Editoriale – La mossa di Lukashenko di spingere i migranti siriani verso la Polonia è debole. Ma diventa enorme perché i migranti ci terrorizzano. E così facendo tutti possono ricattarci. Dobbiamo invertire la cosa.
C’è un “non detto” importante nell’attuale crisi dei migranti tra Bielorussia e Polonia, che espone più chiaramente le dinamiche in corso: l’Europa (intesa come “una parte considerevole dell’opinione pubblica dell’Unione Europea”) è terrorizzata dai migranti. Sempre, in qualunque quantità e da dovunque provengano. E questo permette a qualsiasi attore internazionale (dittatore, trafficante…) di ricattare l’Europa con i migranti (che sempre ci sono e sempre ci saranno) quando vuole.
Pagare i libici e la Turchia ha solo confermato il fatto che in Europa fanno più paura i migranti dell’essere ricattati ogni volta. Anzi, che si protesta per il ricatto ogni volta, ma che questo ricatto esiste perché noi preferiamo essere ricattati piuttosto che affrontare sul serio le nostre paure.
In altre parole, per quanto dia fastidio a molti ammetterlo, siamo causa del nostro male.
La mossa di Lukashenko è, onestamente, debole. I migranti che spinge verso la Polonia sono pochi, appena qualche migliaio (nel Mediterraneo tra 2014 e 2017 i numeri erano dalle 10 alle 100 volte tanto come minimo e anche ora sono superiori) e per l’Europa sarebbe facile gestirli correttamente se agissimo in maniera concertata. Del resto, il dittatore bielorusso è sostanzialmente isolato e trattato come paria dall’Unione Europea e ha solo una sponda in Putin, che non vuole perdere un’altra fetta delle sfere di influenza regionali russe. Usare i migranti è quindi l’unica carta seria contro le sanzioni europee (e nonostante sia dato da molti per scontato, non è detto – come si chiede giustamente l’esperto di Russia Mark Galeotti – che la Russia sia stata l’ideatrice della mossa, per quanto sicuramente sia pronta a usarla come carta negoziale con l’Occidente) ed è, come detto, debole.
Ma il punto chiave è proprio questo. È diventata apparentemente una mossa “forte” solo per due motivi: il terrore europeo verso i migranti e le tensioni tra Polonia e Commissione Europea. Varsavia infatti, in anni di nazionalismo crescente, sta cercando di ingigantire il problema per fini di consenso interno e per ottenere finanziamenti dall’UE. Mostrare la questione come una “minaccia esistenziale” e usare una linea durissima verso i migranti è dunque uno strumento. E il resto dell’UE, terrorizzato dai migranti appunto, non sembra contestare questa visione e sicuramente non approva una “gestione concertata” – che peraltro la Polonia, come mostra il rifiuto dell’aiuto dell’agenzia europea Frontex alle frontiere, non accetterebbe.
In tutto questo passa quasi sotto osservazione la tragedia di migranti convinti con l’inganno a salire su aerei dalla Siria (o dall’Iraq) a Minsk con la promessa di visti e ingressi facili per l’Europa, e bloccati poi nella terra di nessuno tra Polonia e Bielorussia con il rigido inverno locale alle porte. Persone che fuggono da Paesi devastati da conflitti e settarismi e trasformate in armi di un’altra guerra che nemmeno li riguarda direttamente.
La soluzione? Essere cura, e non causa del nostro male. Come abbiamo scritto spesso in passato, serve guardare alle nostre contraddizioni con serietà e obiettività. Serve restituire la dignità di esseri umani a coloro ai quali è stata tolta. Serve riconoscere che affrontare le nostre paure è la miglior difesa contro le minacce esterne e ci rende molto meno vulnerabili, anche e soprattutto geopoliticamente. Se non abbiamo terrore dei migranti, nessuno potrà più ricattarci al riguardo e saranno le debolezze altrui a rimanere esposte.
Lorenzo Nannetti
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