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Un Donbass può non valere la pace

In 3 sorsi – È iniziata, a rilento, l’avanzata dell’esercito russo per la conquista del Donbass. Obiettivo minimo di Putin, dopo aver fallito il blitz per prendere Kiev nelle prime 48 ore di conflitto. L’attacco alle regioni dell’est potrebbe precedere una tregua, ma molto dipenderà dall’andamento delle operazioni sul campo, anche in relazione alle nuove forniture di armi all’Ucraina.

I RUSSI MARTELLANO IL SUD-EST

“Possiamo già affermare che le truppe russe hanno iniziato la battaglia per il Donbass, per la quale si stavano preparando da molto tempo”. Con questo messaggio il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha annunciato l’inizio dell’atteso attacco dell’esercito russo contro le città dell’est del Paese. Vengono registrati bombardamenti in tutta la prima linea del Donbass, che si estende per quasi 500 chilometri, con esplosioni registrate nelle città di Kharkiv, Kherson, Zaporizhzhia e Mikolayiv. Secondo il Ministero della Difesa della Federazione Russa missili e colpi di artiglieria “hanno distrutto 1.260 obiettivi questa notte”, parlando anche di mezzi militari colpiti attraverso l’aviazione. Nelle ultime ore l’avanzata sta procedendo a rilento. Già da qualche giorno la Russia stava spostando veicoli militari, elicotteri, rifornimenti e centri di comando nella regione del Donbass. Secondo un alto funzionario della Difesa degli Stati Uniti, la Russia ha aggiunto 11 gruppi tattici (BTG) nelle regioni che, in parte, sono nella disponibilità di Mosca da otto anni: adesso in totale sono 76. Mosca però mantiene la pressione anche sugli altri fronti. I bombardamenti su Mikolaviv suggeriscono la volontà di puntare su Odessa, mentre gli attacchi a Leopoli – condotti presumibilmente con missili da crociera – costituiscono il solito messaggio all’Occidente e alle sue forniture d’armi a Kiev.

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Fig. 1 – Lancio di missili GRAD da parte dell’esercito ucraino contro postazioni russe nel Donbass, Ucraina, 10 aprile 2022

DA REGIME CHANGE A ‘LIBERAZIONE’ DEL DONBASS

Il cambio di paradigma della narrazione di Putin sulla guerra è evidente. All’inizio del conflitto il Cremlino puntava a ottenere obiettivi massimalisti: cambio di regime a Kiev e installazione di un Governo filo russo. Lo dimostrano diversi fattori. Anzitutto la retorica della prima settimana di guerra. Per Putin era necessario “denazificare” l’Ucraina – ovvero decapitare l’esecutivo guidato da Zelensky, – rimuovere i “drogati” al Governo di Kiev, al fine di prevenire un’eventuale adesione del Paese alla NATO. Anche i movimenti delle truppe sul terreno e le scelte tattiche militari fanno pensare a un primo tentativo di blitzkrieg per entrare nei palazzi del potere e conquistare la capitale in poche ore. L’occupazione dell’aeroporto di Hostomel da parte dei reparti speciali aviotrasportati, il primo giorno di invasione, serviva proprio a questo: controllare lo scalo per permettere il successivo atterraggio di altri aerei carichi di migliaia di truppe russe per invadere Kiev. Il contrattacco delle forze ucraine, coadiuvate dalle informazioni gentilmente fornite dall’intelligence americana, è risultato fondamentale nel bloccare l’iniziativa, con 200 parà russi rimasti uccisi. E ancora, l’ormai famoso convoglio militare lungo 60 chilometri alle porte di Kiev, falcidiato dalle imboscate con missili anticarro e droni, puntava a entrare in forze nella capitale. Fallito il tentativo del cambio di regime anche attraverso un colpo di Stato interno (Putin aveva esortato i soldati ucraini a prendere il potere rimuovendo Zelenski), il Presidente russo ha dovuto ricalibrare gli obiettivi: da massimalisti (cambio di regime a Kiev) a minimalisti (conquista del Donbass).

