In 3 sorsi – Al primo dibattito delle primarie del Partito Repubblicano, si sono presentati alcuni dei candidati. Vecchi e nuovi volti provano a convincere l’elettorato della loro validità.
1. L’ORGANIZZAZIONE E I PARTECIPANTI
Lo scorso 23 agosto a Milwaukee (Wisconsin) si è tenuto il primo dibattito tra i candidati del Partito Repubblicano in lizza per le prossime primarie. L’evento è stato trasmesso in diretta nazionale dall’emittente televisiva Fox News e moderato dai giornalisti Brett Baier e Martha McCallumm. Non vi hanno partecipato tutti i candidati, ma solo otto, tra cui il Governatore del North Dakota Doug Burgum, l’ex Governatore del New Jersey Chris Christie, l’attuale Governatore della Florida Ron De Santis, l’ex Ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley, l’ex Governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, l’ex vicepresidente Mike Pence, l’imprenditore Vivek Ramaswamy e infine il Senatore del South Carolina Tim Scott.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Gli otto candidati all’inizio del dibattito dopo aver presto postazione
2. TEMI E PERFORMANCE
In occasione di un dibattito di questo tipo, ciascun candidato presenta le proprie idee e programmi, chiede apertamente sostegno alla propria campagna, ma soprattutto ribadisce i motivi per cui è migliore degli avversari. Nei pochi secondi che avevano a disposizione per rispondere alle domande dei moderatori, i candidati si sono espressi sui temi più scottanti delle prossime presidenziali (lo stato attuale dell’economia, l’aborto, la competizione con la Cina, l’istruzione e altro). Ad eccezione del sostegno all’Ucraina e Trump, dal dibattito non sono emerse posizioni particolarmente differenti tra loro. In generale, tutti si sono dimostrati particolarmente preoccupati per la crisi economica che secondo il partito attanaglia il Paese (nonostante i dati non restituiscano un quadro pessimistico) e critici sia nei confronti dell’operato di Biden, sia nei confronti della cosiddetta cultura woke. Sul palco si sono distinti particolarmente Ramaswamy, che ha puntato molto sulla sua giovane età (38 anni), Haley, per la sua esperienza in politica estera e per la sua conoscenza delle dinamiche all’interno del Congresso (l’unica tra l’altro ad ammettere la gravità del cambiamento climatico), Pence e Christie, che più che per le loro idee si sono fatti notare per i continui attacchi a Ramaswamy. Lo stesso non può dirsi di De Santis, candidato favorito dopo Trump e astro nascente del GOP, il quale non ha risaltato per nulla a causa delle sue risposte evasive e della sua assenza durante le parti più accese del dibattito.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Haley durante uno dei suoi interventi al dibattito
3. THE ELEPHANT NOT IN THE ROOM
Nonostante sia in testa nella maggior parte dei sondaggi, Donald Trump non ha preso parte al dibattito. La stessa sera, l’ex Presidente ha preferito comparire in un’intervista registrata e poi postata dall’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson sul suo profilo X, il nuovo nome di Twitter. Sebbene non fosse presente, l’ex Presidente è stato oggetto di dibattito, e ciò rivela quanto sia ancora protagonista della scena politica repubblicana. Innanzitutto, quando è stato chiesto ai candidati se avessero intenzione di sostenerlo nonostante i processi in cui è coinvolto, tutti hanno alzato la mano, tranne Hutchinson e Christie. Anche Haley l’ha criticato apertamente per la gestione del debito durante la pandemia, definendolo un politico che tre quarti degli statunitensi non vorrebbe più. Alla domanda “Mike Pence ha fatto la cosa giusta a certificare il risultato delle elezioni nel 2021?” nessuno invece ha esitato nel rispondere sì. Ma il punto è un altro. Quando si è discusso di Trump, nessuno si è presentato come un’alternativa valida, né tantomeno desideroso di dominare il campo e sostituirlo. Sembrava quasi che tutti accettassero passivamente di correre per il secondo posto. Gli esiti dei processi in cui è coinvolto non sono ancora prevedibili, per cui non è possibile stabilire se potrà continuare la sua corsa per le presidenziali. È evidente però che la forte influenza del trumpismo sugli elettori lo sta facendo primeggiare nei sondaggi, rendendo difficile la corsa per gli altri. È complesso per i candidati fronteggiarlo se, nonostante tutto, Trump ha un seguito così ampio e attivo. Anche se i suoi avversari dovessero proporre delle politiche simili alle sue, la base elettorale preferirebbe comunque votare per l’originale e non per l’alternativa. Manca ancora molto alle prossime primarie, quindi è difficile stabilire già da ora effetti e risultati. Ciò che è certo è che gli altri candidati del GOP devono sbrigarsi a trovare il modo di far breccia nell’elettorato se intendono vincere, soprattutto se Trump all’improvviso non potesse più partecipare alla corsa.
Iolanda Cuomo
Immagine di copertina: “Republican Elephant – 3D Icon” by DonkeyHotey is licensed under CC BY