In 3 sorsi – Giorni carichi di preoccupazione in Asia, cominciati a causa della discussa visita di Nancy Pelosi a Taiwan, inizialmente non menzionata nell’intinerario del suo tour nella regione. Preoccupazione che è diventata tensione palpabile quando la Speaker della Camera dei Rappresentanti USA è effettivamente atterrata a Taipei, mandando la Cina su tutte le furie.
1. AI FERRI CORTI
“Gli europei farebbero bene a prepararsi alle contingenze”, ha detto Boris Ruge, vice-capo
della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera facendo un parallelo tra le relazioni di
Taiwan e la Cina con l’invasione russa in Ucraina. Dello stesso avviso anche Urmas Paet, vicepresidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, secondo il quale l’intensificarsi del conflitto in Ucraina ha esposto seriamente Taiwan al rischio di un’invasione cinese.
Xi e Biden intanto hanno avuto una lunga telefonata di circa due ore giovedì 28 luglio in cui le parti si sono confrontate anche su Taiwan e in cui era trapelata una certa preoccupazione anche da parte della Casa Bianca sulla possibile visita di Nancy Pelosi sull’isola, fortemente osteggiata da Pechino. Una visita inizialmente non confermata e poi avvenuta effettivamente il 2 e 3 agosto, tra momenti di tensione e furiose reazioni cinesi.
Fig. 1 – La Speaker della Camera dei Rappresentanti statunitense Nancy Pelosi insieme alla Presidente taiwanese Tsai Ing-wen, 3 agosto 2022
2. BOTTA E RISPOSTA
Durante lo scambio di dichiarazioni diplomatiche tra Cina e USA dei giorni scorsi si erano già
evidenziate contrastanti posizioni. La portavoce del ministero Ministero degli Esteri cinese, Hua
Chunying, aveva promesso “misure forti e risolute” da parte di Pechino in caso di visita di Pelosi a
Taipei. Dall’altra parte, John Kirby, portavoce del Consiglio Nazionale di
Sicurezza americano, aveva fatto sapere che “non ci sono modifiche della nostra politica,
nessun cambiamento alla nostra attenzione nel cercare di mantenere un Indo-Pacifico libero, sicuro
e aperto“. Intanto, durante l’incontro a Taipei tra Nancy Pelosi e la Presidente Tsai Ing-wen, la
speaker della Camera dei rappresentanti ha affermato che gli USA “non abbandoneranno il proprio
impegno nei confronti di Taiwan”, sebbene non ci sia stata alcuna affermazione relativa alla questione dell’indipendenza dell’isola. Gli Stati Uniti “violano la sovranità della Cina e coloro
che offendono Pechino verranno “puniti”, è quanto invece ha detto oggi il Ministro degli
Esteri cinese Wang Yi, facendo seguito a un’attesa risposta militare. Il Ministro della Difesa cinese Wei Fenghe ha infatti fatto sapere che la Cina ha puntato i propri missili su
Taiwan. Della visita a Taipei di Nancy Pelosi ha parlato anche il Ministro degli Esteri russo Lavrov: “È il desiderio [degli Stati Uniti] di provare a tutti la loro impunità e di dimostrare che tutto è loro permesso”.
Fig. 2 – Una nave da guerra cinese vicino all’isola di Pingtan, situata di fronte a Taiwan, 5 agosto 2022
3. LE PROSPETTIVE
Da un punto di vista strettamente politico, la visita di Nancy Pelosi a Taipei appare come una prova cui gli Stati Uniti non potevano sottrarsi, soprattutto per dimostrarsi risoluti nei confronti della Cina e
perché la partita si gioca nel Pacifico, un’area strategicamente prioritaria per la politica estera di Washington. Pechino intanto ha già attuato un blocco del commercio di sabbia naturale verso Taiwan, che potrebbe comportare, quanto meno nell’immediato, un duro colpo alla produzione di semiconduttori. Ad ogni modo Washington avrebbe già predisposto diversi piani di difesa degli spazi marittimi intorno all’isola. Il Pentagono infatti avrebbe
ricollocato nelle vicinanze di Taiwan unità già presenti nella regione come la portaerei USS
Ronald Reagan, la nave d’assalto anfibia USS Tripoli, la portaerei USS America, 36 navi da guerra
e tre sottomarini. Tutto questo in concomitanza con la chiusura della 28° edizione dell’esercitazione militare nel Pacifico a guida americana RIMPAC.
Massimiliano Giglia