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Intervista a Roza Otunbayeva (III): le prospettive future del Kirghizistan

Terza e ultima parte della lunga intervista con Roza Otunbayeva. In questa sezione del suo colloquio con Christian Eccher, l’ex Presidente kirghisa riflette sul futuro del suo Paese e sui rapporti di Bishkek con le altre repubbliche della regione centroasiatica. 

La prima parte dell’intervista è disponibile qui.

La seconda parte è invece disponibile qui.

I rapporti con il Kazakistan sono tesi da quando il Kirghizistan è diventato una democrazia. Da mesi ci sono problemi alla frontiera, chilometri di camion in fila in attesa. I beni deperibili vanno a male e le autorità di Astana non permettono agli autotrasportatori di passare.

Non dovrebbe accadere quello che accade. Quello che sta succedendo la dice lunga sul livello di preparazione del nostro Presidente uscente, Atambayev. Nazarbayev è così, voleva le scuse da parte di Atambayev. Adesso non gli interessa più, Atambayev se ne va. Il problema è che il Governo non riesce a risolvere le questioni fondamentali, non è in grado. Infatti questo Governo è stato soprannominato “kinder-Governo”. Bisogna risolvere in maniera veloce le questioni legate alla dogana; la dogana è in mano al Presidente. Lì c’è un oligarca, il quale prende enormi… terribili quantità di danaro. Hanno rinunciato a milioni di dollari da parte del Kazakistan solo perché sanno che possono prendere soldi direttamente alla frontiera.

Magari il nuovo Presidente Zheekshenkulov si rivelerà più efficace del suo predecessore.

Anche per lui non sarà facile. Sa, lui è davvero provinciale. Non è mai andato da nessuna parte, non conosce persone lì dove sarebbe necessario. Ecco, è stato sempre seduto lì in provincia. È un uomo che è stato creato dal nulla, come dice Babanov dal 2% di voti a cui sarebbe stato destinato è arrivato al 54%. Lo hanno pompato, capisce? Cosa ci dobbiamo aspettare da lui?

Attualmente non ci sono molte prospettive per il Kirghizistan. Bisogna aspettare.

Sì, i miracoli non esistono e non ci saranno. Bisogna osservare, analizzare e decidere in che direzione andare. Il Presidente uscente ha fatto tanti di quei danni per il paese… Non so davvero come faranno Nazarbayev e Putin a salvare tutto questo. A mio avviso ci siamo pentiti 100 volte di essere entrati nell’Unione Euroasiatica.

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Fig. 1 – Un recente vertice dell’Unione Euroasiatica, di cui il Kirghizistan fa parte dall’agosto 2015

Il Kirghizistan è a livello strategico molto importante. L’ha capito anche e soprattutto la Cina… Ci sono accordi importanti con l’Uzbekistan. Si parla anche di un’eventuale uscita del Kirghizistan dall’Unione Euroasiatica.

L’Uzbekistan è molto prudente e pragmatico. E sulla Cina non fatevi troppe illusioni, hanno tutto ciò che loro serve, producono tutto da soli.

Una questione per me molto importante: nella politica kirghisa ci sono poche donne, nonostante siano proprio le donne la forza di questo paese: madri, lavoratrici, spesso impegnate su più fronti.

Vede, io sono – come dire – un prodotto “sovietico”. L’Unione Sovietica ci ha dato una base enorme per l’educazione, per un processo di “femminizzazione” della società. La libertà consisteva nella consapevolezza di sé, specialmente per quanto riguardava la religione. Oggi invece è in corso un processo enorme di islamizzazione della società kirghisa. Ciò costituisce un grande ostacolo per le donne in futuro; la cosa ci preoccupa e terremo conto di questa situazione. Mi sembra che sia molto importante cambiare il contesto economico del Kirghizistan, che è molto debole da questo punto di vista. Bisogna migliorare le condizioni di vita della popolazione. Il reddito pro-capite è di 1500 dollari all’anno, cosa che fa davvero ridere nel mondo odierno.

Sì, ma il Kirghizistan può davvero farcela da solo?

