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L’UE contro il protezionismo green USA

In 3 Sorsi – La legge statunitense per combattere l’inflazione e sostenere la transizione verde minaccia le imprese europee e la concorrenza internazionale. La risposta dell’UE non si è fatta attendere anche se resta da capire come le nuove misure saranno applicate.

1. COS’È L’INFLATION REDUCTION ACT

L’Inflation Reduction Act (IRA) è un disegno di legge che rappresenta il punto centrale dell’agenda politica dell’Amministrazione Biden e che è stato approvato in via definitiva lo scorso 16 agosto 2022. La legge mira a ridurre le emissioni di gas serra, il deficit pubblico e l’inflazione attraverso varie riforme in diversi settori dell’economia americana, tra cui la sanità, la fiscalità e la transizione verde. Le principali misure introdotte dall’IRA possono essere riassunte come segue:

  1. Sanità: l’IRA prevede l’estensione del sussidio dell’Affordable Care Act (anche conosciuto come “Obamacare”) fino al 2025, il quale permetterà a circa 3 milioni di americani di non perdere la loro assicurazione sanitaria. Inoltre dà la possibilità a Medicare (l’assicurazione semi-pubblica per gli over 65 e i disabili) di negoziare il prezzo di alcuni farmaci da prescrizione, prevedendo un tetto massimo di spesa di $2mila annui a partire dal 2025.
  2. Fiscalità: l’IRA crea un’aliquota fiscale minima del 15% per le società con almeno 1 miliardo di dollari di utili ed inserisce un’accisa dell’1% sul riacquisto delle azioni proprie. Inoltre, finanzia l’Internal Revenue Service (l’agenzia fiscale nazionale) con un investimento di 80 miliardi di dollari che mira a potenziarne l’efficienza ed i controlli.
  3. Transizione verde: quasi 370 miliardi di dollari vengono stanziati per finanziare misure volte a potenziare i settori strategici dell’energia pulita e alla protezione del clima, in modo da consentire agli Stati Uniti di raggiungere l’obbiettivo di riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il 2030 (rispetto al 2005).

Nonostante il suo nome, secondo un’analisi fatta dall’Università della Pennsylvania, l’Inflaction Reduction Act avrà un impatto praticamente nullo sull’inflazione e non produrrà alcuna crescita del PIL fino al 2031. Per contro, l’IRA dovrebbe generare una riduzione del deficit pubblico di $246 miliardi nei prossimi dieci anni.

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Fig. 1 – La rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, Katherine Tai, in visita alla Commissione Europea

2. PERCHÉ SE NE DISCUTE IN EUROPA?

Sin dal momento della sua emanazione, la legge ha fatto molto discutere i leader politici europei. Il perché è presto detto. Il pacchetto da 370 miliardi di dollari volto a potenziare la transizione green prevede vari crediti di imposta per famiglie e imprese che compenseranno le loro emissioni investendo nel settore dei veicoli elettrici, nell’energia solare ed eolica, nei biocarburanti, nelle batterie e in altre tecnologie pulite. Il punto però è che questi incentivi saranno riservati solo a chi compra prodotti realizzati negli Stati Uniti. Questo, pertanto, favorisce notevolmente le aziende americane rispetto a quelle europee, per esempio avvantaggiando le Tesla americane contro le BMW elettriche tedesche, o le batterie americane rispetto a quelle europee. Sta già accadendo infatti che aziende europee (o americane che hanno investito in Europa) delocalizzino la loro produzione negli USA per poter beneficiare di questi incentivi. L’Europa rischia così un esodo verso gli Stati Uniti delle migliori menti e imprese che oggi stanno lavorando nello sviluppo di tecnologie pulite in Europa.
Secondo i Ministri dell’Economia tedesco, Robert Habeck, e francese, Bruno Le Maire, l’Inflaction Reducion Act è una chiara violazione delle regole internazionali sul libero commercio fissate dall’OMC (Organizzazione mondiale del commercio), mentre secondo il Primo Ministro Belga Alexander De Croo, l’IRApotrebbe portare l’Europa a un punto tale da rischiare seriamente la de-industrializzazione.
La paura è che i disaccordi riguardanti l’IRA possano portare a una guerra commerciale tra alleati (UE e USA). In casi estremi l’UE potrebbe anche rivolgersi all’Organizzazione Mondiale del Commercio, sebbene si preferisca risolvere la questione in maniera bilaterale.

