In 3 sorsi – L’elezione di Petro a Presidente della Colombia potrebbe portare a una recrudescenza del conflitto armato, sia per l’ambigua posizione sul narcotraffico che per l’apertura al Venezuela.
1. IL RITORNO DEL CONFLITTO ARMATO
Gustavo Petro è il primo Presidente di sinistra della storia colombiana. La prima figura che, dopo cinquant’anni di Governi di centro-destra, dovrà misurarsi con il principale problema che ha attanagliato il Paese sin dal 1948: il conflitto armato. Nonostante l’accordo di pace firmato con le FARC nel 2016, numerose regioni della Colombia sono ancora oggi ostaggio dei gruppi guerriglieri. È questo il caso dell’ELN, che gestisce le piantagioni di coca e le miniere di oro presenti sulla frontiera venezuelana, oppure la Segunda Marquetalia, dedita alle incursioni nel dipartimento Arauca. Petro non ha mai preso le distanze dalle violenze praticate da queste organizzazioni, affermando di voler garantire al capo della dissidenza delle Farc Ivan Marquez il “perdono sociale”, quindi una sorta di amnistia per i principali reati commessi. Tutto ciò potrebbe rafforzare la guerriglia, tra cui l’ELN. Questo gruppo infatti ha già fatto sapere di voler intavolare un nuovo negoziato di pace con il governo di Bogotà, intenzione espressa dai capi dell’organizzazione attraverso in un comunicato diramato poco dopo l’elezione di Petro.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Nonostante l’accordo di pace siglato nel 2016 con le Farc, la guerriglia colombiana continua a rappresentare il principale problema del Paese. A febbraio del 2022, l’esercito colombiano ha disattivato alcune bombe che l’ELN aveva piazzato vicino a Cucuta, città di confine con il Venezuela
2. IL NODO DEL NARCOTRAFFICO
Un altro nodo da affrontare per Petro riguarda la cocaina, la cui produzione continua a essere nelle mani sia dei paramilitari del clan del Golfo che dei gruppi guerriglieri, come l’ELN o gli integranti delle FARC che hanno rifiutato l’accordo di pace. Nel proprio programma di Governo Petro ha affermato di voler “combattere i veri trafficanti di droga”, promettendo non solo di fermare le fumigazioni di glifosato ma anche di voler imporre una serie di incentivi per dissuadere i campesinos da coltivare la pianta di coca in favore di altre colture. Una soluzione che in passato non ha garantito una riduzione delle coltivazioni poiché i narcos hanno spesso mostrato i muscoli per impedire ai campesinos di sostituire la coca con piantagioni regolari. Proprio per questo vi sono state numerose frizioni durante tutta la campagna elettorale tra Petro e l’alto comando dell’esercito colombiano, da sempre schierato su posizioni conservatrici. Il timore dei militari è che una linea più garantista del governo nei confronti dei narco-guerriglieri possa trasformare le forze armate in un nuovo bersaglio per l’ELN e le FARC. D’altronde, già nei primi mesi del 2021 i servizi segreti cubani avevano avvertito che il leader dell’ala militare dell’ELN “Pablito” stava organizzando un attentato contro una caserma dell’esercito a Bogotà.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Ancora oggi, il traffico di cocaina è la principale fonte di finanziamento della guerriglia colombiana. Una politica più tollerante da parte dell’amministrazione di Petro nei confronti dei narcotrafficanti potrebbe rafforzare ulteriormente l’ELN e la Segunda Marquetalia di Ivan Marquez
3. CAPITOLO VENEZUELA
Il terzo problema della Presidenza Petro si chiama Venezuela. Ad oggi il Paese di Nicola Maduro è il luogo dove hanno trovato asilo politico i principali gruppi guerriglieri colombiani, come l’ELN e la Segunda Marquetalia di Ivan Marquez. Forti dell’alleanza con la Guardia Bolivariana, queste due organizzazioni riescono a movimentare tonnellate di cocaina lungo il confine tra Colombia e Venezuela, oltre a controllare il traffico di migranti tra i due Paesi. Il neo Presidente Petro ha promesso di riaprire i rapporti con il regime di Maduro: la relazione tra i due Paesi era stata interrotta da Caracas dopo che il Governo colombiano aveva riconosciuto l’autorità di Juan Guaidó, autoproclamatosi Presidente del Venezuela nel gennaio del 2019. D’altro canto, anche la Colombia ha raffreddato i rapporti con Palacio Miraflores, poiché sospettato di fornire protezione ai guerriglieri dell’ELN presenti nel Paese. Nonostante tutto, l’apertura promessa da Petro sta già dando i suoi frutti, dato che Maduro si è subito congratulato sui social network per “la storica vittoria alle elezioni presidenziali”.
Un possibile riavvicinamento tra i due Paesi rafforzerà i gruppi guerriglieri nascosti in Venezuela. In caso di negoziato di pace, infatti, potrebbero rientrare in Colombia non più da pericolosi ricercati, ma da vincitori.
Mattia Fossati
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