È necessario cambiare completamente le basi su cui si appoggia l’economia del nostro Paese, in maniera tale da garantire alle donne la partecipazione alla vita sociale. Attualmente… C’è in questi giorni qui a Bishkek una mostra fotografica, intitolata “Le donne attraverso il linguaggio dell’arte”: vada, vedrà ritratti di signore che portano l’acqua, che fanno i lavori più umilianti e primitivi, sicuramente i più faticosi. Mio Dio, ma stiamo scherzando, ma quale politica e politica? Quando sono diventata Presidente mi sono premurata di dare i posti chiave della vita politica del Paese a donne, perché loro erano le uniche ad avere le mani pulite, erano le uniche persone a non essere “contaminate”. Erano tra l’altro anche molto professionali. Il che non vuol dire che io ho deciso così, ho firmato un decreto ed ecco alcune signore al potere. No! In accordo con la Costituzione ho proposto le nomine al Parlamento. La mia proposta, cioè, diventava una candidatura. In Parlamento ci sono state discussioni, venivano poste domande, si trovavano risposte, si controllava che tutto fosse davvero in regola; io firmavo solo dopo l’approvazione da parte del Parlamento. Nazarbayev e Karimov (il Presidente del Kazakistan e dell’Uzbekistan, ndr) facevano così: “Ecco, io nomino questa persona a Procuratore Generale”, punto. Io sono stata la prima a far nominare una donna alla carica di Procuratore Generale. Anche il Presidente della Banca Nazionale era una donna, così come il Revisore dei Conti. E non erano le uniche, c’erano anche la Vice-Premier e la Vice-Presidente del Parlamento. Insomma, in molte posizioni chiave c’erano donne. A Bishkek non era e non è raro trovare donne nei luoghi di potere: siamo nella capitale, c’è una grande vita sociale, ci sono le Ambasciate, c’è gente istruita.

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Fig. 2 – Donne kirghise si preparano a festeggiare la Maslenitsa nel villaggio di Leninskoe, poco distante dalla capitale Bishkek

Il problema è quando andate in provincia. Ci sono 40 province (raion) in Kirghizistan, e neppure una donna a capo di una di esse. I Presidenti della provincia si chiamano Akim. Ci sono sette regioni (oblast) in Kirghizistan e neppure una donna ne presiede una. Ai miei tempi c’era una donna Presidente. Capisce perché è importante la vita economica? Perché è importante avere, soprattutto in provincia, una classe media; è fondamentale creare le condizioni perché le donne possano occupare il proprio tempo in questioni non legate solo alla sopravvivenza e alla famiglia, ma anche ad altre, “più alte” necessità. Ovviamente già adesso ci sono donne che lavorano, fanno per lo più le insegnanti o i medici. Da noi ci sono unità territoriale composte da 5 o 6 villaggi. Ce ne sono circa 450. Sarebbe davvero ottimo se le donne prendessero in mano alcune di queste unità. Qui entra in gioco l’educazione. Bisogna prendere qualcuno che abbia finito l’Università a Harvard, a Chicago. Da noi nelle istituzioni non c’è neanche un giovane che abbia finito una di queste prestigiose Università. Abbiamo un Governo formato da gente mezzo istruita. Il sistema di istruzione locale mi lascia molti dubbi e tutti i nostri politici hanno studiato qui. Mi scuso per quello che sto per dire, ma ritengo che la degradazione del sistema scolastico sia stata colossale, per questo per quel che mi riguarda quella che abbiamo qui non si può proprio definire istruzione. Coloro che hanno studiato con questo sistema sono ora Presidenti del Consiglio, Presidenti del Parlamento, Ministri… In Kazakistan, per esempio, i politici hanno tutti finito l’Università all’estero, grazie a borse di studio concesse dal Presidente della Repubblica Nazarbayev per terminare la Laurea magistrale. I quadri kazaki hanno uno spessore culturale diverso rispetto a quelli nostri. Da noi c’è qualcuno che ha finito gli studi altrove, ma non fa testo, capisce?

Capisco, però le Sue parole mi lasciano decisamente sorpreso e perplesso. Un esempio: in Serbia c’è adesso un Premier, Ana Brnabić, che ha studiato in Gran Bretagna e ho la chiara impressione che sia davvero lontana dal popolo e che non abbia idea delle vere necessità e dei problemi della gente comune.

Probabilmente lavora secondo schemi che sono stati sviluppati lì dove ha studiato, esatto?

Non sarebbe meglio sviluppare il sistema educativo qui in Kirghizistan? Creare scuole e Università competitive? Non sarebbe meglio che i futuri quadri studiassero qui invece che all’estero?

