accesso a educazione. A discapito della tendenza positiva sperimentata negli ultimi cinquant’anni, il numero di analfabeti nella regione é aumentato di 1,6 milioni dal 1995 ad oggi. Ció principalmente si annovera ad alcuni paesi come Guatemala e Nicaragua, e chiaramente Brasile che da solo conta con il 40% degli analfabeti della regione. Che tali annotazioni facciano riferimento a paesi ad alta percentuale indigena non ha nulla di sorprendente. Sono infatti le minoranze etniche ed i popoli originari, i raggruppamenti che in maggioranza occupano le zone rurali dove i sistemi educativi della regione ancora stentano ad arrivare o lo fanno con poche risorse o bassa qualitá.

In una valutazione della qualitá dell’educazione effettuata su scala mondiale dalla OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa) nel 2003 si è constatato che tra il 34% ed il 63% degli alunni con minori risultati in prove standardizzate si trovavano in paesi a reddito basso o medio, fra cui Brasile e Messico. Una prova similare realizzata dall’UNESCO nel 2007 solamente nella regione latinoamericana ha rivelato disparitá importanti esistenti fra gli alunni di zone rurali ed urbane in favore di quest’ultime. Tali differenze, una volta di piú si devono alle disparitá di risorse economiche delle famiglie, ma anche l’etnia, le differenze linguistiche ed il sesso (i maschi sono favoriti rispetto alle femmine) giocano un ruolo. Generalmente peró, la localizzazione delle famiglie rimane una costante che influisce sull’accesso ed i risultati degli alunni. Alcune zone periferiche o marginali, come per esempio in Guatemala, possono addirittura presentare statistiche inferiori alle zone rurali. Inoltre, la possibilitá che i giovani abbandonino la scuola é maggiore in queste zone dove l’offerta educativa é spesso quasi inesistente o nulla.

Questo scenario rende l’azione di “Fé y Alégria” (oggi una rete di 1.603 centri e quasi 40.000 persone ) ancora piú pertinente e attuale. Non si tratta infatti solamente di raggiungere le localitá remote e colmare i vuoti che ancora esistono. Appoggiare lo sviluppo dell’educazione in tali zone viene al riscatto di culture popolari e tradizionali di cui é ricco il continente ma che corrono il serio rischio di sparire a causa delle poche risorse e l’emigrazione di massa verso le cittá.

 

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SPENDERE DI PIÚ E MEGLIO – Due fattori impediscono ai sistemi educativi latinoamericani di raggiungere progressi ancora piú significativi. L’ America Latina é la regione piú disuguale al mondo in termini di distribuzione del reddito, ben davanti all’Asia che la segue con 10 punti di distacco nell’indice GINI (un indicatore che misura le differenze nella distribuzione). Il 10% piú ricco possiede il 48% della ricchezza mentre il 10% piú povero solo gode del 1,5% di questa. Tale fenomeno é strettamente vincolato con il processo di privatizzazione, il secondo fattore che incide sulla qualitá dell’educazione, che investe l’América Latina in generale e che negli ultimi anni ha abbracciato i sistemi educativi. Ció rappresenta un problema, derivando sulle famiglie il peso (ed il costo dell’educazione) che prima era invece una sola prerogativa dello stato.

Per l’UNESCO e molte altre organizzazioni internazionali che difendono l’educazione come un bene pubblico ed un diritto (per cui dovrebbe essere esente da pagamenti) i governi del pianeta dovrebbero dedicare almeno il 6% del PIL all’educazione. Ciononostante in America Latina tale cifra non raggiunge in media il 4%. In paragone, i paesi della regione investono cinque volte meno in educazione che i paesi dell’OCSE. Ma quello che é piú preoccupante é il tasso d’efficienza di questi investimenti. Infatti, i sistemi educativi di Lituania e Macao-Cina, per esempio, dedicano approssimativamente le stesse risorse ma i risultati di questi nelle prove internazionali superano abbondantemente quelli dell’America Latina.

QUALI CONCLUSIONI? – É evidente che le sfide dell’educazione non sono finite per l’America Latina. Per tale ragione l’azione di Fé y Alegría che nel 1985 ha aggregato al suo nome il nuovo termine “Entre-kultura” con l’obbiettivo di meglio definire la propria missione, rimane piú che mai attuale. Oltre all’educazione scolarizzata l’organizzazione nata 55 anni fa in un quartiere di Caracas presenta oggi una struttura variata composta da strumenti di comunicazione, programmi di formazione per gli adulti, formazione professionale e progetti di sviluppo comunitario. Nonostante queste evoluzioni, la principale preoccupazione del fondatore per le popolazioni rurali, le comunitá indigene ed emarginate, ed i piú poveri del continente é peró rimasta intatta.

Gilles Cavaletto

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