In 3 sorsi – Il Presidente Biden ha firmato martedì 9 agosto la legge che stanzia incentivi alle industrie dei semiconduttori. 54 miliardi di sussidi per smarcarsi dal dominio del mercato dei chip taiwanese e cinese e mantenere i poli produttivi in USA. La vittoria legislativa è merito della Segretaria al Commercio, Gina Raimondo, impegnata da mesi nei negoziati. Intanto a Taipei la Speaker Pelosi incontra il presidente della TSMC, la piĂą grande fonderia di semiconduttori al mondo.
1. Il dietro le quinte del Chips and Science Act
Giovedì scorso la Camera ha approvato il Chips and Science Act con 243 voti favorevoli contro 187 contrari, dopo l’approvazione in Senato con 64 “aye” e 33 “nay”. Una legge definibile bipartisan per il sostegno ricevuto anche dai repubblicani, sebbene all’ultimo la leadership del Grand Old Party avesse esortato a opporsi dopo la notizia che i democratici avevano trovato un accordo sull’Inflation Reduction Act (un altro grande obiettivo dell’agenda Biden, che prevede nuova spesa pubblica per l’ambiente e un aumento delle tasse). Ogni tentativo di negare a Biden e ai democratici una vittoria legislativa è infatti ghiotto per i repubblicani in previsione delle midterm di novembre. Il successo al Congresso è frutto del lavoro della Segretaria al Commercio Gina Raimondo, che sin dalla sua nomina nel marzo 2021, ha fatto del disegno di legge una priorità assoluta della sua agenda. I membri del Congresso hanno apprezzato la particolare sensibilità bipartisan della Raimondo, nonché l’indole imprenditoriale, sviluppata negli anni in cui era dirigente di venture capital. In effetti, una delle argomentazioni che hanno fatto più presa sui parlamentari è stata quella sui rischi per le catene di produzione domestiche. Quello dei semiconduttori è evidentemente un tema di sicurezza nazionale. I chip per computer vengono infatti utilizzati in una vasta gamma di dispositivi, e non solo ad uso civile, ma anche militare. Lo scenario in cui gli USA non avessero più accesso ai chip prodotti a Taiwan sarebbe innegabilmente critico.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – I semiconduttori sono essenziali per la produzione di qualsiasi bene tecnologico
2. 54,2 miliardi di investimenti
Con 54,2 miliardi di stanziamenti totali, il Chips Act mira a ridurre questa dipendenza, offrendo sussidi alla costruzione ed espansione dei poli di produzione dei chip sul territorio statunitense. Gli incentivi vengono veicolati anche sotto forma di crediti di imposta in favore delle imprese che hanno sviluppato e sperimentato la tecnologia dei chip. Secondo il Segretario al Lavoro Marty Walsh, il piano avrà un impatto positivo sull’occupazione nel settore tecnologico. Anche per questo, la legge ha avuto il plauso delle big tech. Nonostante i costi totali di 79,334 miliardi di dollari in 10 anni stimati dal Congressional Budget Office, secondo l’associazione dei produttori di semiconduttori gli investimenti avranno un impatto positivo sulle principali industrie manifatturiere del Paese, garantendo nuovi stimoli all’innovazione. Proprio su questo punto, il Senatore Bernie Sanders si è mostrato molto critico, schierandosi assieme ai dissenzienti repubblicani. Per il Senatore del Vermont, la spesa pubblica andrebbe diretta altrove e non in favore di “società enormemente redditizie”. Anche altri commentatori hanno giudizi molto critici sulla manovra. C’è chi sostiene che gli ampi sussidi non risolveranno comunque il gap con la concorrenza asiatica, con il rischio aggiuntivo di creare conflitti commerciali con la Cina e la Corea.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La Segretaria al Commercio Gina Raimondo è stata centrale nell’approvazione del Chips Act
3. Contributo di Nancy Pelosi, successo di Gina Raimondo
Nella controversa visita a Taiwan, la Speaker della Camera Nancy Pelosi, ha incontrato Mark Liu, il Presidente della TSMC, la piĂą grande societĂ produttrice di chip al mondo (tra cui quelli usati da Apple). L’incontro evidenzia almeno due aspetti: per gli Stati Uniti, l’industria dei semiconduttori taiwanesi è cruciale per la propria economia e sicurezza nazionale, almeno fintanto che non avranno raggiunto una piena autonomia nel settore inoltre, il Chips Act è un incentivo per l’industria taiwanese a investire in nuovi stabilimenti sul suolo statunitense, a maggior ragione, se la Cina tentasse davvero un colpo di mano su Taiwan. Di questo TSMC ne è consapevole e i soldi del Chips Act aiuteranno a velocizzare la costruzione dello stabilimento in Arizona. Con il Chips Act si consolidano anche i legami con il Giappone: i tempi degli accordi di limitazione alle esportazioni di chips (si ricorda quello del 1986) sono ormai lontani. Come parte del nuovo dialogo economico, Giappone e Stati Uniti collaboreranno nella produzione di semiconduttori di prossima generazione. Intanto una nuova stella brilla a Capitol Hill e sembra scalare posizioni nell’indice di gradimento dei membri dell’esecutivo. C’è chi giĂ vede addirittura la Raimondo come probabile candidata alle prossime presidenziali. Per chi l’ha giĂ conosciuta come Tesoriere prima, e come Governatore poi (di Rhode Island, piĂą piccolo Stato della Federazione) non c’è sorpresa. Di certo, non è da tutti tradurre un accordo, in legge specie con l’attuale polarizzazione politica – e a Washington queste cose contano.
Lorenzo De Poli