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Palestina-Israele: una primavera turbolenta

In 3 sorsiIl 15 maggio è stato il 75esimo anniversario della Nakba, il “Giorno della Catastrofe”, e la Palestina si trova di nuovo al centro di violenti scontri che hanno visto lo scambio di numerosi missili tra Israele e Gaza, e non solo.

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1. RAID MISSILISTICO TRA GAZA E ISRAELE

Gli ultimi mesi hanno visto un intensificarsi degli scontri tra Palestina e Israele, partendo con i raid della polizia israeliana all’interno della Moschea di al-Aqsa durante il periodo del Ramadan e della Pèsach ebraica, fino ad arrivare allo scambio di missili tra Gaza e Israele nella metà di maggio. Tutto questo in un arco temporale che ha compreso anche l’anniversario della Nakba palestinese, l’anniversario della creazione dello Stato israeliano nel 1948 e dell’esodo forzato dei palestinesi dai territori occupati dagli israeliani. All’alba del 2 maggio da Gaza sono partiti i primi missili indirizzati a Israele. La motivazione di questo attacco è stata la morte all’interno delle carceri israeliane di Khader Adnan, leader della Palestinian Islamic Jihad (PIJ), che si era sottoposto a 86 giorni di sciopero della fame. Era stato proprio il PIJ a rivendicare il lancio dei 3 missili che quella mattina avevano colpito la zona disabitata del Negev. Adnan protestava contro la “detenzione amministrativa”, che permette ai servizi segreti israeliani di prolungare la detenzione di un soggetto ogni sei mesi senza che vengano ufficializzate le accuse o concessi gli incontri con gli avvocati. In risposta agli attacchi del PIJ, nella mattina del 9 maggio Israele ha dato inizio alla controffensiva, rompendo il cessate-il-fuoco che era stato raggiunto grazie alla mediazione di Egitto, Qatar e Nazioni Unite. Il raid missilistico, chiamato Operazione Scudo e freccia, ha raggiunto l’obiettivo di colpire alcuni esponenti del Jihad palestinese, causando però altre 10 vittime tra i civili solo nella prima giornata. Alla conclusione dei quattro giorni di bombardamenti, sono stati contati oltre 30 morti, in maggioranza civili. Lo scontro, il peggiore dopo la crisi dei 10 giorni del 2021, si è concluso con un nuovo cessate-il-fuoco raggiunto nella nottata del 13 maggio.

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Fig. 1 – Alcune persone si riuniscono per dimostrare davanti alla sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Gaza contro la morte di Khader Adnan all’interno delle carceri israeliane, 2 maggio 2023, Gaza, Palestina

2. IL GIORNO DELLA BANDIERA O QUELLO DELLA CATASTROFE

Proprio quando la situazione sembrava essersi stabilizzata, le tensioni sono riemerse a causa della marcia del “Giorno della Bandiera”, organizzata da un’ala dell’estrema destra israeliana per celebrare l’anniversario dell’occupazione di Gerusalemme del 1967. L’evento, considerato estremamente provocatorio dalla controparte palestinese, ha avuto luogo il 18 maggio all’interno della Città Vecchia di Gerusalemme. Anche se gran parte della manifestazione è stata pacifica, non sono mancati cori razzisti diretti ai palestinesi o episodi di violenza contro i giornalisti, che hanno portato all’arresto di alcuni manifestanti. Per garantire maggiore sicurezza durante l’evento, la polizia israeliana ha imposto una serie di chiusure forzate alle attività palestinesi della Città Vecchia, creato ulteriori checkpoint e dispiegato oltre 3milaagenti di polizia nell’area. La manifestazione ha avuto luogo nonostante le numerose minacce provenienti da Hamas e nonostante il cessate-il-fuoco imposto solo da pochi giorni. La popolazione palestinese di Gaza ha protestato lungo il confine e l’esercito israeliano ha risposto lanciando dei lacrimogeni sulla folla.

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Fig. 2 – Membri della destra israeliana sventolano la bandiera israeliana durante l’annuale marcia del “Giorno della Bandiera”, mentre attraversano la Porta di Damasco per entrare alla Città Vecchia di Gerusalemme, 18 maggio 2023

3. È L’ANNO DELL’ESCALATION?

A seguito di questi nuovi avvenimenti, ci sono state numerose condanne da parte dalla comunità internazionale nei confronti di Israele. Primi tra tutti si sono espressi l’Egitto e gli EAU, che hanno definito la partecipazione all’evento di numerosi ministri e deputati israeliani alla manifestazione un comportamento irresponsabile. Alle loro voci si è unita quella dell’Unione Europea. Una delegazione israeliana avrebbe dovuto partecipare allo Europe Day agli inizi di maggio, ma l’invito è stato cancellato quando sono stati resi noti i nominativi dei membri di questa delegazione, tra cui spuntava Ben Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale e leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit, oggetto di varie critiche per i suoi atteggiamenti di incitamento alla violenza contro i palestinesi. L’UE ha giustificato la sua scelta dicendo “[…] non vogliamo offrire una piattaforma a qualcuno le cui opinioni contraddicono i valori rappresentati della UE“. Allo stesso modo, anche la società civile in giro per il mondo si è schierata a fianco dei palestinesi. Maggio ha visto lo svolgersi di una serie di manifestazioni pro-Palestina a Londra, Sydney, Melbourne e Parigi, ma anche Francoforte e Berlino, tutte al grido di “Free Palestine“. È evidente come la situazione tra Palestina e Israele nella prima metà di questo 2023 sembra aver preso una direzione poco rassicurante, con l’eventualità che episodi di violenza simili a quelli summenzionati non cessino nel corso dell’anno. Questa rinnovata violenza potrebbe ricondursi a elementi diversi, tra cui il fatto che il Governo israeliano sembra si stia spostando sempre più a destra e che questi scontri abbiano un carattere sempre più religioso – ne è un esempio la rilevanza della questione della sovranità sulla Spianata delle Moschee nel discorso ideologico di Hamas, che non ha mancato di citarla nelle sue ammonizioni verso Israele prima della Marcia della bandiera.

Alessia Mazzaferro

Immagine di copertina: Photo by hosny_salah is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • A causa della morte di Khader Adnan nelle carceri israeliane, il Jihad palestinese lancia una serie di missili su Israele ai quali quest’ultimo risponde con l’Operazione Scudo e freccia.
  • Israele permette le manifestazioni per il “Giorno della Bandiera”, creando nuove tensioni con la Palestina.
  • La comunità internazionale ammonisce Israele, ma si teme un anno di violenza.

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Alessia Mazzaferro
Alessia Mazzaferro

Classe ’97, radici calabresi e cuore napoletano. È infatti a Napoli che ho preso la laurea triennale in mediazione linguistica e culturale, dedicandomi allo studio della lingua araba. Alla fine di questo percorso ho deciso di inseguire la mia passione per le relazioni internazionali e, sempre all’università L’Orientale di Napoli, ho conseguito la magistrale in Relazioni ed Istituzioni dell’Asia e dell’Africa con curriculum Medio Oriente e Nord Africa. A termine del mio percorso universitario ho trascorso un periodo di tre mesi a Luxor, in Egitto, dove ho effettuato un tirocinio presso una scuola di lingue. Attualmente inseguo il mio sogno: diventare un analista geopolitico per professione.

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