In 3 sorsi – Fedele discepolo dell’ex Presidente Correa, Moreno ha ora definitivamente rotto con il suo mentore tramite delle riforme volte a smantellarne l’eredità socialista in Ecuador.
1. MORENO, PRIMO ANNO DI PRESIDENZA
È passato ormai più di un anno dalla vittoria alle elezioni presidenziali del 24 maggio 2017 che hanno portato Lenin Moreno alla presidenza. Questo primo anniversario è stato caratterizzato da una serie di eventi che hanno nettamente troncato la continuità delle politiche correiste, provocando non poche antipatie all’interno del suo partito. Tale rottura è emersa in maniera plateale a seguito della condanna del vicepresidente della Repubblica, Jorge Glas, a 6 anni di carcere per associazione illecita all’interno del caso Odebrecht, reato emerso in una operazione più ampia che ha portato alla creazione di un Fronte di Lotta contro la Corruzione per combattere il diffuso malaffare nelle Istituzioni pubbliche.
Ulteriore punto di cambiamento è stato l’apertura verso il settore privato, volta a ridurre l’impegno per le casse dello Stato. Il Governo Moreno ha annunciato un programma di partnership pubblico-privato in settori fondamentali, quali infrastrutture, petrolio, energia, miniere e telecomunicazioni che porterebbe a un investimento di 7 miliardi di dollari per il 2021 e a un introito per lo Stato pari a 1,6 miliardi di dollari. Sette delle 22 compagnie statali dell’Ecuador sarebbero liquidate e il resto aperto a investimenti privati. Moreno, inoltre, ha adottato un decreto volto alla «completa liberalizzazione del trasporto aereo», tra i più costosi del sud America, con l’obiettivo di «promuovere l’integrazione latinoamericana e un inserimento strategico nel contesto internazionale».
Fig. 1 – Il presidente Lenín Boltaire Moreno Garcés.
2. MORENO E IL PLAN NACIONAL DE DESARROLLO
Tra i progetti di Moreno, quello che ha destato maggior interesse è sicuramente il Piano nazionale di sviluppo 2017-2021 – Toda una Vida, contenuto nell’agenda per la politica estera nazionale per i prossimi quattro anni di Governo (2017-2021). Il progetto è costituito da due pilastri fondamentali (sviluppo territoriale e sostenibilità ambientale) e caratterizzato da tre assi: diritti per tutto l’arco della vita; economia al servizio della società; più società, Stato migliore. Questi assi sono caratterizzati dalle ideologie del Socialismo del XXI secolo, e sintetizzati in 8 obiettivi programmatici volti a garantire una vita dignitosa e pari opportunità per tutte le persone. Alcuni esempi, garantire tali diritti per le generazioni correnti e future (obiettivo 1), consolidare la sostenibilità dell’ecosistema sociale (obiettivo 3) e rafforzare la dollarizzazione (obiettivo 4), sviluppare le capacità produttive e dell’ambiente per raggiungere la sovranità e lo sviluppo rurale integrale (obiettivo 6), il quale si inserisce nel quadro più generico dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU.
Fig. 2 – Il ministro della Difesa nazionale María Fernanda Espinosa presenta l’agenda per la politica estera 2017-2021.
3. SITUAZIONE INTERNA E RAPPORTI CON I PAESI VICINI
La situazione interna non è del tutto stabile. La ripresa economica fa ancora fatica a decollare per un deficit fiscale tra i più alti dell’America latina, mentre il debito totale rappresenta circa il 67% del prodotto interno lordo, in grande percentuale detenuto dalle Istituzioni finanziarie cinesi. Per questo motivo la rinegoziazione del debito estero (circa 28 miliardi di dollari, 27% del PIL), e in particolare di quello contratto con la Cina a tassi di interesse elevati (8-10%) è tra le priorità del nuovo Governo, insieme alla rinegoziazione dei contratti di prevendita di petrolio. Inoltre la situazione economica è gravata anche dal cosiddetto “debito doppio”, dovuto all’errato calcolo da parte dell’Amministrazione Correa, un elemento che ha inciso negativamente sulla situazione interna al partito Alianza País (AP), già delicata per la divisione tra i sostenitori di Moreno e dell’ex Presidente – recentemente colpito da un mandato di arresto preventivo nell’ambito di un processo legato al sequestro in Colombia dell’avvocato ecuadoriano Fernando Balda.
Da un punto di vista di rapporti di vicinato, la crisi venezuelana ha portato in Ecuador dall’inizio del 2018 circa 560mila esuli, di cui solo il 20% però con l’intenzione di rimanere. Per questo motivo l’ex ministro degli Interni, Mauro Toscanini, ha provveduto a facilitare il passaggio dei profughi, aprendo un corridoio umanitario, trasferendo i profughi dal confine con la Colombia fino al Perù, Paesi con i quali è in corso una politica di riavvicinamento. Tuttavia, il 18 agosto l’Ecuador ha reso obbligatorio il passaporto per accedere al proprio territorio, bloccando migliaia di venezuelani in Colombia, una misura introdotta subito dopo anche dal Perù. Il provvedimento costituirà un problema sia per i migranti già usciti dal Venezuela, sia per chi intende mettersi in viaggio, visto che nel Paese ottenere un passaporto è diventato molto complicato. Infine, è dello scorso 23 agosto la notizia data dal ministro degli Esteri ecuadoriano José Valencia che ha annunciato l’uscita ufficiale dell’Ecuador dall’ALBA, in risposta all’inerzia dimostrata riguardo alla situazione venezuelana.
Marco D’Amato