In 3 sorsi – Le elezioni presidenziali sudcoreane sono ormai alle porte. Dopo le disattese speranze di cambiamento politico dell’amministrazione uscente di Moon Jae-in è forse arrivato il momento di uno stop alle polarizzazioni.
1. UN’OCCASIONE PERDUTA
Per diverse decadi la Corea del Sud ha attraversato profonde divisioni ideologiche interne nei confronti della Corea del Nord comunista e di una possibile riunificazione con essa. Le radici confuciane della cultura coreana classica dell’egualitarismo si sono scontrate così negli anni Ottanta con una certa inclinazione politica tendente all’autoritarismo. Il conflitto sembra essersi risolto oggi in favore di quest’ultimo, con una conseguente involuzione in un modello democratico composto esclusivamente da un aspro bipolarismo in cui la destra e la sinistra hanno promosso programmi colmi solo di accuse reciproche. Quella che si avvia a chiudersi è secondo molti un’esperienza politica che ha le caratteristiche di un’occasione sprecata.
Moon Jae-in poteva fare passi significativi verso una concreta democratizzazione del Paese, ma ha finito per creare un Governo fortemente ostile alle opposizioni che ne hanno bloccato l’agenda normativa. L’occasione delle elezioni presidenziali del 2022 quindi impone alla tigre coreana di tornare a ruggire per ridurre il divario politico creato da un sistema ormai fortemente disunito.
Fig. 1 – Un abitante di Seoul guarda i poster dei candidati alle prossime elezioni presidenziali, 6 marzo 2022
2. LA ZAMPATA DELLA TIGRE
La Corea del Sud di Moon Jae-in ha comunque gestito la sua economia sotto il segno della diversificazione, fattore decisivo che ha portato a risolvere il tradizionale “Dilemma di Seoul“, ossia l’essere a metà strada tra il dipendere per la propria sicurezza da Washington e per la propria stabilità economica da Pechino. Nonostante le carenze politiche di questi anni, Seoul ha dunque registrato una crescita incoraggiante del suo PIL fino al 4% nel 2021, grazie soprattutto alla grande richiesta di prodotti Made in Korea.
Ma la tigre si trova ora davanti a un guado: Seoul non può permettersi di portare alla Blue House un altro Governo benaltrista. La bagarre politica verrà decisa il 9 marzo prossimo e vedrà affrontarsi Lee Jae-myung per il Partito Democratico, Yoon Seok-youl per il principale partito d’opposizione People Power Party, Sim Sang-jeong per il Justice Party e Ahn Cheol-soo per il People’s Party.
Fig. 3 – Il Presidente uscente Moon Jae-in partecipa alle celebrazioni per la nascita del movimento di indipendenza coreano nel 1919, 1 marzo 2022
3. TRA AVATAR E POPULISTI
Secondo quanto riportato da Realmeter la sfida sarà soprattutto tra Lee Jae-myung e Yoon Seok-yeol, rispettivamente candidato del Partito Democratico e di People Power Party. I sondaggi vedono Yoon avanti con il 41,6%, mentre Lee rimarrebbe al 39,1% delle preferenze. Lee Jae-myung, detto anche “Cider” (ovvero “frizzante”), è il candidato populista che si è fatto avanti all’ombra dell’uscente Moon Jae-in, divenendo un profilo elettorale di primo piano soprattutto quando, da governatore della provincia di Gyeonggi nei pressi di Seoul, ha gestito molto aggressivamente la pandemia di Covid-19 e ha sostenuto strenuamente il reddito minimo universale. Ha ricevuto recentemente alcune accuse per aver assunto come assistente personale della moglie un dipendente pubblico che si sarebbe appropriato di denaro pubblico.
Yoon Seok-youl invece ha fatto parlare parecchio di sé per aver sviluppato il primo avatar digitale che ha lo scopo di avvicinare maggiormente i giovani alla politica. Al Yoon, questo il nome del surrogato virtuale, ha attirato già milioni di visualizzazioni da parte di migliaia di utenti che quotidianamente gli pongono domande sul suo programma elettorale. È un esordio assoluto a livello mondiale per un deepfake che diventa il candidato. L’avatar, ha fatto sapere il suo programmatore, ha appreso più di 3mila frasi con oltre 20 ore di contenuti multimediali da somministrare agli elettori sul web. Intanto, a fare da sfondo alla corsa per la Blue House un rafforzamento delle misure di cyber security, soprattutto per far fronte a possibili hacking da parte di Pyongyang.
Massimiliano Giglia
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