Analisi – Il 22 ottobre 2023 a Pechino si sono chiusi i lavori del XX Congresso del Partito Comunista Cinese, con il terzo rinnovo del mandato di Xi che guiderà la Cina, pur tra grandi difficoltà interne ed internazionali, verso la realizzazione di una prosperità comune.
GLI ESITI DEL XX CONGRESSO
Il sipario si è chiuso sul XX Congresso del Partito Comunista Cinese e sulla prima sessione plenaria del XX Comitato Centrale: come si intuiva, e come era stato predisposto con la modifica costituzionale successiva al XIX congresso, Xi Jinping è stato confermato Segretario Generale del Partito e Capo della Commissione Militare Centrale. Il Comitato centrale conta ora 205 membri effettivi e 170 supplenti (e solo 11 donne), con una preponderante presenza di tecnocrati. Il Politburo (l’Ufficio Politico del Comitato Centrale), ridotto da 25 a 24 membri (non ci sono più donne nella formazione), ha designato i 7 componenti nel Comitato Permanente dell’Ufficio Politico, il vero centro decisionale della RPC. E’ stata anche abbandonata la prassi (“七上八下 qī shàng bā xià: fino a 67 anni si può essere nominati, dai 68 si deve lasciare) per le nomine alle più alte cariche del partito, che hanno premiato la fedeltà più assoluta alla linea del Presidente, un uomo razionale e pragmatico, confermato per la terza volta, a 69 anni, dopo aver depurato il partito dai corrotti e dalle correnti avverse, fino a depauperare la sacca di potere parallelo a quello del partito, detenuto dalla Lega della gioventù comunista, svuotata con l’allontanamento dei suoi principali esponenti: Li Keqiang e Wang Yang.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – I membri del Comitato Permanente del 20° Comitato Centrale del PCC incontrano la stampa, 23 ottobre 2022
IL NUOVO COMITATO PERMANENTE
La procedura di selezione -elezione ha individuato i sei componenti come segue:
1) Li Qiang (63 anni), esponente del “nuovo esercito dello Zhejiang” dove per anni ha lavorato con Xi, attuale segretario del PCC di Shanghai, scelto nonostante (e forse per) le contestazioni ricevute per la rigida applicazione della politica zero Covid, cara al Presidente;
2) Zhao Leji (65 anni), capo della Commissione centrale per l’ispezione e la disciplina del Partito;
3) Wang Huning (67 anni) l’ideologo dello Xi Jinping pensiero, autore dei contributi ideologici più rilevanti come la Risoluzione sulla Storia del Partito dell’autunno 2022 e il Go Global esplicitato nella Belt and Road Initiative;
4) Cai Qi (66 anni) segretario del Partito a Pechino;
5) Ding Xuexiang (60 anni) capo della segreteria del Partito;
6) Li Xi (66), uno dei più determinati sostenitori della campagna anticorruzione.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – I 2296 delegati partecipano al XX Congresso Nazionale del Partito Comunista presso la Grande Sala del Popolo a Pechino, 16 ottobre 2022
QUESTIONE FEMMINILE
Non si contano donne nel Politburo: il XIX Congresso ne aveva nominata una sola, Sun Chunlan, mentre il XVIII Congresso addirittura due. Una delle possibili cause è legata al terribile incidente di un bus carico di malati di Covid precipitato nella provincia del Guizhou, di cui Shen Yiqin, a capo del Partito e potenziale candidata, è stata considerata responsabile.
La risonanza di questo arretramento è stata ampia ma il grande firewall e i censori dei netizen cinesi hanno eliminato i post che protestavano per queste scelte, riflesso dei gravi problemi legati al ruolo femminile nella società cinese, che si inseriscono purtroppo in un contesto internazionale caratterizzato da diritti che per le donne risultano sempre più evanescenti, quando non palesemente negati. Questa criticità si somma ad altri problemi come il controllo assoluto sui dati personali dei cittadini cinesi, sui flussi di informazioni e sul web.
