In 3 sorsi – Come altri Paesi africani, anche il Mozambico, che in questi giorni ha accolto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esporterĂ GNL in Europa. Il progetto rientra nella piĂą ampia visione europea per la de-russificazione delle forniture energetiche, divenuta una prioritĂ in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina.
1. IL NUOVO PROGETTO
Il problema della dipendenza energetica europea dalla Russia è un fatto ben noto, ma ora piĂą che mai a causa della guerra in Ucraina. L’invasione voluta dal Cremlino sta costringendo l’Unione Europea a riconsiderare il mercato dell’oil&gas russi, ponendo invece nuova attenzione sullo sviluppo di un piĂą stretto partenariato con l’Africa. Negli ultimi mesi numerosi ministri e alcune compagnie energetiche europee hanno visitato il Continente nero, rinsaldando alleanze e stringendo nuovi accordi. Lo scorso giugno l’ENI ha confermato che il Mozambico si aggiungerĂ ai Paesi produttori di GNL. Il bacino di Rovuma infatti ospiterĂ il Coral Sul FLNG, il primo impianto galleggiante di GNL a essere installato nel Continente africano. La multinazionale energetica italiana è presente in Mozambico dal 2006 e tra il 2011 e il 2014 aveva scoperto risorse di gas naturali pari a 2.400 miliardi di metri cubi nel suo bacino. L’impianto Coral Sul FLNG è nato in Corea del Sud nel 2018 ed è arrivato nel giacimento off-shore di Rovuma lo scorso gennaio. Il primo carico di GNL dovrebbe partire entro i prossimi sei mesi. Il progetto è colossale – la struttura pesa circa 220mila tonnellate – e utilizza tecniche di ingegneria navale di ultima generazione, ad esempio tecnologie per l’ottimizzazione energetica e la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto. La mole del progetto implica però grandi sfide, e anche alcune problematiche, con cui ci si dovranno interfacciare gli stakeholders.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un’immagine dall’African Energy Week a CittĂ del Capo, in Sudafrica, con Florival Mucave, Executive Chair Mozambique Oil & Gas Chamber, e Ovidio JosĂ© Sarmento Rodolfo, Managing Director e vicepresidente della divisione mozambicana della compagnia Sasol
2. BENEFICI E PERICOLI
Il progetto Coral Sul FLNG possiede opportunitĂ e rischi analoghi a quelli di altre collaborazioni per lo sviluppo energetico euro-africano. Tra i benefici si individua sicuramente la possibilitĂ di crescita economica e industrializzazione dei Paesi africani, oltre che la creazione di nuovi posti di lavoro. Nello specifico lo sfruttamento dei giacimenti di Rovuma potrebbe contribuire a risanare il debito del Paese e implementarne la crescita socio-economica sostenibile a lungo termine. Inoltre, ENI ha ribadito il proprio impegno nello sviluppo del Piano di sostenibilitĂ del Progetto Coral South, firmando accordi per la protezione della biodiversitĂ locale, la diversificazione economica e la promozione di campagne per la sensibilizzazione sulla tutela del’ambiente. Alcune associazioni ambientaliste però manifestano la preoccupazione per la crisi climatica e sostengono che “la corsa al gas avvantaggia solo le multinazionali e le Ă©lite corrotte”. A titolo di esempio l’ONG Amici della Terra Mozambico denuncia all’opinione pubblica il fallimento del progetto francese Cabo Delgado Opera Total, costato 20 milioni di dollari. D’altra parte le difficoltĂ di realizzazione dei progetti derivano anche dall’instabilitĂ politica territoriale e dalla presenza di gruppi di miliziani – piĂą o meno legati al potere locale – che continuano a perpetrare attacchi e a costringe la popolazione a emigrare proprio dalle zone limitrofe ai giacimenti di gas. Lo scorso aprile il Presidente mozambicano Filipe Nyusi ha affermato che il Governo si impegnerĂ a riportare la pace nei territori di Cabo Delgado e ha invitato tutti gli operatori interessati a cooperare per superare la crisi.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Filipe Nyusi, Presidente del Mozambico dal 2015
3. ALTRI PROGETTI NELL’AFRICA SUBSAHARIANA
La rinnovata attenzione europea per la ricollocazione delle forniture energetiche interessa l’intero Continente africano e può essere una grande opportunità per entrambe le sponde del Mediterraneo. Alcuni PaesI sono partner europei di vecchia data, come l’Algeria, che rappresenta il maggiore esportatore di gas naturale dell’Africa e da diversi anni è il primo partner commerciale dell’Italia nell’area MENA. Altri Stati del Continente sono “petrostati emergenti”, ad esempio il Ghana e l’Uganda, temono le politiche di transizione energetica del vicino europeo e accoglierebbero di buon grado una sua riconsiderazione delle industrie petrolifere locali. Infine negli ultimi mesi sono anche stati ripresi i dialoghi per la costruzione, già iniziata, di alcuni gasdotti attraverso il Continente. Il più lungo sistema internazionale di gasdotti è il Transmed Pipeline e si estende dall’Algeria alla Sicilia, attraversando la Tunisia. Lo scorso febbraio è però anche stata decisa la ripresa dei lavori per il gasdotto Trans-Saharian Pipeline, che collegherà i giacimenti nigeriani e algerini ai mercati europei. L’apparato burocratico internazionale si sta muovendo per cambiare gli accordi energetici esistenti e una nuova geopolitica energetica è in fase di delineazione.
Alessandra De Martini
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