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Fig. 2 – La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, annuncia il nuovo pacchetto di misure al World Economic Forum di Davos

3. LA RISPOSTA EUROPEA

Da sempre l’UE ha cercato di svincolare le industrie obsolete dagli aiuti di Stato che mantenevano in vita settori non competitivi oltre la loro naturale durata. Ora sta valutando la possibilità di erogare sussidi per fornire alle aziende emergenti del settore green il supporto necessario per svilupparsi in un mercato mondiale sempre più competitivo. La Francia in questo ha sempre assunto una posizione molto decisa, sostenendo un mercato europeo forte ed indipendente sia dagli USA che dalla Cina. Al riguardo, il Presidente francese Emmanuel Macron ha proposto l’emanazione di un Buy European Act che servirebbe per fornire sussidi alle aziende europee esattamente come stanno facendo Washington e Pechino.
La risposta europea agli USA non si è fatta attendere ed è arrivata direttamente per bocca della Presidente della Commissione europea durante l’intervento al Forum economico mondiale di Davos. Nel proprio discorso Ursula von der Leyen ha annunciato l’introduzione di due importanti misure: il Net-Zero Industry Act e l’European Sovereignty Fund.
Il Net-Zero Industry Act mira a creare un ambiente normativo che indirizzi gli investimenti strategici verso quei processi produttivi che riducono l’impatto ambientale. Questo verrà fatto tramite la semplificazione dei processi di rilascio delle autorizzazioni (burocrazia) e il potenziamento dei finanziamenti per i progetti di importanza strategica.
Il Fondo Sovrano Europeo, invece, punta a intensificare i finanziamenti europei nel medio termine tramite l’utilizzo del bilancio comunitario. Proprio la questione di come ponderare i finanziamenti comunitari e quelli derivanti dagli aiuti di Stato nazionali ha aperto un dibattito all’interno dell’UE. Tecnicamente, per “aiuto di Stato” si intende qualsiasi forma di sostegno economico concesso da un Governo a una specifica azienda o gruppo di aziende che genera un vantaggio rispetto ai concorrenti. Di solito la Commissione Europea è chiamata a controllare che quelli relativi ai settori industriali non intacchino la concorrenza leale nel mercato unico europeo (ricordiamo che le regole sugli aiuti di Stato sono già state allentate nel marzo 2022 per far fronte alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina). Da un lato, infatti, ci sono i Paesi favorevoli a lasciare ampi margini di manovra ai Governi nazionali, come la Francia, mentre dall’altro c’è chi teme che lasciare loro troppa libertà possa provocare una “corsa ai sussidi” e compromettere il funzionamento del mercato interno. In effetti esistono alcuni Paesi (Germania e Francia su tutti) che hanno molto più spazio di manovra fiscale per poter sostenere le proprie industrie, rispetto ad altri. Su questo punto è intervenuta anche la Commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager, che ha avvertito i Paesi membri che gli aiuti di Stato possono sì rappresentare una spinta a breve termine, ma che non si può pensare di costruire la competitività con i sussidi.
La Commissione aprirà una consultazione formale sulle modifiche proposte in modo da poter arrivare al Consiglio europeo di febbraio pronti per trovare un accordo condiviso che possa essere implementato nel giro di poco tempo.

Danilo Bianco

Joe Biden” by Gage Skidmore is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • L’Inflation Reduction Act mira a ridurre le emissioni di gas serra, il deficit pubblico e l’inflazione, ma secondo alcuni studi i suoi effetti sull’economia degli USA saranno limitati.
  • La legge americana penalizza la competizione delle imprese europee e minaccia il rispetto delle regole internazionali sul libero commercio.
  • L’Unione Europea annuncia varie misure in risposta, ma l’accordo sulla loro applicazione non è ancora stato trovato.

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Danilo Bianco
Danilo Bianco

Nato in Puglia e laureato in Economia Internazionale, dopo un Erasmus a Santander, attualmente vivo e lavoro a Madrid. Dopo aver ricoperto ruoli di responsabilità in multinazionali private, ho deciso di intraprendere un master in “European Economic Governance” presso l’Università Carlos III di Madrid. Parallelamente, ho inziato uno stage presso il Banco de España, dove mi divido tra i dipartimenti di Relazioni Europee e di Politica Monetaria. Appassionato da sempre di geopolitica, relazioni internazionali e macroeconomia, mi piacerebbe per poter dare il mio (seppur piccolo) contributo per migliorare il mondo. La mia passione per viaggiare e scoprire nuove culture mi spinge costantemente ad esplorare nuovi luoghi. La mia innata curiosità mi porta a imparare continuamente; per questo, oltre alla passione per gli sport, spendo parecchio tempo a guardare YouTube.

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