In 3 sorsi – L’India, che storicamente è vicina alla causa palestinese, vista come conseguenza diretta del colonialismo britannico, negli anni, grazie agli interessi comuni, ha intensificato significativamente il rapporto con Israele. Nell’attuale conflitto di Gaza il gigante asiatico si trova quindi a doversi destreggiare tra non scontentare Israele e gli alleati occidentali da un lato, e i partner arabi dall’altro.
1. ISRAELE, UN AMICO IMPORTANTISSIMO
I rapporti dell’India con Israele si sono intensificati dal momento in cui quest’ultimo ha fornito assistenza all’India in termini di intelligence e armi durante le guerre combattute contro il Pakistan.
Ma la vera svolta è arrivata con il Governo di Modi. Il giorno dell’attacco di Hamas, infatti, il Primo Ministro indiano ha scritto sui social media: “Sono profondamente scosso dalle notizie di attacchi terroristici in Israele. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alle vittime innocenti e alle loro famiglie. Solidarizziamo con Israele in queste ore difficili”.
Questa dichiarazione non era scontata, ma Modi ha voluto, in qualche modo, non creare crepe nei legami, piuttosto solidi, economici e politici che i due Paesi hanno costruito negli ultimi anni: Israele infatti non solo è il principale partner indiano per armamenti e tecnologia, ma assiste il Paese asiatico anche nella gestione delle risorse idriche e in campo agricolo.
Ma perché Modi vuole un rapporto così stretto con Israele? Ciò può essere dovuto anche all’ottimo rapporto tra i Primi Ministri dei rispettivi Paesi.
Per Azad Essa, infatti, autore di Patrie ostili: la nuova alleanza tra India e Israele, la vicinanza tra Modi e Netanyahu può essere imputata alla comune ideologia etno-nazionalistica e anti-musulmana portata avanti dai rispettivi Governi.
È importante anche ricordare che, nonostante abbia sostenuto la causa palestinese da sempre e abbia una enorme comunità musulmana, l’India ha anche una piccola comunità ebraica ed è ritenuto uno dei pochissimi Paesi al mondo a non aver conosciuto un vero e proprio movimento antisemita.
Fig. 1 – Manifestazione a Kolkata a sostegno della Palestina, 6 novembre 2023
2. INDIA, ISRAELE E IL MEDIO ORIENTE
Anche i cambiamenti geopolitici hanno giocato un ruolo nell’approccio indiano alla questione israelo-palestinese.
Uno di questi sono gli Accordi di Abramo del 2020, che hanno regolamentato le relazioni di Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein.
Questi accordi hanno portato a iniziative come il quadrilatero I2U2, tra Israele, India, USA e UAE, e la progettazione dell’IMEC, un corridoio che collegherà l’India all’Europa attraverso il Medio Oriente.
Questo corridoio geopolitico e infrastrutturale servirà sia per contrastare la Belt & Road Initiative cinese, sia per facilitare anche la stabilità mediorientale e la normalizzazione dei rapporti arabo-israeliani. In tale contesto partner chiave per l’India sono Israele e Arabia Saudita, che prima dell’attacco di Hamas si stavano muovendo verso un accordo di normalizzazione.
C’è anche da dire che nonostante in India risieda la più popolosa comunità musulmana al mondo (circa 200 milioni di persone), il Paese è unito nel condannare le azioni di Hamas e nel vedere negativamente l’organizzazione palestinese.
Fig. 2 – Il premier indiano Narendra Modi insieme al principe saudita Mohammed bin Salman, 11 settembre 2023
3. L’INDIA VUOLE L’EQUILIBRIO
Nonostante lo strettissimo rapporto con Israele l’India è comunque attenta a non assumere una posizione apertamente schierata nel conflitto israelo-palestinese.
New Delhi, infatti, continua a sostenere la soluzione dei due Stati alle Nazioni Unite, dove si è astenuta in una delle ultime risoluzioni, presentata dalla Giordania e da altri Paesi arabi, sulla tregua a Gaza.
Questa decisione di non schierarsi da parte dell’India mira a non inimicarsi i principali partner mediorientali che col proseguire del conflitto sono diventati sempre più critici delle azioni di Israele.
L’atteggiamento è conseguenza, infatti, degli intricati legami diplomatici dell’India sia con Israele che con la Palestina, e della sua necessità di essere sia alleato del mondo occidentale che dei Paesi del sud del mondo di cui Delhi vorrebbe essere guida.
Michela Giordano
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