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La Cina ha altri piani: tra questi non c’è la COP26 di Glasgow

In 3 sorsi – A un solo giorno di distanza dal G20 tenutosi a Roma la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Glasgow mette nuovamente a dura prova i leader mondiali. Il messaggio di Pechino è chiaro: le questioni domestiche sono più importanti, tuttavia è cruciale focalizzarsi su azioni più pragmatiche invece che affidarsi ad obiettivi lontani.

1. PRE-COP26: IL G20 A ROMA DIVENTA UN TEST MATCH

Prima di recarsi alla COP26 di Glasgow i principali capi di Stato hanno avuto l’occasione di incontrarsi al G20 di Roma, che è stato usato non solo per discutere delle principali tematiche attuali, come l’iter della vaccinazione mondiale, la situazione afghana e la crisi economica, ma anche dei problemi legati alla crisi climatica. Considerando che i Paesi partecipanti producono l’80% dell’emissioni mondiali, il G20 è diventato quindi una tappa fondamentale e propedeutica per giungere alla COP26 con risposte condivise che siano in grado di riaffermare l’importanza dell’uomo e della natura in una visione futura basata principalmente sulle green economies. Il documento finale, tuttavia, non stravolge i piani siglati già in precedenza: viene sottolineata la rilevanza del rispettare le tempistiche concordate in passato (tetto degli 1,5 gradi) e viene stanziata una somma pari a 100 miliardi di dollari USA per permettere ai Paesi in via di sviluppo di attuare misure concrete nei confronti del cambiamento climatico.

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Fig. 1 – Manifestazione di protesta alla COP26 di Glasgow, 13 novembre 2021

2. COP26: TRA ASSENZE RUMOROSE E PRESENZE SILENZIOSE

Nonostante la tematica discussa venga considerata la “più grande minaccia che l’uomo abbia mai affrontato” (per usare le parole del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite), questa è passata in secondo piano rispetto a problematiche domestiche per diversi capi di Stato. Le due assenze più importanti sono sicuramente quelle di Cina e Russia, i cui leader si sono limitati ad inviare una delegazione di Stato. Diversa, invece, è stata la presenza del Presidente statunitense Joe Biden, l’ospite più atteso dopo la scelta del suo predecessore Trump di abbandonare l’accordo di Parigi. Nonostante le scuse ufficiali e alcune direttive sugli impegni futuri dell’egemone americano nei confronti del cambiamento climatico e, dall’altra parte, la lettera di Xi Jinping con annessi i comunicati della delegazione cinese, la vera novità di questo meeting consiste nella dichiarazione congiunta che i due leader mondiali hanno siglato assieme per garantire un futuro migliore. D’altronde, come afferma l’inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per il clima John Kerry, tra gli Usa e la Cina ci sono molte differenze, ma sulla lotta al cambiamento climatico “non hanno altra scelta che collaborare”.

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Fig. 2 – Video discorso del Presidente cinese Xi Jinping all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 21 settembre 2021

3. LA LETTERA DI XI JINPING

In risposta alle pressioni domestiche e le ostilità esterne il Presidente Xi Jinping ha deciso di non recarsi né a Roma né a Glasgow: tuttavia, non potendosi connettere virtualmente alla conferenza di quest’ultima, ha deciso di inviare una lettera formale a tutti i capi di Stato, nella quale non ha preso nuovi impegni, ma ha esortato gli Stati coinvolti a mantenere le loro promesse e aumentare il grado di cooperazione e fiducia reciproca. La posizione della Cina rimane sempre quella già dichiarata al summit di Parigi nel 2015: tetto massimo al consumo di carbone entro il 2030 e zero emissioni nel 2060. Inoltre la Cina aumenterà la propria capacità totale di produzione di energia eolica e solare a 1.200 gigawatt entro il 2030, al fine di perseguire i propri obiettivi verso la transizione verde. Questo obiettivo è in linea con ciò che sta emergendo in questi giorni dal Sesto Plenum del 19° Comitato Centrale. È un momento storico per la Cina, in quanto si trova al crocevia tra passato e futuro, a metà strada tra le riforme di Deng Xiaoping e l’anniversario della fondazione della RPC, il quale coincide anche con l’obiettivo ultimo di far diventare la Cina una società socialista armoniosa e prospera. La transizione verde è determinante per diventare leader in ogni settore tecnologico, come descritto nel piano “China Standards 2035”, e Pechino sta facendo grandi passi in questa direzione. Anche se la sua assenza può indicare diversamente, la Cina ha a cuore il cambiamento climatico, ma le chiusure continue dovute alla pandemia di Covid-19, la questione di Taiwan, le lotte politiche interne e i numerosi blackout energetici posizionano questo tema in secondo piano. Ora ci sono altre priorità per la Cina di Xi.

Simone Crotti

President Cyril Ramaphosa – 10th BRICS Summit” by GovernmentZA is licensed under CC BY-ND

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Perchè è importante

  • Il G20 di Roma ha rappresentato un’occasione per discutere proposte e soluzioni legate alla minaccia del cambiamento climatico.
  • La COP26 di Glasgow è un’opportunità perduta: diverse le assenze rilevanti, come quelle di Russia e Cina, e i leader presenti non sono riusciti a impedire una conclusione poco convincente, con promesse future, impegni lontani e azioni poco concrete.
  • Ruolo piuttosto secondario per la Cina di Xi alla Conferenza di Glasgow. Nella lettera inviata dal Presidente cinese, vi sono molti propositi e inviti alla cooperazione internazionale, ma Pechino sembra avere al momento altre priorità.

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Simone Crotti
Simone Crotti

Annata 1995. Genovese di nascita, sono laureato in Mediazione linguistica e culturale. Durante la mia vita, ho avuto la possibilità di vivere in diverse aree del mondo, entrando in contatto con differenti culture e storie: tuttavia, quella che mi ha colpito di più tra tutte, per la sua longevità e la sua unicità, è senza dubbio quella cinese. Appassionato fortemente della regione asiatica, i miei interessi si focalizzano principalmente sulla situazione geopolitica del Sud-est asiatico, in particolare la questione di Taiwan e la Belt and Road Initiative, e per quest’ultima rivolgo uno sguardo rivolto verso l’Europa.
Attualmente, sono in procinto di ottenere una doppia laurea sino-italiana in Relazioni Internazionali a Torino e Shanghai.

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