In 3 Sorsi – Dai “Pandora Papers” emergono i pagamenti della compagnia brasiliana Odebrecht al regime di Nicolas Maduro attraverso l’oscuro Banco Espirito Santo portoghese. Una corruzione che in Venezuela ha coinvolto i principali appalti pubblici.
1. LA COSTOLA VENEZUELANA DEI PANDORA PAPERS
Brasile, Portogallo e Venezuela. Tre Paesi legati da un filo rosso: i 92,1 milioni di dollari versati dall’azienda verdeoro Odebrecht, tramite il Banco Espirito Santo portoghese, a Haiman El Troudi, ministro dei trasporti del governo Maduro. A certificarlo sono stati i documenti emersi dai Pandora Papers, il nome della nuova inchiesta realizzata dal Consorzio internazionale di giornalismo investigativo (ICIJ). Questa tangente sarebbe stata pagata tramite periodici versamenti (tra il settembre 2012 ed il dicembre 2014) nei conti della societĂ panamense Cresswell Overseas, ufficialmente controllata da Paulo Murta, ma riconducibile a Maria Eugenia Baptista Zacarias, moglie di El Troudi. Murta è un dirigente del Grupo EspĂrito Santo, un’oscura holding bancaria portoghese giĂ implicata in diversi scandali di corruzione nel Paese lusitano come l’Operação MarquĂŞs (che ha portato all’arresto dell’ex Primo Ministro JosĂ© Socrates).Â
Proprio a Lisbona, il 21 novembre 2013, Zacarias avrebbe creato una piccola azienda chiamata Publicicorp, alla quale avrebbe intestato un appartamento dal valore di 1,5 milioni di euro nel lussuoso quartiere Chado della Capitale lusitana. Questo denaro proverrebbe da un prestito di 900mila euro concesso proprio dal Banco Espirito Santo. Tra l’altro nello stesso palazzo, Pedro Novis, Presidente della Odebrecht fino al 2008 e iscritto al registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta Lava Jato, aveva comprato un duplex il mese precedente. Secondo i magistrati portoghesi, l’appartamento sarebbe stato un escamotage per trasferire denaro della Odebrecht alla moglie del ministro venezuelano, il quale avrebbe facilitato l’azienda brasiliana ad aggiudicarsi appalti nel Paese di Maduro, tra cui la linea 5 della metro di Caracas, la linea 2 del treno de los Teques e la funivia del quartiere Petare. Tre opere mai portate a termine.
Fig. 1 – Il Banco Espirito Santo, una delle principali banche private portoghesi, sarebbe stato usato per ripassare il denaro della Odebrecht al ministro venezuelano El Troudi
2. IL LEGAME CON CHAVEZ E MADURO
Odebrecht è arrivata in Venezuela nel 1992. Solo dopo il colpo di Stato di Hugo Chavez la società ha iniziato a fare affari d’oro aggiudicandosi ben trentadue contratti dal valore complessivo di 20 miliardi di dollari. “Diventai amico personale del Presidente (…) bastava un suo ordine e noi vincevamo una gara d’appalto” – rivelò a verbale Euzenando Azevedo, ex direttore di Odebrecht in Venezuela. Quasi tutti i contratti venivano sovrafatturati, aumentando il prezzo delle opere anche del 2.910% rispetto al valore di mercato. In cambio la compagnia brasiliana si impegnò a finanziare le campagne elettorali del Presidente Chavez, come quella del 2012, con 5 milioni di dollari. Dopo la morte del Comandante, Azevedo ricevette la visita di un emissario di Nicolas Maduro, il quale lo avvertì che “per mantenere i contratti era indispensabile contribuire alle prossime elezioni”. Così Odebrecht liberò 35 milioni di dollari per garantire al successore di Chavez di vincere la competizione elettorale del marzo 2013. In totale secondo i calcoli del Tribunale di New York, il valore complessivo delle mazzette pagate dalla società della Bahia in Venezuela si aggira intorno ai 98 milioni dollari.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La costruzione della linea 5 della metro di Caracas è una delle opere nel mirino degli investigatori della Lava Jato per presunte tangenti pagate dalla Odebrecht al governo di Hugo Chavez
3. LE OPERE INCOMPIUTE
Sui trentatré appalti vinti dalla Odebrecht in Venezuela, appena nove sono stati portati a termine. Le altre opere sono ancora oggi in fase di costruzione, come la centrale idroelettrica di Tocoma nella regione Bolivar che avrebbe dovuto produrre 2.160 megawatt ogni mese soddisfacendo un terzo del fabbisogno energetico nazionale. Dopo quattordici anni di lavoro e 4,3 miliardi di dollari investiti nel progetto, la centrale non è ancora in piena attività e varie aree del Paese (come la stessa Caracas) sono soggette a frequenti blackout. Ciò sta esasperando ancora di più la crisi alimentare, sociale e sanitaria che si trascina in Venezuela da quasi un decennio.
Mattia Fossati
“Nicolás Maduro: MĂşsica” by Eneas is licensed under CC BY