Se si ricorda, 20 o 30 anni fa l’economia messicana è stata fatta da ragazzi che avevano studiato ad Harvard. In India da ragazzi che avevano finito gli studi a Oxford e così via… Persone completamente nuove rispetto a coloro che avevano governato in passato. Gli schemi di Governo e economici sviluppati altrove sono stati applicati su un terreno reale e alla fine hanno dato dei risultati, qualcosa si è ottenuto. Anche io non credo che questi schemi da soli possano cambiare le cose. Io però ribadisco l’assoluta necessità che l’istruzione sia davvero di qualità, da ogni punto di vista, capisce? È assolutamente inutile ricevere una “quasi-istruzione”. Per me è altresì importante che i ragazzi facciano la scuola qui perché capiscano la realtà locale. Per esempio, il Primo Ministro attuale è un giovane che faceva il portaborse, che poi è stato a capo degli affari internazionali. Prima di ciò non ha mai lavorato in un’Ambasciata. Concretamente, non sa cosa si debba fare… Come si muove tutta la macchina della diplomazia. Non è mai stato neanche Presidente di una qualche provincia, capisce? Non ha mai guidato la Cosa Pubblica, non sa come cresce il grano, come si coltiva il cotone, le leggi legate alle stagioni e così via… Il nostro Governo soffre del fatto che non c’è nessun governante che si intenda di agricoltura e dei processi a essa sottesi.

Mi sembra che le persone migliori lascino il Paese, che vadano a cercare fortuna altrove. Lei è d’accordo con questa analisi?

Se i migliori davvero se ne vadano non lo so. Ci sono ottime persone che rimangono, che sono qui. E qui tornerei a parlare delle donne. Sono qui, e sono la forza del Paese. Le donne kirghise hanno più forza ed energia dei maschi. Questo vale per ogni popolo, credo. La donna deve sempre resistere, non solo all’eccessivo carico di lavoro. Adesso nascono meno figli, ma fino a poco tempo fa era normale che una donna partorisse 9, 10 bambini. Tutti noi veniamo da famiglie numerosissime. In ogni caso, lo ripeto ancora una volta, per il progresso delle donne è necessaria la crescita economica. Da noi non c’è la classe media, e questa è la miseria del Paese. Non riusciamo in nessun modo ad attrarre capitali nel Paese. Voi vi chiederete, “Sì, ma dove prenderli?”. Attenzione: a est c’è la Cina, a nord ci sono la Russia e il Kazakistan e a ovest l’Uzbekistan. I dintorni non sono dei peggiori. Se L’Uzbekistan continuerà ad attuare la sua politica delle “porte aperte”, diventerà il baricentro dell’Asia Centrale, su questo non ci sono dubbi. Non il Kazakistan, ma l’Uzbekistan, ne sono certa. L’Uzbekistan, vale a dire quasi 30 milioni di persone, capaci, con vero spirito imprenditoriale! Capisce perché asserisco che il Kirghizistan si  trova in un contesto geografico fortunato, con un ottimo vicinato? Abbiamo come Stato vicino anche l’Afghanistan, che fa paura. Io sono membro dell’ICG, International Crisis Group. Dieci giorni fa sono tornata da New York, dove ci siamo riuniti e c’era il figlio di Ghani. Kabul  è una città con un potenziale commercialmente molto forte. Le continue esplosioni, i talebani, però terrorizzano tutta l’area. Due anni fa sono stata a Lahore. Per la prima volta.  Da noi in Asia Centrale, per capirci, non c’è una città come Lahore, con 5 milioni di abitanti. C’è Almaty, con 3 milioni di abitanti, più o meno come Tashkent. Cos’è l’Asia Centrale? Non siamo un contesto commerciale da buttare via, capisce? Dobbiamo darci da fare invece di stare sempre qui a pregare che i Talebani non vengano da noi… La Russia è stata punita con l’isolamento commerciale, ma la Russia ha molte risorse economiche. Sopravviverà, c’è spazio per almeno altri 5 Putin… Noi kirghisi siamo un popolo piccolo ma libero, in 25 anni abbiamo percorso molta strada. Non siamo peggiori di voi in Occidente, abbiamo un enorme potenziale. Siamo liberi.

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Fig. 3 – Roza Otunbayeva vota durante le elezioni presidenziali dell’ottobre 2011

