In 3 sorsi – Dopo il fallito golpe militare del maggio 2022 di Fathi Bashagha, la Libia è ritornata in una situazione di stallo politico. Mentre entrambi i Governi stanno vedendo sminuite le proprie posizioni, la popolazione civile paga il prezzo del disinteresse internazionale.
1. (ANCORA) IMPASSE
La Libia è ancora divisa tra il Governo di Unità Nazionale di Tripoli, del premier Abdul Hamid Dbeibah, e il Governo di Stabilità Nazionale, appoggiato dalla Camera dei Rappresentanti di Tobruck e guidato da Fathi Bashagha.
Mentre il primo afferma che si farà da parte solo di fronte a un nuovo Governo democraticamente eletto, il secondo è deciso a strappare dall’avversario il riconoscimento internazionale.
L’ultimo incontro tra le due fazioni è stato ospitato al Cairo il 5 gennaio e vi hanno partecipato i rappresentanti delle due Camere libiche: Khaled al-Mishri, a capo dell’High Council of State di Tripoli, e Aguila Saleh, speaker dell’House of Representatives della Libia orientale. Potrebbe sembrare un passo avanti positivo il comunicato rilasciato successivamente di un congiunto impegno a collaborare in futuro, ma va notato che alla dichiarazione non è seguita nessuna discussione concreta per trovare una via di uscita dallo stallo politico, o per approvare finalmente la base costituzionale necessaria affinché possano avvenire le elezioni.
Il generale libico Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito Nazionale di Liberazione libico e responsabile di numerosi blocchi a giacimenti e terminal petroliferi, è di fatto il terzo protagonista dell’impasse politica in cui versa oggi il Paese. Dietro le quinte ha dapprima supportato il Governo di Bashagha, mentre ora si è avvicinato al Governo di Tripoli, con cui ha negoziato la nomina di un nuovo direttore della societĂ petrolifera nazionale NOC (Farhat Bengdara). Non è ancora chiaro quali siano i suoi piani futuri, ma ha dichiarato in precedenza di volersi candidare alla presidenza libica e di opporsi a qualsiasi base costituzionale che impedisca a lui e alle figure militari di partecipare alle elezioni.
Fig. 1 – Lo Speaker della Camera dei Rappresentanti (HoR) Aguila Saleh, la Consigliera Speciale per la Libia Stephanie Williams e il Presidente dell’Alto Consiglio di Stato libico (HSC) Khaled Al-Mishri in un meeting sulla Costituzione libica a Ginevra, 28 giugno 2022
2. LA SITUAZIONE UMANITARIA
In questo scenario di instabilitĂ politica, le condizioni della societĂ civile sono particolarmente preoccupanti: interruzioni di elettricitĂ , inflazione, mancanza di carburante e violenze istituzionalizzate sono all’ordine del giorno. A due anni dall’accordo di cessate il fuoco – mediato dalle Nazioni Unite tra il Governo di Accordo Nazionale e l’Esercito Nazionale Libico – la situazione umanitaria è marginalmente migliorata, con una riduzione del numero di sfollati interni, che resta comunque molto elevata, come è elevato il numero di migranti detenuti arbitrariamente nel Paese. A essere aumentata è invece la preoccupazione che le ostilitĂ e gli scontri localizzati tra gruppi armati rivali sfocino in un conflitto armato, soprattutto dopo l’attentato dell’agosto 2022 da parte delle forze alleate del Governo di StabilitĂ .
I gruppi armati, inoltre, regolarmente perseguono detenzioni arbitrarie, restrizioni ai movimenti dei civili, all’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, oltre che una repressione sistematica delle proteste della popolazione.
Fig. 2 – Membri dell’esercito libico sparano vere munizioni durante un’esercitazione nella cittĂ occidentale di Tarhuna, 6 marzo 2023
3. FUORI DAI CONFINI
Per aiutare il Paese, stroncato dalla guerra civile, a formare un Governo pacifico e democratico, l’ONU ha istituito la Missione di sostegno in Libia (UNSMIL) nel 2011. Che la missione sia stata rinnovata di nuovo la scorsa estate sottolinea quanto siano lontani dall’essere completati gli obiettivi inizialmente preposti dalle Nazioni Unite (tra cui la riforma economica, un dialogo politico inclusivo, l’organizzazione delle elezioni, il ritiro di tutte le forze militari straniere dal Paese). Ciò a causa sia della reticenza delle stesse Istituzioni libiche a unificare il Paese, sia a causa degli egoistici interessi internazionali. Gli Stati europei, concentrati sui propri interessi nazionali, appaiono frammentati e contradditori nella posizione politica comune: l’Italia ha stretto un accordo di 8 miliardi con al-Dbeibah, la Francia ha ampiamente sostenuto Haftar negli anni, la Grecia è contraria al Governo di Tripoli per i suoi rapporti con la Turchia. Fuori dall’Unione Europea Paesi come Turchia e Russia violano sistematicamente l’embargo sulle armi – alimentando la proliferazione di armi non controllate e di compagnie militari private sul territorio, – sfruttando le divisioni politiche per avanzare le proprie mire nella regione. Tutto ciò concorre nel peggiorare una situazione giĂ particolarmente pericolante, nella quale il progresso diplomatico verso una soluzione pacifica sembra ancora lontano.
Anna Laura Fiorillo
Immagine di copertina: “Tripoli center” by Ziad FMA is licensed under CC BY