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Hwasong-8, il nuovo missile ipersonico di Kim

In 3 sorsi I media di Stato nordcoreani hanno fatto sapere che il nuovo missile lanciato il 28 settembre era solamente uno dei test facenti parte di un nuovo programma militare che durerà cinque anni. Pyongyang la definisce “arma strategica”, parole che però il resto del mondo ha imparato a conoscere con la traduzione di “arma con capacità nucleare”.

1. UN NUOVO MISSILE NORDCOREANO

Il lancio del nuovo missile ipersonico, noto come Hwasong-8, non è stato che il terzo test da inizio settembre. La Corea del Nord rivela così al mondo di avere in programma la creazione di un nuovo sistema di lancio di missili balistici. Il decollo dello Hwasong-8 è coinciso con la pubblica difesa da parte del delegato nordcoreano all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Kim Song, che ha abbondantemente minimizzato l’accaduto. “Costruire la nostra difesa nazionale è salvaguardare in modo affidabile la sicurezza e la pace del Paese”, è quanto ha detto nel recente incontro al Palazzo di vetro.
Giusto per fare chiarezza, un missile ipersonico non è solamente più veloce rispetto agli altri missili, è anche più difficile da intercettare per i principali sistemi di difesa antiaerea. Pyongyang non è però l’unica ad aver intrapreso questa strada. A luglio infatti anche la Russia ha cominciato a testare questa tecnologia lanciando un missile che ha viaggiato ad una velocità di 8659,88 km/h.
Per ciò che riguarda Kim, il motivo di questo nuovo lancio è probabilmente legato alle continue accuse nei confronti della Corea del Sud per aver intrapreso recentemente il suo primo lancio di missili balistici sottomarini. Di contro il Governo di Seul ha motivato le sue azioni facendo sapere che il lancio è stato solo una risposta alle provocazioni di Kim. Intanto proprio quest’ultimo sembra aver ordinato di riattivare il reattore di Yongbyon che produce plutonio per i test nucleari.

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Fig. 1 – Discorso dell’ambasciatore nordcoreano Kim Song all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 27 settembre 2021

2. KIM PARLA DI RICONCILIAZIONE CON SEUL

Tuttavia, con uno spettacolare dietrofront, Kim Jong-un parrebbe intenzionato a ristabilire il filo diretto con la Corea del Sud e a cercare una riconciliazione con Seul. In concomitanza al tentativo di riconciliazione con il vicino sudcoreano si sono aggiunti però toni minacciosi nei confronti di Washington, che è stata definita da Kim come il solito mediatore delle due Coree che rimane però allo stesso tempo ostile alla pace della penisola. La situazione nordcoreana merita particolare attenzione anche per implicazioni che vanno oltre i lanci missilistici. Questa estate infatti Pyongyang ha dovuto far fronte a una grave crisi alimentare che ha messo il Paese in ginocchio per settimane: la causa è da rintracciare circa il rigoroso isolamento che Kim ha imposto alla Corea del Nord per la pandemia di Covid-19 e ovviamente al permanere delle sanzioni internazionali varate dalle Nazioni Unite. Ad ogni modo Kim è intenzionato a proseguire nel programma nucleare, soprattutto per difendersi, a suo dire, da un possibile attacco americano. Un sospetto da tempo presente nella mente di Kim e che ha portato già 5 anni fa allo sviluppo di missili nordcoreani in grado di raggiungere le basi americane di Guam, lontane ben 4.500 chilometri. Nel 2017 Kim ha addirittura migliorato le prestazioni dei suoi missili mettendo in campo lo Hwasong-15 che sarebbe in grado di colpire il territorio metropolitano degli Stati Uniti.

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Fig. 2 – Un ufficiale sudcoreano testa la linea di comunicazione diretta con la Corea del Nord, che è tornata recentemente operativa dopo le dichiarazioni concilianti di Kim Jong-un

3. DIPLOMAZIA AL LAVORO PER SEDARE LA CRISI

La riunione tenutasi a New York dell’Assemblea Generale ONU è stata l’occasione per sottolineare l’urgenza di intensificare il dialogo con la Corea del Nord per cercare di limitare il potenziale missilistico e nucleare di cui dispone. L’ambasciatore sudcoreano alle Nazioni Unite Cho Hyun ha ribadito l’importanza della proposta del Presidente Moon Jae-in di una dichiarazione formale per chiudere la guerra di Corea (1950-53). “Una dichiarazione di fine della guerra segnerebbe un punto di partenza fondamentale nella creazione di un nuovo ordine di riconciliazione”, ha affermato Cho.
“Sollecitiamo la Corea del Nord ad astenersi da ulteriori provocazioni e ad adottare misure concrete verso una denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile. Nel frattempo il regime di sanzioni internazionali deve rimanere in vigore ed essere efficacemente attuato”, è quanto invece ha detto l’ambasciatore italiano Stefano Stefanile. Nel corso della riunione l’ambasciatore britannico Aidan Liddle, ha invece incoraggiato la ripresa del dialogo tra Pyongyang e Washington interrotto a partire dal fallimento del summit di Hanoi del 2019.

Massimiliano Giglia

NORTHKOREA-SOUTHKOREA/” by f097653195031 is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • Neanche questa volta Kim cambia copione, minacciando prima e cercando di conciliare poi. La Corea del Sud è il vicino di casa prima odiato e poi amato.
  • L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite intanto cerca un possibile dialogo con Pyongyang dopo il lancio del missile ipersonico Hwasong-8.
  • La mancata conclusione della guerra di Corea (1950-53) è l’anello debole della crisi attuale. Si tratta di un elemento fondamentale per la diplomazia che però spesso ne sottovaluta l’importanza.

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Massimiliano Giglia
Massimiliano Giglia

Sono cresciuto in Sicilia, la scrittura e le illustrazioni da sempre sono le mie piĂą grandi passioni.
Mi sono laureato in Lettere all’UniversitĂ  di Catania e in Cooperazione Internazionale, tutela dei Diritti Umani all’UniversitĂ  di Bologna. Entrambe rappresentano per me due tappe fondamentali del mio percorso di crescita personale, oltre che di formazione. Conclusi gli studi mi sono trasferito a Londra e ad Harbin, in Cina, luoghi in cui ho potuto assaporare il gusto di trovarmi in un punto di vista diverso. Tutto questo mi ha inesorabilmente aperto gli orizzonti e ha certamente accentuato il mio interesse per gli affari esteri.

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