Ha menzionato nuovamente la Russia…

Sono tornata da New York attraverso Mosca. Sa quanti kirghizi ci sono a Mosca? Negozi, caffè, ristoranti, tutto gestito dai kirghizi. Dai più remoti villaggi di montagna, i miei connazionali si sono riversati tutti a Mosca. O a Berlino, Dubai, Chicago. Se l’URSS non fosse crollata noi non avremmo percorso così tanta strada. Ci dinamizziamo, andiamo avanti. C’è un Paese che invidio, ed è la Mongolia: già ai tempi dell’URSS, in Mongolia si studiavano diverse lingue, l’ungherese, il polacco, il ceco. Il paese faceva parte del Consiglio Economico di Aiuto Reciproco. Per questo erano in contatto con molti altri popoli e hanno imparato molte lingue. Parlano tutti inglese, vai lì, comunichi in russo e loro ti dicono: “Dai, passiamo all’inglese!”. La Mongolia si sta sviluppando in maniera molto dinamica: tutti gli aerei che partono da Ulan-Bator sono pieni, vanno a Hong-Kong, a Pechino, Chicago, in tutte le direzioni, i mongoli vivono con un piede in patria e l’altro all’estero. Un po’ come noi in Russia… Noi non siamo come i mongoli ma ci diamo da fare. Provate ad andare a Osh, lì troverete la Turchia, l’Iran, la Cina: i contatti internazionali si intensificano e anche noi diventiamo dinamici. La strada da fare è lunga: l’agricoltura e il turismo devono essere i perni dell’economia kirghisa. Il problema è che spesso non abbiamo pazienza per sederci e fare un piano che garantisca il successo. Un esempio? In Russia, le mele vengono importate dalla Slovenia e soprattutto dall’Italia. Mosca le compra dalla Polonia, ma adesso vorrebbe cambiare mercato. Su questo dobbiamo puntare, fare un piano, sapere come e dove far crescere le piantagioni. La Russia è immensa! Capisce che potenziale per il business c’è da noi? Bisogna però pensare, organizzare e non improvvisare.

Quindi ci sono speranze per il Kirghizistan…

Non si preoccupi per niente, ci sono eccome!

Un’ultima domanda prima di lasciarci. Vengo dall’Italia, dove c’è stato il Partito Comunista più forte dell’intero Occidente. Alcuni di noi hanno sognato di costruire anche da noi il socialismo reale, Lei in quel mondo ci è nata e ne è stata una protagonista indiscussa. Che differenze ci sono fra quel tipo di Governo e quello attuale, globale, capitalista o meglio ancora neoliberista?

La differenza è grandissima. Io ero membro del Comitato Centrale del Partito, ha presente? Il sistema socialista aveva i suoi vantaggi, e ciò è ancora più chiaro quando ci accorgiamo degli svantaggi che presenta il sistema capitalista. Da noi c’era il Plenum del Partito (da quante persone era composto? Non ricordo, 15, o 12, in ogni caso quelle persone sono già tutte morte purtroppo) e lì si discuteva. Non era possibile che una sola persona decidesse tutto. Quando è crollata l’URSS, Akayev e Bakyev decidevano tutto da soli. Per me questo era inconcepibile. Al posto del Comitato, loro avevano i familiari e gli amici ad aiutarli a dirimere le questioni di Stato. Disgustoso. Ai tempi dell’URSS potevi sempre dire il tuo parere e anche essere contro. Ne parlavi nella sezione del partito e poi la tua domanda, se seria, veniva presa in considerazione dal Plenum. Ecco, da noi adesso non si discute più di nulla. Noi critichiamo l’ex Presidente (Atambayev, ndr) perché non si è mai presentato di fronte al Parlamento, a render conto di ciò che aveva fatto l’anno prima e di ciò che intendeva fare in quello successivo. Lui si è limitato al “bla bla bla” e a chiacchiere vuote, sapeva solo parlare male di tutti. Tutto in maniera molto emozionale, smoderata, assoluta… Lo critichiamo in un modo colossale da questo punto di vista. Putin si dà da fare e fa, Nazarbayev anche fa molto. Se sei il Presidente, devi preparare i discorsi, spiegare cosa hai fatto e cosa intendi fare! Il popolo deve sapere. Al posto di discorsi simili, ci siamo ritrovati davanti a un fiume di emozioni e di stupidità… E ora, con permesso, La lascio.

Molte grazie a nome del “Caffè Geopolitico”.

Arriverderci, Christian.

Christian Eccher

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Dopo essersi dimessa da Presidente ad interim, Roza Otunbayeva non ha più voluto ricoprire cariche istituzionali ma è sempre attiva nella vita politica kirghisa e ha sempre a cuore le sorti del proprio paese. Si occupa a tempo pieno della Fondazione che porta il suo nome e che organizza conferenze e incontri culturali con un occhio di riguardo alle tematiche legate all’istruzione e alla scuola. Chiunque può aiutare la Fondazione Roza Otunbayeva e seguire le iniziative da essa organizzate. [/box]

Foto di copertina di Medill DC Licenza: Attribution License

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Christian Eccher
Christian Eccher

Sono nato a Basilea nel 1977. Mi sono laureato in Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dove ho anche conseguito il dottorato di ricerca con una tesi sulla letteratura degli italiani dell’Istria e di Fiume, dal 1945 a oggi. Sono professore di Lingua e cultura italiana all’Università di Novi Sad, in Serbia, e nel tempo libero mi dedico al giornalismo. Mi occupo principalmente di geopoetica e i miei reportage sono raccolti nei libri “Vento di Terra – Miniature geopoetiche” ed “Esimdé”.

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