In 3 sorsi – Le alluvioni monsoniche delle scorse settimane hanno devastato il Pakistan, un Paese già alle prese con una pesante instabilità politica e economica. Ora Islamabad subisce anche le conseguenze di una crisi climatica innescata da altri Paesi, come ha riconosciuto il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
1. ALLUVIONI CATASTROFICHE
Nelle scose settimane in Pakistan si sono abbattute violente alluvioni, che hanno sommerso il Paese uccidendo oltre 1.300 persone, di cui un terzo bambini.
Si parla di una catastrofe climatica che ha inondato strade e ponti, distruggendo case e interi villaggi, un evento straordinario successivo a una siccità che si è abbattuta per mesi, compromettendo i terreni e mettendo a serio rischio l’accesso al cibo per decine di migliaia di individui.
A causa delle inondazioni milioni di pakistani hanno perso la propria casa e sono stati costretti a vivere in rifugi di fortuna, ma sono anche stati danneggiati o interamente distrutti strutture sanitarie, campi agricoli e fondamentali scorte alimentari.
Diverse ONG si sono mobilitate per prestare soccorso alle popolazioni colpite e per scongiurare epidemie, visto il pesante degrado dell’igiene pubblica provocato da catastrofi come questa. Il rischio maggiore è il diffondersi di malattie già endemiche nel Paese, come la malaria o la febbre dengue.
Fig. 1 – Gli abitanti di una zona alluvionata nel Baluchistan fuggono su imbarcazioni di fortuna, 18 settembre 2022
2. IL PARADOSSO DEL PAKISTAN
Le alluvioni monsoniche delle ultime settimane trovano molte similitudini con quelle del 2010, che colpirono tre milioni di persone e provocarono oltre mille vittime. All’epoca era stato definito un evento straordinario, quasi centenario, che non si verificava in Pakistan dal 1929. Eppure, solo 12 anni dopo, il Paese si ritrova alle prese con un disastro climatico di proporzioni bibliche, come ha sottolineato il Ministro degli Esteri Bilawal Bhutto Zardari, innescato dall’aumento delle temperature che rende sempre più frequenti fenomeni estremi come questo.
È il paradosso del Pakistan, un Paese povero che produce meno dell’1% di emissioni globali, ma che è fra i più vulnerabili alla crisi climatica attuale, costretto a subire le conseguenze del riscaldamento globale generato da altri Paesi.
La situazione appena descritta si complica se aggiungiamo l’instabilità sociopolitica che lo Stato attraversa da anni: nessun Primo Ministro pakistano ha mai portato a termine un intero mandato e il Paese si colloca agli ultimi posti tra quelli che hanno raggiunto la parità economica di genere. Più del 50% dei cittadini pakistani è analfabeta e la mortalità infantile raggiunge ancora tassi preoccupanti.
Fig. 2 – Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres visita un campo profughi nel Sindh, una delle province più colpite dalle alluvioni, 10 settembre 2022
3. LE REAZIONI INTERNAZIONALI
Ci vorranno probabilmente dieci anni prima che il Pakistan si riprenda dalle conseguenze catastrofiche delle alluvioni. Per evitare che il Paese sprofondi in un default senza precedenti, la comunità internazionale si è mobilitata e il Fondo Monetario Internazionale ha concesso un prestito del valore di un miliardo di dollari, mentre le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per ottenere un finanziamento di 160 milioni da destinare agli sfollati.
Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è espresso in merito alla situazione che affligge il Pakistan, definendola una “carneficina climatica”, parte di una crisi globale che esige una risposta altrettanto globale.
Il 9 settembre Guterres si è recato in Pakistan per una visita di due giorni nelle aree maggiormente devastate dalle alluvioni, con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione del Paese e sulle conseguenze che tante altre nazioni in via di sviluppo stanno pagando per ”colpe” climatiche non loro. La speranza è sempre la solita, cioè che i principali responsabili delle emissioni globali di CO2 capiscano che le loro azioni hanno ripercussioni e che presto o tardi saranno costretti ad affrontarle in prima linea.
Alessia Ritardo
“Remains of a school destroyed by flooding, near Jacobabad” by DFID – UK Department for International Development is licensed under CC BY