Analisi – Ancora una volta le tensioni ai confini tra Ucraina e Russia riportano lo spettro della guerra in Europa. Sebbene le probabilità di un conflitto rimangano basse, errori di valutazione e incomprensioni sono dietro l’angolo.
TENSIONE ALTA OLTRE IL SEVERSKY DONETS
Una delle precondizioni essenziali per lo scoppio di una guerra è un alto grado di incertezza e sfiducia tra le nazioni. In particolare l’impossibilità di conoscere con precisione le intenzioni altrui è il problema principale in politica internazionale e una delle cause di numerosi conflitti e incomprensioni. Questo è vero soprattutto se il contesto storico e geopolitico alimenta ulteriormente bias cognitivi e sospetti reciproci. Analizzato sotto questa prospettiva, è più facile capire cosa sta accadendo in Europa orientale. L’Ucraina e vari Paesi occidentali hanno infatti criticato pesantemente l’ennesimo ammassamento di ingenti forze militari russe ai confini dell’Ucraina, molte di queste rimaste nella regione dopo la tradizionale esercitazione Zapad. Immagini satellitari e altre fonti suggeriscono che ci sono circa 90-100 mila soldati russi, supportati, tra l’altro, da artiglieria pesante, carri armati T-80U e missili balistici a corto raggio, e a soli 250 chilometri di distanza dall’Ucraina. La paura è quella di una potenziale offensiva della Russa in territorio ucraino e in particolare nella provincia orientale del Donbass, dove dal 2014 è in corso una sanguinosa guerra tra le forze separatiste appoggiate da Mosca e le Autorità ucraine. Sebbene il rischio di invasione rimanga ancora basso, tale situazione non può essere ignorata in quanto è causa di tensione e insicurezza regionale. Considerando anche l’instabile situazione ai confini della Bielorussia, c’è una maggiore probabilità di incidenti militari e incomprensioni diplomatiche, le quali a loro volta possono degenerare velocemente in crisi internazionali difficili da controllare. È necessario, quindi, che entrambe le parti intensifichino la comunicazione in modo da ristabilire un certo grado di fiducia e di rassicurazione sulle reciproche intenzioni. Tuttavia, sebbene un maggiore sforzo diplomatico sia indispensabile per diminuire le probabilità di una guerra, le tensioni geopolitiche con la Russia hanno radici profonde e complesse e come tali sono difficili da sradicare nel breve e medio termine.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Conferenza stampa del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg sulla situazione in Ucraina, 16 novembre 2021
LA POSIZIONE DELL’UCRAINA E DELL’OCCIDENTE
Senza alcun dubbio l’Ucraina è il Paese più esposto in tale situazione. Oltre all’annessione della Crimea da parte della Russia, dal 2014 è in corso nella sua parte orientale una guerra che ha visto oltre 10mila vittime e un deterioramento dei rapporti con Mosca. La risoluzione del conflitto nel Donbass e il ritorno a stabili e sicure relazioni con la Russia sono i principali obiettivi di Kiev. Consapevole di avere a che fare con una nazione molto più forte e desiderosa di riportarla all’interno della propria sfera di influenza, Kiev osserva con sospetto i movimenti delle truppe russe ai propri confini. Da qui la ricerca di supporto internazionale, soprattutto tramite la NATO in termini militari e l’UE per ragioni economiche. In maniera simile molti Paesi occidentali sono preoccupati per i potenziali sviluppi nella regione. Gli Stati Uniti, sulla base di informazioni segrete, hanno avvertito i Paesi europei della possibilità di un’invasione russa dell’Ucraina e hanno inviato il direttore della CIA Bill Burns a Mosca per dialogare con il Presidente Vladimir Putin e segnalargli le linee rosse da non superare. Anche le principali nazioni europee, il Regno Unito, la Francia e la Germania hanno espresso pubblicamente il sostegno per l’Ucraina, anche se non è chiaro che tipo di supporto intendono e sono in grado di offrire. I Paesi occidentali temono che la Russia utilizzi le proprie Forze Armate per prendere possesso delle province ucraine a maggioranza russa, in maniera simile a quanto accaduto in Crimea nel 2014. Ciò costituirebbe una forte perdita di credibilità internazionale e rafforzerebbe la Russia, la quale si sentirebbe ulteriormente legittimata a impiegare le proprie forze militari in Europa. Inoltre tale scenario provocherebbe, molto probabilmente, anche un grave indebolimento dello Stato ucraino, con conseguenze molto pesanti per tutta l’Europa orientale. La difesa dell’Ucraina da parte dei Paesi occidentali, infatti, non dovrebbe essere data per scontata, soprattutto in quanto il Paese in questione non è nella NATO e quindi non c’è alcun obbligo a riguardo. Ergo, c’è l’esigenza di mostrare i muscoli a Mosca come scopo deterrente.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Truppe russe e bielorusse impegnate nell’esercitazione Zapad 2021, tenutasi lo scorso settembre nella regione di Brest
LA POSIZIONE DELLA RUSSIA
Se incertezza e paura sono i principali fattori alla base delle reazioni dell’Ucraina e dell’Occidente, le ragioni della Russia non sembrano essere molto diverse. Sebbene sia impossibile conoscere con precisione i piani di Mosca, sappiamo per certo che per motivi di sicurezza e prestigio la Russia non gradisce l’espansione della NATO in Ucraina. Questo è stato ribadito anche il mese scorso da Putin. Negli ultimi mesi, infatti, la NATO ha intensificato la propria presenza in Ucraina. Il recente uso del drone turco Bayraktar TB2 contro le milizie filorusse nel Donbass e l’intensificarsi del passaggio di navi da guerra NATO nel Mar Nero con tanto di esercitazioni congiunte con l’Ucraina sono solo alcuni esempi. Più rilevante è la recente firma del trattato strategico tra Ucraina e Stati Uniti, nel quale Washington riafferma il supporto dell’Ucraina contro la Russia e consolida ed espande ulteriormente la collaborazione militare tra i due Paesi. Di conseguenza l’ammassamento di forze militari al confine servirebbe a segnalare le linee rosse di Mosca e ad avvertire come la Russia sia pronta a usare le Forze Armate per difendere i propri interessi. Per la Russia infatti l’Ucraina, e in particolare la regione orientale, sono parte integrante del proprio sistema di sicurezza, oltre che della storia e identità russa. In altre parole sono parte delle sua sfera di interesse. Infine è anche possibile che il Cremlino voglia approfittare del momento di debolezza dell’Occidente, con gli Stati Uniti impegnati principalmente nell’Indo-Pacifico e Francia e Germania focalizzate su questioni domestiche, per capovolgere il conflitto nel Donbass a proprio favore e riaffermare ancora una volta lo status di grande potenza della Russia.
Stefano Marras
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