In 3 sorsi – I primi numeri relativi ai flussi lungo la Rotta Migratoria Orientale, anche questo anno, sono così preoccupanti da mettere in guardia l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha richiesto 84 milioni di dollari per dotarsi dei mezzi necessari a fornire assistenza e potenziare i centri di prima accoglienza in Yemen, per molti la prima tappa del lungo viaggio della speranza.
1. LA MIGRAZIONE FORZATA
La Rotta Migratoria Orientale (RMO) è un corridoio di transito percorso, ogni anno, da decine di migliaia di migranti provenienti per la maggior parte dai Paesi del Corno d’Africa, intenti a raggiungere gli Stati della Penisola Arabica, principalmente Yemen e Arabia Saudita. Solo nel 2021 sono transitate circa 270mila persone secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), il 71% in più rispetto all’anno precedente.
I flussi migratori in Africa sono fenomeni sociali altamente complessi che contano svariate cause all’origine dei motivi che spingono gli abitanti della parte orientale del Continente ad abbandonare la propria dimora per iniziare un viaggio incerto, spesso pericoloso, e ricominciare poi da capo nei Paesi arabi.
La migrazione economica rappresenta una costante per le persone che percorrono la RMO e che solitamente provengono, in larga misura, da Stati afflitti da situazioni instabili quali Etiopia e Somalia. Il recente incremento delle migrazioni avvenuto nei primi mesi del 2023, tuttavia, sembrerebbe essere collegato agli effetti del cambiamento climatico: l’andamento sempre più irregolare delle piogge e la siccità interminabile sono solo alcune delle conseguenze di questo fenomeno che spingono gli abitanti, privati dei campi da coltivare e dei pascoli, a confluire nel bacino migratorio della RMO, ormai rappresentante il 40% della migrazione mondiale.
Fig. 1 – Donne e bambini aspettano di essere controllati e visitati dalla clinica mobile di una ONG collocata lungo il tragitto della RMO in Etiopia
2. L’APPELLO DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER LE MIGRAZIONI
La crisi migratoria della RMO costituisce un potenziale problema. Di questo parere è Antonio Vitorino, Direttore Generale dell’OIM, che ha riportato cifre allarmanti durante una conferenza a Nairobi tenutasi a febbraio. Più di 40mila persone sono attualmente bloccate lungo il corridoio tra Gibuti e Yemen; nel Paese arabo si teme il peggio, circa 250mila migranti stanno mettendo sotto pressione i servizi sanitari e l’economia della nazione già dilaniata dalla guerra civile in corso dal 2015.
La peculiarità di questa ondata migratoria – che nella previsione meno favorevole si stima possa raggiungere volumi di un milione e mezzo entro fine anno – è rilevabile nel trend in crescita della presenza di donne e bambini. Vitorino spiega questa divergenza dalla tipica composizione, quasi interamente maschile, con l’aumento della pressione migratoria nel Corno d’Africa a causa delle condizioni climatiche che spingerebbero l’intero nucleo familiare a intraprendere il rischioso viaggio.
L’OIM ha quindi richiesto, insieme a diverse ONG, 84 milioni di dollari per poter aiutare i migranti bloccati, in modo da poter fornire un programma di prima assistenza, interventi di protezione e soprattutto per potenziare la gestione dei centri di prima accoglienza in Yemen. Parte del denaro sarà convogliato in una campagna di sensibilizzazione sui pericoli del percorso. Infatti non è insolito che gruppi di persone cadano preda delle organizzazioni criminali che operano nelle rotte migratorie illegali: solo nel 2022 circa 89 migranti sono scomparsi durante il tragitto per poi non essere più ritrovati.
Fig. 2 – Il Direttore Generale dell’OIM, Antonio Vitorino
3. IL PERCORSO SEMPRE PIÙ PERICOLOSO
Una recente inchiesta nata dalla collaborazione delle Nazioni Unite e Human Rights Watch ha portato alla luce una serie episodi di abusi e violenze perpetrati verso i migranti ospitati nei centri di accoglienza nel distretto di Monabbih, nella parte nord-occidentale dello Yemen. Le vittime, che sembrerebbero prede del traffico di essere umani, sono per lo più provenienti dall’Etiopia ed erano in viaggio lungo la RMO. Questo spiacevole evento sottolinea quanto l’aspetto della sicurezza sia cruciale nella gestione del flusso migratorio che, qualora diventi incontrollato, esporrebbe maggiormente al pericolo chi transita per il tragitto.
Il Direttore Generale dell’OIM ha evidenziato quanto sia importante in questo particolare frangente ricorrere a percorsi legali e controllati che possano garantire un maggiore grado di tutela ai migranti che decidono ugualmente di intraprendere il viaggio, concludendo così la già citata conferenza di Nairobi con una nota di speranza: il cambiamento climatico e i conflitti locali sono problemi sui quali si può intervenire, riducendo così il numero di persone che potrebbe potenzialmente decidere di migrare.
Sofyene Meddourene
“People queuing to access the transit camp in Dolo Ado” by DFID – UK Department for International Development is licensed under CC BY