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Giornata mondiale contro l’uso di minori nei conflitti armati: i bambini dimenticati e l’intervento della CPI

In 3 Sorsi Il 12 febbraio ricorreva la Giornata mondiale contro l’impiego di bambini-soldato. La Corte Penale Internazionale ha emesso tre condanne per l’uso di minori in gruppi armati, e si tratta di tre casi africani, ma a livello internazionale si parla ancora poco di questi bambini dimenticati.

1. I BAMBINI DIMENTICATI

Il 12 febbraio ricorreva la Giornata mondiale contro l’uso dei bambini-soldato, il cui slogan è #ChildrenNotSoldiers, ma servirebbe molto più di una sola occasione per parlare di tutti quei bambini che sono deturpati del diritto all’infanzia e alla libertà. Quella dei bambini-soldato costituisce infatti un’emergenza umanitaria diffusa in tutto il mondo, spesso dimenticata e lasciata ai margini delle tematiche di discussione odierne. L’uso e il reclutamento di bambini con età inferiore ai diciotto anni in conflitti armati è un trend in continua crescita. Il Rapporto del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU per i Bambini e i conflitti armati del 2022 evidenzia come solo nel 2021 più di 6.300 bambini, di cui circa 600 femmine, hanno preso parte in conflitti armati, con la più alta percentuale in Repubblica Democratica del Congo, Siria, Somalia e Mali. Secondo alcune stime, sono circa 200mila i bambini di tutto il mondo coinvolti in conflitti armati, ma la percentuale maggiore si registra in Africa.

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Fig. 1 – Un bambino-soldato salvato dall’ONU in Sud Sudan durante la cerimonia per la liberazione di oltre 300 minori impiegati nel locale conflitto armato, 7 febbraio 2018

2. IL RUOLO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE

La Corte Penale Internazionale (CPI), istituita dal trattato di Roma nel 1998 indaga ed eventualmente processa persone accusate dei più gravi crimini di interesse della comunità internazionale, ovvero genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, e dal 2018 il crimine di aggressione. L’utilizzo di bambini-soldato è considerato dallo Statuto di Roma un crimine di guerra. In particolare è un crimine di guerra l’arruolamento di bambini sotto i 15 anni in Forze Armate nazionali o il loro utilizzo in conflitti sia internazionali che interni. In senso esteso, poi, si definiscono bambini-soldato anche quei minori che, pur non prendendo parte diretta alle azioni belliche, sono impiegati in ruoli di supporto a formazioni militari. Nei circa venti anni di attività della Corte, sono stati tre i condannati per aver fatto uso di bambini-soldato: Thomas Lubanga, Bosco Ntaganda e Dominic Ongwen.
Thomas Lubanga è stato il leader del gruppo armato FPLC (Forces Patriotiques pour la Libération du Congo) ed è stato condannato il 14 marzo 2012 a un totale di 14 anni di detenzione per avere commesso crimini di guerra, tra cui l’arruolamento di bambini nel proprio esercito. Bosco Ntaganda, il comandante delle operazioni dell’FPLC e braccio destro di Lubanga, in seguito a due mandati di arresto nel 2019 è stato condannato a 30 anni di carcere. Infine non si può non nominare il caso Ongwen, forse il più conosciuto nonché il più recente dei tre. Dominic Ongwen è stato uno dei capi del Lord’s Resistance Army e il 6 maggio 2021 è stato condannato a 25 anni di carcere per avere commesso un totale di 61 crimini, tra cui crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel Nord dell’Uganda tra il 2002 e il 2003. Tra i crimini di guerra, il rapimento e l’indottrinamento di numerosi bambini e il loro arruolamento forzato nella sua milizia. Inoltre è stato ritenuto colpevole di aver commesso violenze, sessuali e non, nei confronti di questi bambini.

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Fig. 2 – Un’immagine di Dominic Ongwen, uno dei comandanti del Lord’s Resistance Army, durante il processo d’appello all’Aia presso la Corte Penale Internazionale, 15 dicembre 2022

3. C’È ANCORA MOLTA STRADA DA FARE

A livello internazionale c’è ancora molto silenzio su questa emergenza, ecco perché si può parlare di “bambini dimenticati”. In particolare, con riferimento all’Africa, si pensa sempre troppo poco a questo argomento, in quanto il focus della comunità internazionale è spesso sui temi emergenziali e sulle questioni connesse a sicurezza e terrorismo – talvolta addirittura con priorità per il punto di vista degli attori extracontinentali. I bambini di tutto il mondo necessitano di protezione, come ci ricordano le numerose convenzioni internazionali sui diritti umani. L’auspicio è che la Giornata mondiale contro l’uso dei bambini-soldato sia uno spunto per riconoscere la necessità di intervenire per prevenire il fenomeno, ma anche per recuperare migliaia di bambini che già ne sono vittima. Sicuramente l’intervento della CPI in materia è essenziale, tanto per punire i colpevoli, quanto per aumentare la consapevolezza sul tema, valorizzando l’opera delle molte Istituzioni internazionali e delle organizzazioni non governative che sono impegnate in vari Paesi del mondo per salvare questi bambini. Nonostante gli interventi, però, i numeri sono in crescita. Per invertire il trend servirebbero azioni mirate e ingenti risorse, ma per far sì che ciò accada è necessaria una maggiore consapevolezza globale, per dare voce a tutti quei bambini che meritano di essere salvati.

Benedetta Ardizzone

Demobilize child soldiers in the Central African Republic” by hdptcar is licensed under CC BY-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • Sono più di 200mila i bambini che partecipano attivamente in conflitti armati in tutto il mondo e che vengono ricordati durante la Giornata mondiale contro l’impiego dei bambini-soldato.
  • La Corte Penale Internazionale ha condannato fino adesso tre imputati accusati di aver fatto uso di bambini-soldato all’interno del proprio gruppo armato, tutti e tre in Africa.
  • C’è ancora tanto da fare per invertire il trend in costante aumento di bambini che vengono arruolati e subiscono violenze a causa dei conflitti.

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Benedetta Ardizzone
Benedetta Ardizzone

Classe 2000, figlia del nuovo millennio ma con un animo classico, affascinato dalla storia e dal passato. Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e attualmente frequento la magistrale in International Relations, il tutto all’Università di Bologna. Sono particolarmente interessata alla storia dell’Africa e alle relazioni internazionali dei Paesi Africani, ambito in cui spero di specializzarmi. Nel tempo libero mi trovate al mare con un buon libro in mano e le cuffie nelle orecchie. Sempre con la valigia pronta per nuove avventure. Non potrei mai fare a meno del mio cane e delle persone che amo.

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