Fig. 3 – Proteste contro la violenza sessuale e il patriarcato in Cina
LA FINE DELLA COLLEGIALITÀ
Il controllo di Xi Jinping sul partito e sulla Cina appare sempre più saldo e funzionale alla creazione di un apparato di tecnocrati perfettamente aderente all’ideologia dominante, che ha trascinato via insieme a Hu Jintao quella collegialità di cui il vecchio Presidente era il più eminente esponente, per compattare una nazione disgregata da una crescita economica troppo veloce, caratterizzata da molte distorsioni e profonde tensioni sociali. Xi Jinping ha completato la costruzione di un nuovo modello macroeconomico, l’economia di mercato socialista, accompagnata da una lotta senza quartiere alla corruzione che, impedendo di fatto le riforme, contribuiva alla disparità dei redditi, troppo stridente per un Paese che, solo cinquant’anni prima, aveva elaborato una sorta di mitologia dell’uguaglianza.
Il rapporto politico presentato al XX Congresso ha confermato i risultati ottenuti nell’ultimo lustro, che ha visto uscire dalla povertà circa 800 milioni di persone, migliorando un’ampia gamma di indicatori di sviluppo umano, che hanno permesso la proiezione verso uno sviluppo di alta qualità, rivolto al raggiungimento di quella “prosperità comune” indispensabile per traghettare la Cina nella nuova era. Tutta la costruzione normativa post-maoista, volta ad impedire la nascita di nuove forme di personalismo, le cui derive (il Grande Balzo in Avanti e la Rivoluzione Culturale) causarono enormi danni alla Cina, appare definitivamente scardinata dai nuovi emendamenti apportati allo Statuto del Partito, che registra due stabili e due salvaguardie, tutelando lo status di Xi Jinping come “nucleo incrollabile” del Partito le cui idee stabiliscono la strada da seguire allo scopo di salvaguardare l’autorità centralizzata.
Fig. 4 – Il Presidente russo Putin incontra Xi Jinping prima dell’inizio della guerra in Ucraina, 4 febbraio 2022
LE LINEE GUIDA IN TEMPO DI GUERRA
Xi Jinping si appresta così a navigare tra acque tempestose, attraverso le riforme, verso una sempre più ampia apertura, solo sospesa a causa della pandemia, ancora da sconfiggere, che continuerà ad essere combattuta con la molto discussa politica “zero Covid”, nonostante le ripercussioni economiche, sociali e, da non sottovalutare, anche psicologiche che hanno profondamente provato il popolo cinese.
La linea emersa dal XX Congresso pone alla base il socialismo con caratteristiche cinesi declinato attraverso politiche sanitarie, ambientali e demografiche, che dovranno risultare efficaci per affrontare i problemi energetici, una crescita molto rallentata fissata al 3.9 %, flagellata dall’inflazione e un debito pubblico sempre più consistente.
Peseranno non poco le incognite legate alla politica estera, saldata su Forze Armate tecnologicamente avanzate, che rendono il Dragone una superpotenza tecnologica e autosufficiente, intenta alla pace, allo sviluppo, alla cooperazione e al vantaggio reciproco. Una superpotenza pero’ che non intende perdere Taiwan, che per i Paesi occidentali rappresenta uno Stato compiutamente democratico, da tutelare, ma per i cinesi costituisce l’ultimo epigono di un tempo di colonizzazione e di saccheggio.
Il mondo dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, secondo la nuova leadership, ha raggiunto ancora una volta un bivio nella storia e il suo corso futuro deve essere deciso da tutti i popoli del mondo, per promuovere una “comunità umana dal futuro condiviso”, che fa leva sui principi universali di coesistenza pacifica, sviluppo condiviso, uguaglianza tra i popoli, multilateralismo e cooperazione win-win.
In questa ottica Xi Jinping intende cogliere le opportunità strategiche, guidando la Cina tra queste pericolose tempeste, nel tentativo di rafforzare il sistema socialista con caratteristiche cinesi, potenziando le forze armate e accelerando l’autosufficienza tecnologica, per garantire l’ascesa globale della RPC.
Elisabetta Esposito Martino
“Xi Jinping, painted portrait _DDC2126” by Abode of Chaos is licensed under CC BY