Analisi – Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era viene trasfuso in una nuova Risoluzione che inaugura la terza fase della rivoluzione: un cammino impervio per ritornare agli antichi splendori di un Impero plurimillenario.
LE TRE RISOLUZIONI DI PORTATA STORICA
La Risoluzione sulle grandi conquiste e l’esperienza storica di cento anni di imprese del Partito rappresenta un momento fondamentale della Lunga Marcia del popolo cinese che, dopo aver elaborato un originale modello di sviluppo, il “socialismo con caratteristiche cinesi”, ha avviato una “nuova era”, principio ispiratore della revisione costituzionale del 2018, a coronamento di tutti i cambiamenti, tali che mai si erano visti in un secolo. Sotto l’egida del partito è stata eradicata la povertà, garantita la sicurezza e la stabilità e, soprattutto, raggiunto l’obiettivo, proclamato durante il 100° anniversario della fondazione del Partito Comunista Cinese: una società moderatamente prospera (建成小康社会 Jiànchéng xiǎokāng shèhuì).
Nel secolo di vita del PCC sono stati approvati solo tre documenti definiti di portata storica per il loro valore simbolico. Il primo, la “Risoluzione su alcune questioni della storia del nostro Partito”, che risale al 1945, ha rappresentato il primo tentativo concreto di revisione, in chiave sinizzata, del marxismo. Questa originalità, che traeva linfa da una storia millenaria, ha consentito a Mao di riscattare l’intera nazione, di conquistare la leadership e di mantenerla fino alla fine, nonostante i milioni di morti per la fallimentare politica del Grande Balzo in avanti e gli stravolgimenti della Rivoluzione Culturale.
Il secondo documento, la “Risoluzione su alcune questioni riguardati la storia del nostro partito dalla fondazione della Repubblica Popolare”, approvato nel 1981 dal VI Plenum dell’XI Comitato Centrale, conteneva una valutazione positiva del pensiero del Grande Timoniere, i cui errori venivano considerati secondari. Deng Xiaoping inaugurava in questo modo un tempo di leadership collettiva, in cui, per evitare ulteriori fratture ideologiche, si istituzionalizzava il processo di successione e si procedeva con lo smantellamento delle imprese statali: incoraggiata l’iniziativa privata, venivano avviate le riforme che hanno radicalmente cambiato il Paese di Mezzo, che oggi si interfaccia con il mondo come grande potenza.
La terza Risoluzione sulla storia, emanata nelle scorse settimane, ha lo scopo, come da millenaria tradizione, di ripercorrere il passato per tracciare le vie del futuro, condita con la caratteristica retorica cinese. Il testo suggerisce però molte riflessioni.
Fig. 1 – Bambini in uniforme partecipano a una cerimonia durante la Rivoluzione Culturale (1968)
POLITICA INTERNA
In primo luogo emerge chiaramente l’intento del Presidente Xi Jinping di rimanere saldamente al potere, ponendo le basi per un terzo mandato, possibile dopo la riforma costituzionale da lui stesso voluta. Inoltre rivela l’intenzione di forgiare, come già fatto da Mao a Yan’an, l’ideologia del Partito sul proprio pensiero, riassunto in tre (per ora) tomi bianchi, il cui titolo in rosso riecheggia il celebre libretto dei pensieri di Mao. Xi Jinping, elevato a nucleo del partito, delinea il suo modo di governare, sicuramente funzionale alla costruzione del nuovo Paese del Centro, ma anche autoritario e incline ad un nuovo inquietante culto della personalità.
