Caffè lungo – Maria Ressa e Dmitry Muratov premiati “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà d’espressione, precondizione per la democrazia e una pace duratura.” Queste le parole da parte del comitato di Stoccolma, ai quali però sono seguiti irritanti complimenti istituzionali da parte di Duterte e Putin.
LE INCHIESTE DI RAPPLER
Maria Ressa, fondatrice del sito d’informazione Rappler, ha aperto la strada al giornalismo indipendente nelle Filippine e ben presto si è attestata soprattutto come la più seria antagonista al regime del Presidente Rodrigo Duterte. Le prime ruggini tra Istituzioni filippine e Maria Ressa si concretizzano nel 2012, quando un suo articolo le costerà anni dopo l’arresto per calunnia, in quanto venivano descritti minuziosamente i rapporti illegali tra l’uomo d’affari Wilfredo Dy Keng e il giudice della corte suprema Renato Corona, poi rimosso per corruzione. Dopo anni di battaglie e inchieste nel luglio del 2017 Maria Ressa subisce per la prima volta le conseguenze delle sue inchieste. Il Presidente Duterte infatti accusa il suo giornale Rappler di essere di proprietà di cittadini americani e per questo contrario alle disposizioni della Costituzione filippina. L’agenzia governativa che aveva avuto incarico di occuparsi di queste indagini, però, nonostante avesse chiesto la revoca della licenza giornalistica di Rappler, dovette scontrarsi con il verdetto della corte d’appello, che giudicò inconsistenti le accuse mosse nei confronti di Maria Ressa.
Duterte così fece indagare Rappler per evasione fiscale, con l’accusa che la testata avesse eluso tasse per due milioni e mezzo di dollari. Questa imputazione costò l’arresto alla giornalista, che si consegnò liberamente alle Autorità, salvo poi venire rilasciata su pagamento di cauzione. Nel 2018 Rappler viene nuovamente messo sotto accusa da parte delle Istituzioni filippine per le rivelazioni su un caso di corruzione che ha coinvolto il Governo e in cui ben sedici funzionari avevano prelevato indebitamente fondi pubblici, per essere poi addirittura riconfermati ai loro uffici, mantenuti con altre mansioni o addirittura promossi.
Rappler ha inoltre ampiamente documentato la guerra alla droga intrapresa dal Presidente Duterte e in cui l’efferatezza degli agenti di polizia è stata quasi sempre giustificata sulla base di prove dubbie o addirittura false. Nel 2019 Maria Ressa è stata ancora una volta arrestata all’aeroporto di Manila per aver violato le norme di proprietà dei media stranieri.
Fig. 1 – Maria Ressa, fondatrice del sito d’informazione Rappler e vincitrice del premio Nobel per la pace 2021
DUTERTE SI CONGRATULA
Fibrillazione, com’è giusto che sia, dopo un riconoscimento simile da parte di tutto l’ambiente del giornalismo e non solo. È il trionfo di chi vuole sentirsi libero e di chi vuole farlo attraverso l’indipendenza. L’informazione libera mancava l’appuntamento con un riconoscimento così prestigioso da troppo tempo. Tuttavia alcuni complimenti hanno fatto particolare rumore. È il caso di quelli intonati dal Presidente Duterte, che tramite il suo portavoce si è congratulato con Maria Ressa per la vittoria del Nobel per la pace 2021. “È la vittoria delle Filippine, siamo molto contenti di questo”, così ha risposto Harry Roque alle domande su cosa realmente significasse questo premio per il Governo filippino. “Certamente è vero che ci sono persone che ritengono che Maria Ressa non ha ancora chiarito la sua posizione nei confronti dei tribunali”, ha poi proseguito il portavoce di Duterte.
Stando a quanto riportato nei giornali locali anche alcune personalità di cultura pensano che Maria Ressa in realtà non meriti il Nobel. “Non ci sono giornalisti in prigione. Non c’è censura. Duterte non ha fatto chiudere neanche un giornale o stazione radio”, è quanto ha commentato lo scrittore Francisco Sionil José chiedendosi quale eroico gesto abbia realmente fatto Maria Ressa per salvare la libertà di stampa.
Per quanto riguarda invece l’altro vincitore del Premio Nobel per la pace 2021, il giornalista russo Dmitry Muratov, fondatore di Novaya Gazeta, sono arrivati invece prima i complimenti e poi le minacce da parte di Putin. Il giornalista ha infatti in un primo momento incassato gli omaggi da parte del Cremlino, successivamente ha poi ricevuto il benservito da parte di Putin, che ha chiarito dopo qualche giorno che la vittoria del Nobel non lo proteggerà dall’essere considerato un agente straniero qualora dovesse infrangere la legge.
Fig. 2 – Il giornalista russo Dmitry Muratov, vincitore del Nobel insieme a Maria Ressa
IL PREMIO DI TUTTI I GUARDIANI DELLA VERITÀ
Sono molti i giornalisti d’inchiesta che gioiscono di questo premio proprio perché rappresenta la presa di coscienza a livello globale che il mestiere del reporter è oggi più che mai una missione che va tutelata per il bene della verità. Uno di questi è Froilan Gallardo, fotoreporter che lavora nel sud delle Filippine, il quale ha affermato che il Nobel a Maria Ressa e Dmitry Muratov conferma e gratifica i rischi che si corrono nelle Filippine. Il red-tag affibbiatogli da Duterte lo ha praticamente reso un ricercato in tutto il Paese. “Ho vissuto al limite per diversi mesi, sempre temendo che uomini armati mi attaccassero da un giorno all’altro”, così ha commento Gallardo. Si tratta di una pratica abbastanza diffusa nelle Filippine quando si vuole screditare o perseguitare un giornalista: vengono creati degli opuscoli con la foto tinta di rosso del ricercato, che viene quindi etichettato come comunista. Tali opuscoli vengono poi distribuiti un po’ ovunque tra centri commerciali e chiese, trasformando il giornalista in un autentico bersaglio.
Massimiliano Giglia
“Maria” by Paul Papadimitriou is licensed under CC BY