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L’accordo UE-Mercosur e la vittoria di Lula, fra speranze e timori

In 3 sorsiIl processo per l’approvazione dell’accordo tra UE e Mercosur, in stallo dal 2019,
potrebbe subire una svolta decisiva grazie all’elezione di Lula da Silva a nuovo Presidente del
Brasile, ma si dovrà prima affrontare la questione ambientale (e non solo).

1. SI RIACCENDE L’INTERESSE EUROPEO PER L’ACCORDO CON I PAESI MERCOSUR

La vittoria alle elezioni presidenziali 2022 in Brasile di Luiz Inàcio “Lula” da Silva è stata accolta
positivamente in Europa, con la prospettiva di un rinnovamento e rafforzamento delle relazioni tra il
Paese sudamericano e l’Unione Europea, soprattutto dopo la precedente presidenza di Jair Bolsonaro,
che ha portato a un loro deterioramento. Centrale è e sarà l’accordo UE-Mercosur del 2019, un’intesa commerciale fra Unione Europea e i quattro Paesi Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay). Tale accordo è il frutto di anni di elaborazione e discussione e si è concretizzato sotto la presidenza Bolsonaro, non trovando però il consenso dei Paesi dell’Unione Europea, a causa da un lato delle politiche ambientali portate avanti dal Brasile e, dall’altro, di preoccupazioni di tipo protezionistico. L’elezione di Lula, già Presidente dal 2003 al 2010 per due mandati, riaccende il dibattito in merito, con l’intenzione, già manifestata da più parti, di portare a termine l’accordo e rinegoziarne alcune parti.

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Fig. 1 – Il Presidente brasiliano Lula da Silva durante una conferenza stampa poco dopo la sua recente vittoria

2. LE DIMENSIONI DELL’ACCORDO E LE PREOCCUPAZIONI AMBIENTALI E SOCIALI

L’accordo UE-Mercosur punta all’implementazione del commercio di prodotti agricoli come soia e
carne, prodotti chimici come fertilizzanti, pesticidi e macchine a combustibili fossili. Questo comporterebbe per gli esportatori europei una sostanziale riduzione in termini di dazi, con un
risparmio di circa quattro miliardi di euro all’anno. L’Unione Europea è il principale partner commerciale per i Paesi Mercosur: le esportazioni UE verso questi Paesi sono state solamente nel 2021 di 45 miliardi di euro in beni. La volontà dell’UE di riprendere le trattative per finalizzare l’accordo è legata principalmente alla sua necessità di diversificare l’approvvigionamento di materie prime in vista della transizione ecologica, ma anche a evitare che si impongano altre potenze economiche nell’area, fra cui notoriamente la Cina. Sono tuttavia molte le preoccupazioni manifestate all’interno dell’Unione. Anzitutto c’è quella legata all’ambiente, per la quale questo accordo non farebbe altro che esasperare la crisi climatica e ambientale, sia per la tipologia di prodotti il cui commercio e consumo verrebbero incoraggiati, sia per i livelli di deforestazione che potrebbero aumentare a seguito di un intensificarsi dei traffici commerciali. Inoltre gli agricoltori e i produttori latino americani avrebbero già manifestato timori circa una possibile competizione sleale da parte delle imprese europee alla luce del vantaggioso regime daziario a loro favore, per non menzionare la preoccupazione circa la possibile erosione dei diritti delle comunità indigene la cui sussistenza è strettamente legata a quella della foresta amazzonica. Infine, ci sono anche timori di tipo protezionistico di Paesi come la Francia, che vede minacciata in particolare la propria produzione di carne e vino.

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Fig. 2 – Leader della comunità indigena brasiliana che protestano contro la distruzione della foresta amazzonica

3. LE NECESSITÀ DI RINEGOZIAZIONE

Le numerose reticenze circa l’accordo e l’elezione di Lula prospettano un indubbio processo di revisione e rinegoziazione. Molte sono le ipotesi in campo: l’elaborazione di un’ulteriore intesa in tema di ambiente che vada a integrare l’accordo con Mercosur; far sì che la Commissione Europea proceda a isolare la parte legata al commercio (di competenza esclusiva dell’Unione) per portarne avanti l’approvazione senza coinvolgere Governi e Parlamenti nazionali; oppure, riscrivere interamente l’intesa. Di questa idea sarebbe anche Lula, che avrebbe già manifestato la volontà di riscrivere, anche solo in parte, il testo dell’accordo, non solo per far sì che ci sia maggior considerazione le tematiche ambientali, ma anche per includere le esigenze di industrializzazione del Brasile e la tutela della proprietà intellettuale. Quanto alle tempistiche, si parla di un processo ancora lungo e indefinito, all’interno del quale sarà necessario accontentare più voci, da quelle delle forze ambientaliste (come i Verdi) a quelle di chi teme che il prolungato stallo lasci campo a Russia e Cina, già in contatto con Brasilia. Un contributo decisivo potrebbe essere apportato dalla presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione Europea nel secondo semestre del 2023, dato che Madrid più di tutti preme per la conclusione dell’intesa commerciale con i Paesi Mercosur, coi quali ha stretti legami, e già nel 2021 aveva presentato una lettera formale in merito alla Commissione UE.

Federica Barsoum

Immagine in evidenza: Photo by USA-Reiseblogger is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • La vittoria di Lula alle presidenziali del Brasile alimenta le speranze dell’Unione Europea circa il rafforzamento delle relazioni commerciali con Brasilia, riaccendendo anche l’interesse di questa per la conclusione dell’intesa commerciale UE-Mercosur.
  • Sono molti però i motivi di resistenza da parte degli Stati dell’Unione Europea, fra i quali la questione ambientale e ragioni di tipo protezionistico.
  • Da entrambe le parti si prospettano varie opzioni al fine di superare lo stallo, guardando alla presidenza del brasiliano Lula come circostanza propizia.

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Federica Barsoum
Federica Barsoum

Sono una ragazza di 24 anni, da sempre appassionata di politica internazionale e dinamiche socio-economiche. Dopo il diploma al liceo economico-sociale, ho proseguito i miei studi all’Università Statale di Milano, dove mi sono da poco laureata in Mediazione Linguistica e culturale. Ora, invece, sto frequentando il corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali, curriculum commercio e integrazione europea. Sono nata e cresciuta nell’internazionale Milano in una famiglia mista, e il mio ambiente mi ha resa una persona aperta e curiosa nei confronti del mondo.

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