In secondo luogo la Risoluzione dà un’ulteriore forte scossa ad un Partito che, sopravvissuto alla fine del comunismo, ha ampiamente ibridato la propria ideologia, concedendo ampi spazi al capitalismo e qualche spiraglio alle istanze democratiche, seppur declinate in modo originale. La lotta ad una corruzione stratificata e dilagante ha costituito l’escamotage, dopo anni di riforme per alcuni aspetti selvagge, per virare verso un notevole cambiamento istituzionale, sociale e economico. Viene configurato un apparato di Partito centralizzato, che plasma gli organi costituzionali ed estende la propria influenza in ogni ambito sociale, trasformando il dissenso in un atto di tradimento, derubricando i diritti umani e le libertà democratiche.
Fig. 2 – Un maxischermo a Pechino trasmette un discorso del Presidente Xi Jinping, giugno 2021
POLITICA ECONOMICA
In terzo luogo i molteplici riferimenti alla nuova prosperità condivisa si traducono in una nuova politica macroeconomica, i cui obiettivi non sono volti ad un puro accumulo di risorse economiche, che hanno consentito un aumento vertiginoso del PIL pro capite per più di due decenni, ma ad una distribuzione più equa e sostenibile, finalizzata ad una sostanziale riduzione delle diseguaglianze, che rischiano di vanificare la troppo veloce crescita economica. Una reale regolamentazione del sistema economico e finanziario viene costruita in una cornice normativa che sta sensibilmente implementando il sistema legale, sostituendo la tradizionale vaghezza con una reale sistematicità. Siffatte riforme potrebbero causare cicli volatili nel breve periodo ma, nel medio, dovrebbero assicurare una crescita robusta e sostenibile, in un contesto antimonopolistico, guidato da un progresso tecnologico sempre più all’avanguardia.
In quarto luogo la Cina dovrà riuscire a coniugare innovazione e sviluppo, attraverso una “self-reliance” in chiave digitale, con le debolezze strutturali legate al lavoro e alla sanità, evidenziate durante la pandemia, frutto del massiccio esodo dalle campagne, che ha determinato epocali cambiamenti nei modelli di lavoro e provocato gravi danni all’ambiente. Dopo la deludente “tregua sul clima”, che ha visto come protagonisti Stati Uniti e Cina, col supporto dell’India, la RPC non si è impegnata in una nuova riduzione dei gas serra, né dell’uso del carbone e nemmeno delle emissioni di metano. La posizione cinese, definita necessaria per accompagnare la transizione energetica, dovrà coniugarsi con la sbandierata costruzione di una civiltà ecologica.
Fig. 3 – Soldati cinesi impegnati nelle missioni di pace ONU durante un’esercitazione nella provincia dell’Henan, settembre 2021
POLITICA ESTERA
In quinto luogo riscrivere la narrazione della storia vuol dire cancellare il tempo dell’umiliazione (1839 -1949) e realizzare il sogno cinese del grande ringiovanimento della nazione, che evoca nel popolo i fasti di un impero plurimillenario, luogo di innovazioni e progresso tecnologico, che la narrazione occidentale ha tentato di cancellare. Da questo presupposto deriva la posizione del Governo di Pechino che, da un lato, proclama la propria ascesa pacifica, evocando antiche epopee e nuove modalità win win ma, dall’altro, avvia una nuova era sempre più assertiva, , sostenuta da forze armate tecnologicamente avanzate, con un budget pari a 1,35 bilioni di yuan, circa 209 miliardi di dollari. Si tratta di un quarto di quello degli Stati Uniti (pari a 740,5 miliardi per il 2021), ma cresciuto dell’85% in dieci anni, a salvaguardia della sicurezza nazionale ma anche come competitor strategico degli americani. Questa è la rotta “corretta” del nuovo viaggio 新征程 Xīn zhēngchéng di Xi Jinping che “ha preso in mano il testimone della staffetta che ha passato la storia per realizzare il grande rinnovamento della nazione cinese” e che disegna un ordine globale guidato dalla RPC, in grado di plasmare le norme e le istituzioni internazionali, per portare avanti idee alternative, probabilmente non per imporre il proprio sistema, ma fermo nella difesa dei propri interessi.
Elisabetta Esposito Martino
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