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FED e tassi di interesse: siamo a una svolta?

In 3 sorsiNell’ultima riunione del 2 e 3 maggio scorsi, la Fed ha comunicato un ulteriore incremento dei tassi di interesse di 25 punti base portandoli quindi al 5,25% rispetto al 5,00% definito nel meeting precedente.

1. UN NUOVO RIALZO E LE TENSIONI NEL SISTEMA BANCARIO

Si tratta del decimo incremento consecutivo negli ultimi 15 mesi ma soprattutto del livello più alto raggiunto negli ultimi 16 anni. Molti analisti ritengono tuttavia che questo rialzo potrebbe essere l’ultimo di una lunga fase iniziata ormai nel marzo 2022 quando, con un incremento di un quarto di punto, i tassi erano stati innalzati allo 0,50%.
Nel corso della conferenza stampa a margine della riunione, il Presidente della FED Jerome Powell ha però introdotto un elemento di novità rispetto alle precedenti dichiarazioni, precisando che nelle prossime settimane la FED monitorerà i dati economici e finanziari per valutare la misura in cui possa essere appropriato un ulteriore rafforzamento di questa politica di rialzo dei tassi al fine di riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%.
Nell’ultimo periodo, infatti, il sistema bancario ha evidenziato forti segnali di stress: il fallimento di tre grosse banche commerciali (Silicon Valley Bank, Signature Bank e First Republic Bank) potrebbe contribuire al raffreddamento dell’inflazione spingendo altre banche a restringere i prestiti, limitando così la necessità per la FED di aumentare ulteriormente i tassi di interesse.

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Fig. 1 – Il Presidente della FED Jerome Powell con la Segretaria al Tesoro Janet Yellen

2. IL MONITO DEI MEMBRI DEL CONGRESSO E I DATI SU OCCUPAZIONE E INFLAZIONE

In merito alla politica monetaria adottata dalla FED, un gruppo di dieci membri del Congresso, tra i quali anche la Senatrice democratica Elizabeth Warren, aveva inviato nei giorni scorsi una comunicazione alla stessa banca centrale statunitense nel timore delle potenziali conseguenze negative sul mercato del lavoro dovute al continuo incremento dei tassi di interesse e precisando come i dati sull’inflazione fossero inferiori al picco registrato lo scorso anno. Anche l’ultima rilevazione del mese di aprile 2023 evidenzia infatti un’inflazione pari al 4,9%, in diminuzione rispetto al 5% relativa al mese precedente: continua quindi la discesa avviata in seguito all’apice registrato nel mese di giugno 2022 quando l’inflazione era stata pari al 9,1%.
Precisando di non voler mettere in discussione l’indipendenza politica della banca centrale statunitense, secondo i dieci parlamentari il persistente incremento dei tassi di interesse significherebbe l’abbandono del duplice mandato della FED, ossia il raggiungimento della massima occupazione e la stabilità dei prezzi. Considerando i recenti dati dell’inflazione si potrebbe perseguire l’obiettivo della stabilità dei prezzi al 2%, come anche ricordato da Powell nel meeting di febbraio scorso, senza che questo comporti una recessione economica significativa o un aumento rilevante della disoccupazione ed evitando così di mettere in crisi le famiglie e le piccole imprese.
Il mercato del lavoro è stato comunque finora resiliente al rapido inasprimento dei tassi: nel mese di aprile il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,4% con un incremento dei posti di lavoro per circa 253mila unità, dato superiore delle aspettative degli analisti. È infatti da oltre mezzo secolo che non si riscontrava un dato così basso.

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Fig. 2La Senatrice Elizabeth Warren, democratica e il Senatore Jack Reed, democratico (al centro), parlano con Michael Barr, vicepresidente per la Supervisione alla Federal Reserve

3. ‘WE MAY NOT BE FAR OFF’

“Potremmo non essere lontani. Forse siamo a quel livello”, ha precisato Jerome Powell nella conferenza stampa del 3 maggio scorso in risposta a una domanda sull’adeguatezza del livello attuale dei tassi al 5,25% raggiunto dalla politica monetaria restrittiva adottata. In effetti gli ultimi dati dell’economia statunitense lasciano presagire che nel corso della prossima riunione della FED del 13 e 14 giugno prossimi potremo assistere a una frenata nel trend di crescita dei tassi di interesse ma difficilmente potranno esserci dei tagli già nel corso del 2023.

Emanuele Rufini

Immagine di copertina: “The Fed” by pedrik is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • L’aumento, il decimo consecutivo negli ultimi 15 mesi, ha portato i tassi al livello più alto degli ultimi 16 anni.
  • Secondo dieci parlamentari, il persistente incremento dei tassi di interesse significherebbe l’abbandono del duplice mandato della FED, ossia il raggiungimento della massima occupazione e la stabilità dei prezzi.
  • Gli ultimi dati dell’economia statunitense lasciano presagire che si potrà assistere a breve a una frenata nel trend di crescita dei tassi di interesse.

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Emanuele Rufini
Emanuele Rufini

Papà di quattro bimbi e manager di una multinazionale in Trentino, è revisore legale dei conti e dottore commercialista. Cultore dei Simpsons e di Tex Willer, patito di pallacanestro (pivot ancora in attività, head coach in DR2 e istruttore di minibasket), discreto lindy-hopper e amante della storia, della montagna e dell’arte presepiale.

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