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Fig. 2 – Soldati ucraini sulla linea del fronte nel Donbass, Ucraina, 14 aprile 2022

LA BATTAGLIA DECISIVA?

Il martellamento di queste ore del Donbass sembra il preludio di un attacco su vasta scala ancora più violento e massiccio. Sotto il profilo prettamente militare l’avanzata russa potrebbe incontrare delle difficoltà importanti. La pioggia impantana i carri armati russi nel fango delle campagne ucraine – le truppe sono costrette a muoversi in strada e, quindi, sono facilmente identificabili, – mentre le nuove forniture d’armi provenienti da alcuni Paesi Nato (aerei, cannoni e altre armi pesanti, stando alle parole del portavoce del Pentagono Kirby, presumibilmente forniti dai falchi anti-russi dell’ex Patto di Varsavia) costituirebbero un importante salto di qualità capace di rallentare l’invasione dell’Orso. Come spiegato da Lorenzo Nannetti sul Caffè, è impossibile fare delle previsioni su come andrà la campagna militare nel Donbass. Si possono, però, ipotizzare diversi scenari a livello (geo)politico a seconda dell’andamento dei combattimenti. Da un lato, se dovesse avvenire la conquista del Donbass nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, potremmo assistere alla prima possibilità di una tregua. Il Cremlino metterebbe sul piatto di eventuali negoziati con l’Ucraina l’autonomia (o l’annessione) delle città sotto il proprio controllo, partendo da una posizione di forza. Putin riuscirebbe, inoltre, a vendere in patria la prima vera vittoria durante la “operazione militare speciale”. Galvanizzato dalle vittorie e visti i programmi iniziali di trasformare l’Ucraina in uno Stato fantoccio, il Presidente russo potrebbe però rilanciare l’offensiva su Kiev, con ulteriori bagni di sangue. Abbiamo visto come gli obiettivi in guerra possono cambiare repentinamente a seconda dell’evoluzione della situazione bellica. Qualora invece l’esercito di Zelensky riuscisse a respingere l’attacco russo (la Norvegia ha appena inviato missili terra aria Mistral in grado di abbattere aerei ed elicotteri e oltretutto, nel Donbass, sono schierati i migliori reparti delle Forze Armate ucraine) per Putin la guerra si tradurrebbe in un autentico disastro. Tutti gli obiettivi risulterebbero falliti. Ed è lì che l’impiego di armi tattiche nucleari, già troppo spesso evocato da più parti durante l’invasione russa, potrebbe diventare una concreta possibilità. Anche se per il momento rimane uno scenario remoto.

Vittorio Maccarrone

Immagine di copertina: “Ukraine war: Kyiv’s allies pledge more weapons to help win war“, by Just Click’s With A Camera, is licensed by CC BY.

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Perchè è importante

  • È iniziato il tanto atteso attacco russo per la conquista del Donbass.
  • Adesso l’obiettivo di Putin è cambiato: non più cambio di regime, bensì “liberazione” delle regioni dell’est dell’Ucraina.
  • L’andamento delle operazioni influirà su un’eventuale tregua, ma diversi fattori potrebbero prolungare il conflitto.

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Vittorio Maccarrone
Vittorio Maccarrone

Catanese di nascita, ho conseguito la laurea specialistica all’Università di Pavia (città d’adozione) in World Politics and International Relations con tesi sulla guerra in Siria. Durante il periodo accademico colgo l’opportunità fornita dal progetto Erasmus per ben tre volte: Atene e Budapest sono le mete che scelgo per due tirocini in organizzazioni internazionali e non governative, mentre Gent mi accoglie per il periodo di studio all’estero. Seguo molto sia la politica interna che quella estera. Nelle dinamiche internazionali pongo particolare attenzione al martoriato Medio Oriente. Sono un accanito sostenitore del Calcio Catania, un fervente amante dello sport, appassionato di fotografia, aspirante giornalista e sì… bevo una modesta quantità di Caffè giornaliera!

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