In 3 sorsi – Il 26 ottobre l’Esercito ucraino ha confermato di avere usato per la prima volta un drone turco Bayraktar TB2 per distruggere una postazione d’artiglieria dei separatisti filorussi nel Donbass. Un evento apparentemente piccolo ma che potrebbe avere serie conseguenze per il conflitto in corso ormai da sette anni nella regione.
1. UN DRONE A HRANITNE
La prima notizia sull’impiego del Bayraktar, avvenuto nei pressi della cittadina di Hranitne, è stata data dai separatisti che hanno accusato l’Ucraina di violare le disposizioni degli accordi di Minsk che vietano l’uso di droni e velivoli da combattimento sulla “linea di contatto” tra i due schieramenti. Più tardi l’Esercito ucraino ha confermato tutto tramite un post su Facebook accompagnato da un video che mostra la distruzione del pezzo d’artiglieria nemico. Per le autorità militari di Kiev si è trattato di una semplice risposta a un bombardamento d’artiglieria contro le proprie posizioni, costato la vita a un soldato. Il bombardamento sarebbe cessato dopo l’impiego del drone che ha distrutto il bersaglio con un missile teleguidato. Non si sa se ci siano state perdite tra gli addetti al pezzo d’artiglieria. Diversi esperti hanno notato il carattere limitato dell’azione ucraina, volta più a far rispettare il cessate il fuoco sulla “linea di contatto” che a colpire offensivamente lo schieramento avversario.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un drone Bayraktar TB2 esposto durante la parata per la Festa dell’Indipendenza ucraina, 24 agosto 2021
2. MOSCA PREOCCUPATA
In sé l’evento è piccolo, ma potrebbe rappresentare l’inizio di una svolta nel conflitto in Ucraina orientale, ormai in corso da sette anni e ben lontano da qualsiasi soluzione diplomatica. I droni Bayraktar potrebbero infatti dare un netto vantaggio tattico alle forze ucraine e portare a significativi successi sul campo per Kiev. Il precedente è ovviamente quello della recente guerra in Nagorno-Karabakh, dove l’Esercito azero ha usato efficacemente proprio tali droni contro le forze armene sbaragliandole e riconquistando larga parte della regione. La disfatta di Erevan ha anche provocato polemiche sulla qualità degli armamenti forniti da Mosca ai suoi alleati regionali e ha finito per accrescere l’influenza politica e militare della Turchia nel Caucaso meridionale. Non è quindi un caso che il Cremlino abbia espresso viva preoccupazione per l’impiego del drone nel Donbass, lamentando che i Bayraktar potrebbero “destabilizzare” la situazione nella regione. Per la dirigenza russa l’arrivo dei droni turchi complica il quadro militare in Ucraina orientale e, combinato con la crescente riorganizzazione dell’Esercito ucraino, potrebbe comportare un impegno più gravoso a sostegno dei separatisti, con relativi contraccolpi interni e internazionali. Inoltre l’uso dei Bayraktar nel Donbass porterebbe probabilmente a un’ulteriore crescita del ruolo turco nello spazio post-sovietico. Una crescita già ben visibile adesso: nelle scorse settimane anche il Kirghizistan ha infatti firmato un accordo con Ankara per l’acquisto dei droni, rompendo parzialmente la sua tradizionale dipendenza militare da Mosca.
Critiche all’uso dei Bayraktar sono arrivate anche dalla Germania, che teme una nuova possibile escalation in Donbass. In risposta il Presidente ucraino Zelensky ha riaffermato in maniera piuttosto netta il diritto all’autodifesa del suo Paese.
Fig. 2 – Firma dell’accordo per la costruzione di una fabbrica e centro manutenzione di droni Bayraktar in Ucraina, 29 settembre 2021. Da sinistra a destra: Haluk Bayraktar, CEO dell’azienda turca Baykar, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il Ministro della Difesa ucraino Andriy Taran
3. UN’ARMA TEMIBILE
Sviluppati da Selcuk Bayraktar, ex studente del MIT e genero di Erdogan, i Bayraktar TB2 sono stati inizialmente usati da Ankara contro i curdi e si sono poi affermati con successo nei conflitti in Siria, Libia e Nagorno-Karabakh. Tale successo è dovuto sia al costo limitato che alle caratteristiche tecniche dei velivoli: possono essere dotati di missili anticarro, hanno una buona autonomia di volo (27 ore) e sono in grado di colpire un bersaglio sino a 15 chilometri di distanza. Inoltre hanno dimostrato ripetutamente di essere in grado di “bucare” diversi sistemi di difesa aerea, infliggendo gravi perdite sia umane che materiali. Lo si è visto ad esempio l’anno scorso in Libia, dove hanno distrutto numerosi veicoli e diverse batterie di missili antiaerei russi Pantsir-S1 in servizio con le forze del generale Haftar. Â
L’Ucraina ha acquistato i Bayraktar dalla Turchia nel 2019, sia per le proprie forze di terra che per quelle navali, e li ha già testati con successo durante l’esercitazione internazionale Sea Breeze dello scorso luglio. Il Governo ucraino ha annunciato anche la costruzione di una fabbrica per la produzione di tali velivoli nei dintorni di Kiev. Al momento però il numero di droni ucraini è limitato e bisognerà probabilmente attendere l’anno prossimo per vedere il loro impatto effettivo sulla situazione nel Donbass. Intanto la Russia segue con attenzione l’evolversi degli eventi, effettua nuovi movimenti di truppe al confine ucraino e non nasconde la propria irritazione verso la Turchia, rivale sempre più insidioso sia in Medio Oriente che nello spazio post-sovietico.
Simone Pelizza
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